Italia dei Valori ha presentato oggi alla Camera dei Deputati il disegno di legge per la vendita dei beni confiscati alla mafia: 80 miliardi, 1700 aziende e titoli di Stato che possono essere messi a disposizione della collettività, destinando questi soldi ad imprenditori onesti, al rafforzamento delle forze dell’ordine e per le bonifiche dei territori degradati dalle ecomafie. Lo riferisce una nota della segreteria regionale di IdV della Basilicata, rappresentata a Roma all’incontro da Maria Luisa Cantisani e precisando che il disegno di legge dell’Italia dei Valori nasce da un’iniziativa popolare e le firme di decine di migliaia di cittadini presentate a sostegno ne sono la prova. Una proposta condivisa e sottoscritta anche da alcuni parlamentari e tra questi, come primo firmatario c’è l’on. Andrea Vecchio di Scelta Civica, imprenditore siciliano impegnato nella lotta alla mafia e componente della Commissione Antimafia.
Il segretario nazionale dell’Idv Ignazio Messina ha affermato che “nell’ Italia degli inchini davanti alla casa dei boss, come è nuovamente accaduto in questi giorni a Palermo, bisogna combattere in maniera forte la mafia e lo Stato deve dare l’ esempio utilizzando i beni confiscati, volgendone il ricavato o l’utilizzo, al bene della collettività. Il nostro intento è sottolineare il valore enorme di questi beni, pari circa ad 80mld di euro ma il dato è incerto se si considera che manca un albo della registrazione, di cui noi proponiamo l’istituzione. Una volta fornito un database, si può procedere entro 90 giorni all’utilizzo dei beni richiesti da enti ed associazioni a fini sociali. Nel caso di mancata richiesta il bene si può rendere vendibile con un introito per le casse statali. Un altro aspetto importante riguarda la gestione delle aziende confiscate, che in Italia sono circa 1700 ed il dramma a cui noi vogliamo porre rimedio è che, tra il momento del sequestro e quello della confisca, falliscono, mettendo in difficoltà anche i lavoratori onesti. In un Paese che ha bisogno di risorse per rilanciare l’economia, trovo inopportuno che questo patrimonio, disponibile, sia lasciato giacente”.
Secondo i dati dell’Agenzia nazionale, che si riferiscono all’inizio dell’anno in corso, in Basilicata i beni confiscati in via definitiva sul nostro territorio sono 14 di cui 11 immobili e 3 aziende su un totale di 12.946 beni (11.238 immobili e 1.708 aziende). Degli 11 immobili 2 sono già dati in gestione, 7 sono destinati a consegna, 2 non ancora consegnati; delle tre aziende, invece, due sono in gestione ed una è uscita dalla fase di affidamento in gestione. L’ultimo sequestro in Basilicata di beni alla mafia risale al 25 gennaio scorso, riguarda una sala ricevimenti di Venosa che apparteneva alla cosca dei Mangione-Matera-Gigante, già sottoposta ad arresti a raffica alla fine delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e in attività anche in Basilicata.
Per la segreteria lucana di Idv “anche se l’insieme di immobili ed aziende confiscati in Basilicata rappresenta solo lo 0,11% del totale complessivo non si deve abbassare mai la guardia nel contrasto alla criminalità organizzata e tanto meno si può rinviare ulteriormente la riforma dell’Agenzia per i beni confiscati alla mafia attraverso un suo potenziamento che è il primo e decisivo passo per rilanciare il tema della confisca. Inoltre il neo Provveditorato Puglia-Basilicata-Calabria per l’Amministrazione Penitenziaria, con la soppressione di quello regionale lucano, che dovrebbe gestire ben 26 istituti penitenziari distribuiti su un territorio impervio e difficile anche sotto il profilo dei collegamenti non aiuta certamente nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata in generale”.
Lug 30