GIU’ LE MANI DALLE PENSIONI DEI POLIZIOTTI
Affrontare la crisi economica e sociale in un Paese democratico sembra una politica condivisa per il bene della stabilità economica e dei cittadini. Ma quest’aspetto deve avvenire con il coinvolgimento di tutti ed attraverso una continua negoziazione tra il Governo e le parti sociali. Di fatti, esso è lo strumento di una democrazia che ci ha portato a festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Gli ultimi di questi nostri 150 anni di Repubblica fanno davvero rabbrividire per il divario tra Nord e Sud, considerando anche la volontà, di certe compagini politiche, che vogliono percorrere anche una separazione sociale che porta solo alla disgregazione delle comunità. È davvero profondo il malumore di questi giorni in cui si sta parlando di manovra finanziaria per affrontare la crisi economica e, puntualmente dal cilindro Governativo, la manovra economica parte dai ceti più deboli. Non si parla dei finanziamenti ai partiti, non si parla dei mega stipendi ai dirigenti d’azienda, non si parla degli oneri che percepiscono i parlamentari, si parla, di converso, prioritariamente sui come ridurre le pensioni ai pensionati. Si deduce che solo a questi si chiede sacrificio, ed è per questo che devo esternare tutto il diffuso malcontento della categoria dei poliziotti in servizio negli uffici di Polizia di tutta la Basilicata i quali con sommo rammarico apprendono che i loro emolumenti contrattuali non saranno rinnovati alle scadenze naturali. Di fronte a questi problemi del momento, gli Italiani ed i lavoratori hanno bisogno di ritrovare orgoglio e fiducia. Ai provvedimenti iniqui comprendenti nella manovra finanziaria, si aggiunge il malessere dei pensionati della Polizia di Sato i quali non si vedranno indicizzati il vitalizio pensionistico raggiunto dopo 40 anni di onorato e sacrificato lavoro per la difesa della sicurezza dei cittadini. Non si vuole riconoscere la specificità del lavoro come ad esempio il rischio che si corre nell’attività di difesa dell’ordine pubblico (vedasi quello che sta accadendo in Valle di Susa per la realizzazione della tratta Torino –Lione), e per questi lavoratori di polizia, soprattutto per i giovani appena arruolati, ancora non è stato avviato il provvedimento pensionistico integrativo tanto che rimane incerto il vitalizio da percepire all’atto della collocazione in quiescenza.
Si dovrebbe tirare la cinghia in presenza di una asserita crisi economica, ma è inspiegabile come in uno stato democratico non si voglia iniziare mai dai costi onerosi della politica, eliminare le troppe cariche per troppi livelli istituzionali e trattamenti economici sproporzionati, dalle nomine sub-istituzionali che sono serbatoi di ricoveri di persone nominate dalla politica e pagate dalla politica (come ad esempio delle nomine dei manager alle Direzione sanitarie ed agli Enti locali) e chi ne ha più ne metta. Si parla di crisi e nessuno affronta il problema delle spese delle missioni all’estero e la politica non affronta il problema delle abolizione delle province e dei finanziamenti ai partiti. Le misure adottate dal Governo sono insufficienti e non organiche ed occorrono misure coerenti e uniformi su tutto il territorio nazionale attraverso una legge quadro nazionale che preveda la determinazione da parte dello Stato dei livelli essenziali per la non autosufficienza ed attraverso degli indicatori di verifica sopperire alla copertura per l’erogazione e l’integrazione da affidare dalle Regioni alle categorie indifese.
Per finanziare la riforma fiscale, occorre reinvestire nello sviluppo, migliorare la gestione dei servizi pubblici nazionali e territoriali, è fondamentale ridurre la cattiva spesa pubblica. Bisogna contrastare sprechi ed inefficienze e tagliare i costi della politica e rendere più snella ed efficace la struttura istituzionale, più competitive ed efficaci le aziende e le economie sugli sprechi delle pubbliche amministrazioni vanno in misura significativa reinvestite per la qualità del servizio, l’incentivazione della produttività ed il riconoscimento del merito. Occorre stimolo all’economia che richiede sviluppo per la realizzazione delle infrastrutture e le opere pubbliche che sono prioritarie per il lavoro e per consentire ai ceti più deboli di costruirsi una casa in economia se consideriamo che da oltre decenni nel Capoluogo materano non si avviano le opere pubbliche e che invece assistiamo, a causa delle diatribe dei schieramenti politici, alle assegnazioni dei suoli alle cooperative che si intrecciano nei meandri della politica. Ma la politica ha provocato il malessere ed è il momento di guardare con imparzialità e risolvere i problemi di tutti. La riforma fiscale deve salvaguardare le famiglie bisognose ed i monoreddito. Le risorse vanno reperite con una lotta serrata all’evasione fiscale, riducendo significativamente l’elusione, e con una maggiore tassazione delle rendite e della speculazione, con l’incremento delle imposte sui consumi pregiati. Per questo malessere che serpeggia nella vita quotidiana dei cittadini e non solo nella categoria dei lavoratori di Polizia ma in ogni categoria di lavoratori si rischia davvero di non condurre una vita dignitosa; occorrono meno tasse alle famiglie con figli e monoreddito, meno sprechi e soprattutto lavoro per i giovani.
Lorenzo Creanza Consulta Pensionati Polizia – S.I.A.P.