In fase di audizione in Quarta Commissione, per spiegare la nostra strategia racchiusa nello slogan “microriforme per macrorisultati”, abbiamo insistito sulle connessioni tra la disapplicazione delle norme costitutive dell’assistenza sanitaria pubblica e i problemi più evidenti: Liste di attesa; Saldo di mobilità passiva; Bassa efficienza del sistema. Gli interrogativi che abbiamo posto ai commissari: Se non vi è equiparazione tra strutture pubbliche e private (entrambe accreditate), come possono contribuire queste ultime alla diminuzione delle liste
di attesa? Se non vi è una definizione dei fabbisogni fondata sull’epidemiologia, è possibile che vi sia un eccesso di risorse dove non necessarie e un’insufficienza dove invece ce ne vorrebbero, per cui le più alte liste d’attesa sono la conseguenza di questo errore? Ancora, se il censimento dei fabbisogni è fondato solo sui dati storici che esclude il contrasto al saldo passivo di mobilità interregionale, come è possibile aspettarsi che questo diventi positivo? Se non si organizza una offerta sanitaria attrattiva, fondata su patologie cosiddette sociali, su strutture ambulatoriali polifunzionali, su servizi “all in one”, su tecnologie scalabili, sulla connessione con le strutture ospedaliere, è giusto attendersi che la mobilità attiva aumenti fino a finanziare e giustificare le strutture esistenti?
Abbiamo inoltre rilevato che i costi di contenzioso sono aumentati, mentre il mancato inserimento delle strutture private accreditate nel CUP ha prodotto solo effetti negativi e la mancata
equiparazione ha complicato l’accesso dei pazienti, come accade per la mancata riconfigurazione dell’offerta ambulatoriale che ha bloccato gli itinerari di cura verso i nostri ospedali. In sintesi, l’assenza di integrazione tra strutture pubbliche e private ha penalizzato sistema e cittadini. Noi siamo disponibili a raccogliere la sfida del cambiamento e lo abbiamo dimostrato con il progetto di “Quattro Torri/strutture polifunzionali” da individuare nei territori limitrofi a Campania, Puglia e Calabria. Solo lo 0,20% del totale della produzione sanitaria di Puglia e Campania “intercettata” dalle strutture lucane trasformerebbe l’attuale saldo passivo in un saldo attivo per le casse della Regione di circa 200 milioni di euro. Come? Con i Pac organizzati per patologie sistemiche (diabete, ipertensione, menopausa, screening della tiroide, ecc.) e con una dotazione tecnologica e professionale organizzata in modo efficiente e moderno (imaging, laboratorio, Itc, ecc.). Le cosiddette “Quattro Torri” dovrebbero essere necessariamente delocalizzate rispetto al centro della regione ma restando strettamente connesse al sistema ospedaliero regionale e consentire l’appropriatezza del sistema offrendo servizi “all in day” (in un solo giorno) soprattutto di prevenzione per evitare i più costosi ricorsi al ricovero ospedaliero. Tra le altre caratteristiche individuate, l’appropriatezza di sistema, la versatilità delle possibilità di offerta sanitaria, la flessibilità rispetto al mutare dei bisogni epidemiologici, l’economicità delle prestazioni ambulatoriali complesse rispetto alle degenze, la connessione con il sistema ospedaliero.
Lug 24