Lo sconto energetico preannunciato dal Governo e rivolto alle Pmi non produrrà nessun beneficio per l’85% delle imprese e dei lavoratori autonomi perché il beneficio riguarda le utenze collegate con una potenza impiegata superiore a 16,5 Kw. Per avere un ordine di grandezza, una comune famiglia è collegata con una potenza impiegata di 3 Kw, ma per molte sale anche a 5 Kw. E’ quanto evidenzia in una nota Rete Imprese Italia della provincia di Potenza a cui aderiscono Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani, sottolineando che soprattutto in provincia di Potenza dove si produce greggio e gas “la situazione è ancor più insostenibile”. Alle tariffe si aggiunge il fenomeno degli ingenti conguagli sulle bollette, generati da una inefficace regolamentazione sulla misura che permane nonostante i numerosi reclami e gli interventi dell’Autorità.
L’attuale dibattito sulla bolletta 2.0 – a parere di Rete Imprese – rappresenta una seconda fonte di preoccupazione, in quanto il condivisibile obiettivo di semplificazione della lettura delle bollette non deve essere raggiunto a detrimento della completezza delle informazioni per l’utente finale che deve poter comprendere dalla fattura le quantità consumate e i prezzi applicati in modo distinto per i diversi servizi offerti e avendo adeguati strumenti di comparazione.
Tra i temi emersi nella relazione annuale dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, si è posta l’attenzione sul percorso di efficientamento dei mercati energetici all’ingrosso. Altrettanta attenzione, però, non si riscontra rispetto ai mercati retail, che ancora presentano rilevanti criticità che ostacolano il raggiungimento di una effettiva concorrenza, nonostante il processo di liberalizzazione. In proposito le associazioni che compongono R.E TE. Imprese Italia ribadiscono l’importanza del mantenimento del mercato di tutela nel settore elettrico anche per le PMI. Lo stesso Presidente dell’Autorità Bortoni, nella sua presentazione, ha evidenziato i benefici di questo regime, che non deve essere considerato una forma di concorrenza al mercato libero, quanto piuttosto uno strumento di trasparenza che aiuti i consumatori, incluse le PMI, ad adottare scelte più consapevoli.
La verità è che le piccole imprese pagano l’energia elettrica oltre il 68% in più della media europea. Solo Cipro registra una situazione peggiore della nostra. Poi il costo praticato nel nostro Paese è pari a circa 200 euro ogni 1.000 Kwh consumati. Solo Cipro ha una tariffa più elevata: 234 euro ogni 1.000 kwh consumati. Inoltre le piccole imprese italiane pagano il 61% in più delle grandi imprese: solo in Grecia (82,4%) si registra un differenziale più elevato.
Concludiamo sostenendo la priorità, espressa del resto dal Presidente Pittella, di non fermarci alla pur rilevante decisione di tenere le royalties fuori dal Patto di Stabilità ma di definire una strategia energetica che abbia un respiro di medio-lungo termine e che sia integrata con le scelte europee, in un’ottica di efficienza, sicurezza, sostenibilità e trasparenza dei mercati energetici.