Lavorare meno per lavorare tutti? Ne abbiamo parlato in pochi, un piccolo gruppo ma qualificato nella splendida cornice di Casa Cava il giovedì 10 sera, all’insegna del titolo: “Lavoro e crisi economica: il coraggio di pensarla diversamente …”. Sembrava una provocazione, un modo per attrarre pubblico. Il tutto per presentare il libro del ex segretario della Cisl Pierre Carniti che ha pubblicato con Altrimedia il testo “La Risacca. Il lavoro senza lavoro”, dove continua, con un ragionamento ponderato e complesso, a sostenere la tesi da lui a lungo argomentata, della necessità della redistribuzione dell’orario di lavoro, viste le profonde trasformazioni in corso nel mondo sul versante delle innovazioni tecnologiche e dei sistemi di produzione. Sembrava davvero che si trattasse più di “ingenuità” e non solo di “coraggio”, di un pensiero diverso.
Ma poi, solo qualche giorno dopo, su Repubblica del 14 luglio un lungo servizio dal titolo “Voglio una vita part-time”, rilancia la questione. E all’interno di un colloquio con nientedimeno che Larry Page, mitico fondatore di Google, si parla proprio della riduzione, e redistribuzione, dell’orario di lavoro come la principale, se non l’unica, prospettiva per il capitalismo malato dei nostri giorni. E l’intervista al noto sociologo Domenico Masi dice con nettezza che “Solo così il capitalismo può salvare se stesso”. E si ritorna a parlare del sindacalista Carniti, e della sua ostinazione a fa ragionar su questi termini. Quindi siamo nel cuore della discussione. Che a Matera abbiamo fatto in buona compagnia.
Le domande da cui si è partiti nel dibattito moderato da Vittorio Sammarco sono state quelle di sempre: Come ridare speranza ai giovani? Chi sente la precarietà del proprio posto di lavoro può legittimamente ipotizzare una svolta? Ma poi, in realtà, esiste ancora il mitico “posto di lavoro”? E il principio costituzionale della “giusta retribuzione” è ormai archeologia? Per non parlare dell’articolo 1 e del diritto/dovere al lavoro… Tutti temi che richiedono risposte alternative e non convenzionali, intelligenza e creatività, nessun cedimento alla pigrizia mentale di chi è convinto che non si possa fare altrimenti da ciò che le teorie tradizionali (dello Stato o del Mercato) hanno sempre consigliato di fare.
Le risposte, articolate e complesse, è difficile sintetizzare in poche battute: per Michele Plati, responsabile Sportello Mestieri di Matera, la questione di fondo (che poi emerge anche nell’articolo di Repubblica citato) è: ma chi paga? I pasti non sono gratis, e c’è sempre da chiedersi sulle spalle di chi graverebbe una rivoluzione del genere. Per Giovanni Serra, presidente della Cooperativa Dignità del lavoro di Cosenza, la rivoluzione si fa se passiamo da una logica dell’io, cioè dell’individualismo spinto di questi anni, ad una logica del “noi”, di comunità, di solidarietà, di collettività che è premessa necessaria per far passare riforme in cui tutti stiano un po’ meno bene ma a vantaggio dell’insieme. E poi Enzo Acito, presidente Confapi Matera, per il quale la spinta centrale deve provenire per forza da un rilancio della domanda di beni e servizi, per riprendere a crescere, magari in un quadro di ricerca e di innovazione per i quali l’Italia (e il sud in particolare) sono troppo in dietro. E infine, la necessità di sostenere l’informazione e della formazione, di cui ha parlato Vito Verrastro, responsabile di Lavoradio, un magazine radiofonico che ogni settimana raccoglie testimonianze e storie di chi si inventa strade nuove per trovare opportunità lavorative.
Ha confortato e (se vogliamo) anche un po’ sorpreso la presenza attiva e seria all’intero dibattito dell’assessore della Regione Basilicata alla Formazione, Cultura e Sport. Sorpreso: perché in questi tempi di politica dello show, di frequenti passerelle da toccata e fuga, l’ascolto duraturo, l’interlocuzione vera e ragionata con i relatori e il pubblico dell’assessore Raffaele Liberali è sembrata caratteristica di un altro mondo. Ma proprio per questo le sue parole, improntate alla concretezza di chi deve risolvere i problemi (ha citato le situazioni di crisi di alcune aziende Lucane che devono trovare risposte immediate e non possono attendere le trasformazioni culturali e economiche del futuro), sono risultate vere. La Regione Basilicata può fare molto ma la situazione di crisi che stiamo attraversando richiede risposte complesse e articolate che non sempre trovano il consenso di tutti. Ma questa terra, ha detto Liberali, ha delle risorse immense nella qualità stessa della sua gente, nel suo capitale sociale di base, che non può essere negato e soprattutto sprecate. Messaggio di speranza, uno tra i tanti con i quali si è voluto concludere la serata.
E di concretezza anche: perché al di là di ciò che si può pensare (nel dibattito le proposte carnitiane sono state commentate spesso con un certo velo di scetticismo), la ricchezza redistribuita (e non solo del denaro ma anche del lavoro), ha una sua “visionaria lungimiranza”. E lo dice Page, non solo Keynes, del quale gli economisti conoscono bene il ragionamento contenuto in “Le possibilità economiche dei nostri nipoti”. Uno dei leader indiscussi della Silicon Valley, che del mito del lavoro ha fatto una religione, ha ora il coraggio (lui sì) di dire: “lavorare meno per vivere meglio”. Bene, intanto discutiamone. Le soluzioni si troveranno.
L’iniziativa è stata inserita nell’ambito della rassegna Caviamo Cultura, in collaborazione con Consorzio Casa Cava e Onyx Jazz Club.
La risacca. Il lavoro senza lavoro
Autore: Pierre Carniti
Prefazione di Chiara Saraceno
Collana: Tempi moderni
Editore: Altrimedia Edizioni
Anno: 2013, Pagine: 158, www.altrimediaedizioni.com