Nel 2013 è proseguita la caduta dell’attività economica in Basilicata, a ritmi solo leggermente meno marcati che nel 2012. Secondo le stime di Unioncamere-Prometeia, il prodotto interno lordo è calato del 3,2 per cento (-3,5 nel 2012).
L’industria e le esportazioni
La produzione industriale si è ridotta in Basilicata del 7,7 per cento rispetto al 2012, in linea con le regioni meridionali e più inten-samente della media del paese.
La contrazione della produzione indu-striale, giunta al suo sesto anno consecu-tivo, si è attenuata rispetto al 2012 (l’anno scorso era stata del 9,5 per cento) in quasi tutti i settori, escluso il tessile e abbigliamento e il meccanico.
Le vendite all’estero delle im-prese lucane sono calate del 12,3 per cento, più che nel Mez-zogiorno e in Italia, anche in se-guito alla riconversione degli im-pianti nel settore dei mezzi di tra-sporto. Tale riconversione, per la rilevanza del settore nell’industria regionale, ha favorito una lieve ripresa degli investimenti, non ri-scontrabile peraltro negli altri comparti.
Per l’anno in corso le imprese industriali si attendono un miglioramento del quadro congiunturale, che dovrebbe beneficiare della ripresa produttiva dell’automotive sotto il profilo del fatturato e degli investimenti.
Le costruzioni e gli altri comparti
Il settore delle costruzioni ha risentito della perdurante debolezza del mercato immobiliare; le stime di Prometeia in-dicano una flessione del valore aggiun-to dell’8,0 per cento in termini reali rispetto all’anno precedente, minore di quella osservata nel 2012 (-12,1 per cento).
Le transazioni immobiliari si sono ridotte del 9,4 per cento su base annua, i prezzi del 4,8 per cento in termini reali.
Negli altri comparti si sono registrati andamenti negativi. Secondo le stime di Proo-meteia, il valore aggiunto dei servizi si sarebbe ridotto del 2,1 per cento. Fa eccezione il turismo, che ha visto crescere sia gli arrivi sia le presenze.
La spesa per beni durevoli delle famiglie lucane nel 2013 è diminuita dell’8,5 per cento (-10,5 nel 2012). Gli arrivi di turisti sono cresciuti per il sesto anno consecutivo (del 2,9 per cento).
Le estrazioni di idrocarburi in Basilicata
Le estrazioni di idrocarburi sono lievemente calate nel 2013. Secondo una nostra ana-lisi basata su dati censuari, lo sfruttamento dei giacimenti ha favorito un aumento del 5,8 per cento degli addetti all’industria e ai servizi nei comuni interessati dalle estra-zioni tra il 2001 e il 2011. Tuttavia, al netto del settore petrolifero, gli addetti all’industria sarebbero diminuiti negli stessi comuni più intensamente che nel resto della regione. Le imprese lucane operanti nell’indotto del petrolio hanno registrato negli anni duemila un andamento di ricavi e investimenti migliore delle altre imprese regionali.
Tra il 2001 e il 2012 i ricavi delle imprese nell’indotto del petrolio sono cresciuti in media d’anno dello 0,8 per cento (0,1 per il totale imprese nello stesso periodo), gli investimenti annui sono stati pari allo 0,2 per cento del fatturato. Tra il 2008 e il 2013 sono stati pagati alle Amministrazioni Locali lucane 815 milioni di euro a titolo di royalties. Nel 2012 le royalties incassate ammontavano al 5,6 per cento delle entrate totali della Regione. Compravendite e quotazioni delle abitazioni (migliaia di unità e indici, 2005=100)
(1) Transazioni in migliaia di unità. – (2) Quotazioni al netto dell’inflazione.
Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro ha continuato a risentire della debolezza dell’economia.
L’occupazione si è contratta nel 2013 del 2,6 per cento, meno che nel Mez-zogiorno e con un’attenuazione della caduta nella seconda parte dell’anno. Le richieste di Cassa integrazione guadagni (CIG) sono complessivamente diminuite del 21,5 per cento; tuttavia resta molto alta (16 per cento contro il 5 dell’Italia) la quota di lavoratori dell’industria che ha beneficiato della CIG. Il tasso di di-soccupazione si è portato al 15,2 per cento nella media del 2013. Continua ad aumentare il numero degli scoraggiati, cioè gli inattivi che desidererebbero lavo-rare ma non cercano lavoro perché pen-sano di non trovarlo. Dal 2008 questa categoria di non occupati è aumentata del 51,3 per cento.
L’emigrazione e l’invecchiamento della popolazione contribuiscono a limitare l’offerta di lavoro. Tra il 2001 e il 2011, gli anni dei due ultimi Censimenti, la Basilicata ha perso il 3,3 per cento della popo-lazione, un dato peggiore della media delle regioni italiane. In alcuni sistemi locali del lavoro il calo ha superato il 10 per cento e l’invecchiamento della popolazione è stato particolarmente rapido. Il censimento 2011 dell’industria e dei servizi I dati censuari mostrano un calo di addetti alle unità locali attive in Basilicata alla fine del 2011 rispetto al 2001 pari al 4,1 per cento, contro un aumento del 2,8 in Italia. La regione ha risenti-to negativamente di una specializzazione produttiva in settori meno dinamici a livello naziona-le (come le costruzioni e le attività connesse all’istruzione) ma soprattutto di una minore cre-scita anche a parità di settore. Le imprese lucane, al pari di quelle di altre regioni meridionali, presentano in media un grado di internazionalizzazione molto basso, hanno in prevalenza un mercato di riferimento limitato alla regione e per una quota elevata di esse la Pubblica Ammi-nistrazione è uno dei principali committenti. Tra i due censimenti sono cresciuti solo gli addetti alle istituzioni non profit, al terziario e, più debolmente all’industria non manifatturiera. La quota di imprese che dichiarano di operare sui mercati esteri è pari all’8,5 per cento, una percentuale inferiore sia a quella meridionale sia a quella nazionale (11,7 e 21,9 rispettivamen-te). Al contrario, sono relativamente numerose le imprese il cui mercato di riferimento non si estende oltre l’ambito della regione (63,2 per cento).
Nelle aree meglio collegate alle reti di trasporto e con centri più popolosi si sono registrate variazioni della popolazione meno sfavorevoli della media regionale; il sistema di Matera è stato l’unico a se-gnare un aumento della popolazione tra il 2001 e il 2011 (2,2 per cento).
Nostre stime indicano che solo la metà dei lucani laureatisi nel 2007 risiedeva in regione anche nel 2011 e meno del 30 per cento vi era occupato. Rispetto ad al-tre regioni, sono relativamente pochi i lucani che si laureano nell’università locale, che in varie discipline registra una qualità della ricerca superiore alla media del Mezzo-giorno, ma nel complesso inferiore alla media nazionale.
Il credito
Il finanziamento dell’economia regionale ha registrato un’ulteriore contrazione dei pre-stiti bancari ai residenti (-2,9 per cento) che ha risentito sia di una domanda di credito ancora debole sia di condizioni di offerta im-prontate alla prudenza. Per le famiglie sono calati sia i mutui per l’acquisto di abita-zioni sia il credito al consumo. Per le im-prese, il calo è stato più accentuato nel comparto delle costruzioni e per i finanzia-menti collegati alla gestione del portafoglio commerciale, anche a causa del debole andamento dei fatturati aziendali.
Il protrarsi della congiuntura sfavorevole ha influenzato la qualità del credito. I flussi di nuove sofferenze nel 2013 sono stati pari, nel complesso, al 4,0 per cento dei prestiti, e si sono con-centrati nel comparto manifatturiero.
L’incidenza delle altre partite deteriorate (incagli, crediti scaduti e prestiti ristrutturati) rispetto ai prestiti totali è rimasta sostan-zialmente invariata (intorno al 9 per cento).
Dal lato del risparmio finanziario, nel 2013 i depositi detenuti da famiglie e imprese hanno continuato ad aumen-tare, sebbene a tassi decresenti (3,9 per cento a fine 2013, dal 4,5 del 2012).
Il credito delle banche locali durante la crisi Sebbene la decelerazione dei prestiti abbia inte-ressato tutte le principali componenti del sistema bancario, tra il 2011 e il 2013 i prestiti erogati dalle banche locali hanno rallentato meno rispetto a quelli delle banche non locali. Negli anni della crisi, i prestiti delle banche locali alle imprese hanno registrato tassi di crescita superiori a quelli degli altri intermediari e la rischiosità del loro portafoglio crediti ha manifestato un’evoluzione lievemente più favorevole rispetto a quella degli altri intermediari. Il flusso di nuove sofferenze sui prestiti delle banche locali è aumentato dall’1,4 al 3,3 per cento tra il 2007 e il 2013, con un’accelerazione nel corso dell’ultimo anno. Nello stesso periodo, questo indicatore di rischio per le banche non locali è aumentato dall’1,5 al 5,2 per cento.
Gianni Rosa, consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale, commenta il rapporto “L’economia della Basilicata”.
Siamo stati amministrati, negli ultimi vent’anni, da incompetenti. Questa è la dura realtà che emerge dal rapporto ‘L’economia della Basilicata’ della Banca d’Italia che dipinge un quadro allarmante delle condizioni in cui versa la nostra Terra.
Le prospettive per i giovani sono inesistenti. Il conseguimento della laurea garantisce migliori possibilità lavorative, ma fuori Regione. La Basilicata invecchia sempre di più, lo spopolamento è più consistente nei Comuni in cui si estrae il petrolio. Le imprese sono abbandonate a loro stesse e l’unico presidio a tutela del lavoro sono gli ammortizzatori sociali.
Il sistema economico della Basilicata non è competitivo, ci dicono gli analisti: nel 2013 il PIL è calato del3,2%, la produttività industriale del 7,7% e la produzione industriale del 30%. Persino il Molise fa meglio.
Ma la cosa ancora più allarmante è che nulla si attua per rimediare a questa situazione. Nulla. Anzi, si persevera negli errori continuando ad investire in settori oramai saturi disperdendo, in questo modo, gli incentivi pubblici. Perché è ovvio: continuare a impiegare risorse pubbliche in settori che non hanno prospettive di sviluppo è come buttare i soldi al vento.
Servirebbe, invece, un piano straordinario per il lavoro, per il finanziamento delle imprese che aumenti la loro competitività e permetta una reale internazionalizzazione. Le risorse per attuare questo piano? Le royalties del petrolio.
Ma anche in questo campo chi ci governa dimostra una totale incapacità ed una completa sottomissione al Governo centrale. È notizia di ieri che il ‘rivoluzionario’ Pittella dice sì all’aumento della produzione di barili di greggio in cambio di aiuti allo sviluppo ed all’occupazione. Il Governatore vende la sua Terra per qualche spicciolo concesso dallo Stato.
Invece di chiedere, a parità di estrazioni, un aumento che porti le royalties a quelli mondiali, il Governatore dice: sfruttateci di più, facendo passare il depauperamento del nostro territorio, impostoci da Roma, come una vittoria.
E allora, non ci resta che constatare che, negli ultimi vent’anni, siamo stati amministrati da incompetenti e sperare che Pittella non cerchi di emulare i suoi predecessori ma pensi, per una volta, al bene dei Lucani.
Gianni Rosa, Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale