Csail in una nota prende atto atto che dopo anni di “sogni tranquilli” in cui ha consentito a compagnie e società petrolifere di poter utilizzare il territorio comunale a proprio piacimento, il Comune di Corleto Perticara vorrebbe mostrare i muscoli. Di seguito la nota integrale.
Prendiamo atto che dopo anni di “sogni tranquilli” consentendo a compagnie e società petrolifere di poter utilizzare il territorio comunale a proprio piacimento, il Comune di Corleto Perticara vorrebbe mostrare i muscoli. Usiamo il condizionale perché l’atteggiamento di difesa degli interessi della comunità locale è tutto ancora da dimostrare fermandosi, per ora, al ricorso in “carta bollata”. Il riferimento è alla vicenda della cosiddetta tassa sul pozzo che si vorrebbe imporre alla Total. A parte che esistono nel Paese esempi “concreti” di come gli Enti Locali sanno far valere gli interessi del proprio territorio – su tutti quello della Provincia di Ascoli Piceno che chiede sino a 19mila euro ad aziende che realizzano un pozzo, questa volta di acqua – se il Municipio di Corleto terrà ferma la sua linea potrebbe essere un precedente per l’elevato numero di richieste di permessi: ce ne sarebbero almeno una ventina e riguardano l’intero territorio lucano, dal Potentino alla provincia di Matera.
Le zone: si va da Montalbano a Senise; da Lagonegro a Spinoso, da Lauria a Brienza, da Abriola ad Atella, da San Fele ad Acerenza, a Genzano, Maschito, Palazzo San Gervasio, Venosa, Balvano, Baragiano, Pescopagano e via dicendo. Eppure i 39 pozzi oggi attivi in val d’Agri dai quali vengono pompati 90 mila barili al giorno di greggio e circa 3, 5 milioni di metri cubi di gas incidono per meno del 4 per centro sulla bilancia energetica del paese e rappresentano solo il 6 per cento del fabbisogno nazionale. Ma si potrebbe produrre di più, dicono i petrolieri. Perché in Basilicata, sostengono, ci sono molte aree ancora tutte da investigare. E di questi tempi, con il prezzo che è destinato a salire, e con le riserve occidentali in progressivo esaurimento, non c’è da star lì a immaginare scenari di energie alternative che incideranno, forse, tra decenni. Questo significa che la “tassa” su ogni pozzo – da non confondere con il piano di compensazione ambientale voluto dall’Eni con la formula di una mini-foresta per ogni pozzo perforato risolto in una beffa – potrebbe produrre abbastanza linfa vitale alle anemiche casse comunali.
Ad amministratori e tecnici del Comune di Corleto consigliamo però di mostrare insieme ai muscoli anche il cervello nel senso di definire una strategia complessiva che faccia di Tempa Rossa l’occasione di reale sviluppo per l’economia locale e di nuova e stabile occupazione. Quindi sbattere i pugni sui tavoli che contano per ottenere da subito l’assunzione di manodopera locale e l’impiego di piccole e medie imprese regionali.