L’Assemblea nazionale a Verona di Aiel- Associazione Italiana Energie Agroforestali, che aderisce alla Cia, sul tema “Modelli di sviluppo sostenibile del settore agroenergetico” e focalizzata su tre punti principali: termica da biomasse, wood mobilisation, mini cogenerazione, è stata l’occasione per fare il punto della situazione lucana e per rilanciare il Piano regionale e l’istituzione del Distretto regionale agroenergetico.
E proprio in occasione dell’Assemblea – riferisce una nota della Cia – Aiel ha siglato con il Gse un protocollo d’intesa finalizzato a sostenere i settori: dell’energia termica da biomasse agroforestali, della cogenerazione da biomasse e biogas, e dell’efficienza energetica attraverso i certificati bianchi applicati alle biomasse e alle attività agricole e forestali. Il documento, che ha validità triennale, nasce e si concretizza con lo scopo di avviare e realizzare attività mirate a sostenere lo sviluppo della filiera italiana delle energie rinnovabili e, in particolare, nei settori: dell’energia termica da biomasse agroforestali; della cogenerazione da biomasse e biogas; dello sviluppo dell’efficienza energetica attraverso lo strumento dei certificati bianchi applicato al settore delle biomasse e delle attività agricole e forestali. Il protocollo, inoltre, prevede la possibilità di concordare specifiche iniziative per promuovere la diffusione del meccanismo del Conto Termico e dei Titoli di Efficienza Energetica applicati al settore agro-energetico, nonché di promuovere e condividere studi e attività per contribuire allo sviluppo del settore agroenergetico e dell’efficienza energetica applicata alle attività agricole e forestali.
Per il direttore della Cia Luciano Sileo “nell’ambito degli obiettivi europei al 2020, l’agricoltura avrà una parte da protagonista con il 45% dell’energia “green” che verrà dalle campagne e dai boschi, ma a condizione che vengano attuate politiche chiare, mirate e lungimiranti e soprattutto finalizzate all’integrazione. Biomasse e biogas insieme hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale – evidenzia – ma rappresentano anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. E, soprattutto, puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica: i costi energetici incidono tra l’8 e il 12 per cento sui costi complessivi di un’azienda agricola, a cui va aggiunta una quota tra il 6 e il 10 per cento per i carburanti. Di qui la proposta della Cia della Basilicata di esonerare le imprese agricole che finalizzano la produzione di energia verde per autoconsumo. In particolare, per la Confederazione le attività di produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali dovrebbero essere meglio incentivate e i sostegni previsti sapientemente governati, attraverso la definizione del Piano regionale di agroenergia secondo la semplice proposta da attuare di un mini-impianto solare e/o di un mini-impianto eolico in ogni azienda. Si tratta inoltre di cogliere l’opportunità che viene dalle novità positive per la produzione di energia idroelettrica e dalle nuove tecnologie che consentono investimenti ridotti. Anche piccoli impianti a biomasse legnose e gassose e di geotermia sono facilmente realizzabili nelle aree rurali e al servizio primario dell’approvvigionamento energetico delle imprese agricole-zootecniche.
Per questo il Piano regionale deve puntare a favorire iniziative con produzione elettrica di media dimensione diffuse e non invasive del paesaggio e dell’ambiente, di autoconsumo e per compensazione/scambio dei fabbisogno energetici delle stesse aziende. Si tratta di progetti che non hanno bisogno di vettoriamento e di reti e, pertanto, sono di più facile attuazione. L’obiettivo centrale per la Cia della Basilicata è l’istituzione del Distretto regionale agroenergetico. E’ questo un modo per rendere competitive e a maggiore redditività il sistema delle Pmi, specie quelle agricole”.
Lug 01