La Casa di Ortega sarà inaugurata domenica 28 settembre. Ad annunciarlo è il presidente di Zètema Raffaello De Ruggieri. Ubicata nei Sassi di Matera, la Casa di Ortega prende il nome dall’artista spagnolo fuggito dal regime franchista che fu ospitato proprio in questa residenza del Sasso Barisano. L’inaugurazione, prevista inizialmente il 3 luglio scorso, arriva nella fase decisiva per la candidatura di Matera a capitale europea della cultura nel 2019. I visitatori potranno ammirare all’interno degli ambienti anche una tela dipinta da Ortega che rappresenta le fasi drammatiche del golpe tentato e non riuscito il 23 febbraio 1981 dal tenente colonnello della Guardia Civile, Antonio Tejero. La tela, composta da tre pannelli di cinque metri per due, è stata donata alla Fondazione Zetema da una donna spagnola che si è interessata alla Casa di Ortega dopo aver appreso dai media del progetto di riqualificazione della residenza. All’inaugurazione partecipano il direttore generale di Banca Prossima Marco Morganti e i 70 finanziatori dell’opera coinvolti dall’istituto finanziario, che ha permesso di raccogliere la somma di 250 mila euro. La cifra complessiva destinata agli interventi è arrivata per il 26% dalla Basilicata mentre il restante 74% è frutto di donazioni private arrivate dall’Italia e dall’estero.
La Casa di Ortega, la storia dell’edificio presente nei Sassi di Matera
L’edificio storico interessato dal presente progetto, a seguito delle leggi di risanamento degli antichi rioni, fu svuotato dei suoi originari abitanti, abbandonato per oltre quarant’anni, reso un rudere pericolante, rimosso dalla memoria della comunità, ma non dalla sensibile attenzione del pittore spagnolo Josè Ortega, il quale la individuò come emblematico luogo della creatività artigianale e artistica.
Poiché apolide Ortega non potette acquistare la porzione privata dell’edificio e trovò nella totale disponibilità di Franco Palumbo il soggetto cui intestare l’immobile. La morte prematura di Ortega bloccò il progetto e anche l’ardimento di una proposta che sembrava oramai inattuabile.
Con la istituzione della Fondazione Zétema questa lontana idea è stata ripresa e, con il consenso della vedova e del figlio di Ortega, Franco Palumbo ha donato alla istituzione materana l’edificio, perché divenisse un luogo laboratoriale finalizzato alla creazione di un modello di azione culturale destinato a tradurre una nuova frontiera tra artigianato, arte e sviluppo. Questo processo intende ricomporre la divisione tra mondo dell’arte e mondo del lavoro, tipica della nostra società industriale, ma non delle antiche botteghe artigiane ove, tradizionalmente, arte e mestieri si fondevano.
Su tale principio innovatore poggia il progetto della “Casa di Ortega”, fortemente voluto da un gruppo di artigiani locali e da quanti, dentro e fuori la Fondazione Zétema, hanno offerto il loro prezioso contributo di idee e di competenze.
In sostanza la “Casa di Ortega”, ritornata ad essere luogo visibile perché fruibile, sarà volano di una organizzazione produttiva e mercantile al centro di uno straordinario “quartiere degli artieri”.
In questa area saranno ubicate le botteghe della migliore produzione dell’artigianato locale, attualmente in una fase di rilancio dopo il periodo di annientamento provocato anche dalla presenza della invasiva produzione manufatturiera dell’imbottito (produzione di salotti), che, negli ultimi anni, ha assorbito, neutralizzandole, le residue presenze artigianali del territorio.
Oggi la crisi di tale settore, soprattutto nelle giovani generazioni, ha imposto il ritorno alle antiche lavorazioni del tufo, della terracotta, della ceramica, della cartapesta, del vetro, del ferro, del legno, ecc., le quali troveranno nella “Casa di Ortega” un’inedita area espositiva, posta a ridosso delle rispettive botteghe, alla cui realizzazione, in Palazzo Gattini, la fondazione Zétema sta procedendo con l’utilizzo di fondi statali rinvenienti dalla quota dell’otto per mille dell’Irpef per l’anno 2010.
Questa proposta progettuale si innesta coerentemente con le strategie di sviluppo che il Comune di Matera ha delineato. Infatti, la città dei Sassi sta vivendo un momento drammatico per la perdita di migliaia di posti di lavoro a seguito della crisi manufatturiera, per cui sta orientando le sue linee di sviluppo e di occupazione proprio nel recupero di un ruolo specifico nei settori del turismo e della cultura. La candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019 è il momento conseguente di tale scelta programmatoria, finalizzata anche ad operare nuove produzioni e nuove occupazioni. Soprattutto oggi dopo che Matera ha brillantemente superato la prima difficile e critica selezione nazionale.
Il progetto della “Casa di Ortega”, quindi, è il frutto di una duplice strategia: esporre opere d’arte contemporanea in uno dei luoghi più antichi del mondo e realizzare un’inedita area espositiva della più qualificata produzione artigianale locale, oggi in una fase di obbligato rilancio.
Il filo conduttore del progetto parte dalle produzioni pittoriche del grande artista spagnolo realizzate a Matera negli anni 70, utilizzando tecniche e materiali dell’artigianato artistico locale. Nella ispirazione artistica, Ortega volle sublimare il prodotto artigianale più popolare e più emblematico della città dei Sassi: la cartapesta. Il suo sguardo incontrò infatti la duttilità e le pieghe ruvide della cartapesta intrise di colori popolari. In tal modo egli scoprì che quegli artigiani gli avevano svelato il “segreto tridimensionale” della pittura.
Fu lo stesso Ortega a proporre di non relegare le sue opere su nude pareti ma di farle vivere in ambienti organizzati dalla presenza di prodotti e di oggetti destinati alla fruizione quotidiana.
Nell’edificio, un tempo fortilizio longobardo, in una posizione dominante e di grande suggestione ambientale, saranno, quindi esposti i venti bassorilievi policromi in cartapesta (cm. 130×130) e i relativi calchi in gesso, donati dall’artista spagnolo agli amici materani, formanti le due serie narrative “Muerte y Nascimiento” e “Pasaron”.
La proposta intende realizzare un intervento di recupero esemplare di un’antica abitazione dei Sassi, organizzata come ambiente di vita, mediante l’uso di arredi tradizionali, attualizzati e resi funzionali alle esigenze dell’uomo contemporaneo. Più precisamente si punta a trasferire la cultura dei materiali e delle forme tradizionali nell’arredamento di una dimora moderna. Per questo, le antiche manualità sul tufo, sulla terracotta, sulla ceramica, sul vetro, sul legno, sul ferro, sulla cartapesta, sulla stoffa si esprimeranno in funzione di un loro uso concreto per l’arredamento dell’abitazione.
In tale prospettiva si realizza una simbiosi straordinaria tra la creazione dell’artista e le nuove produzioni dell’artigianato locale, capace di polarizzare un fecondo e rinnovato interesse. L’obiettivo è quello di recuperare il modello antico della capacità e della manualità artigiane per trasferirlo nella modernità. È la riscoperta di un legame tra identità e manualità, il recupero di competenze e di connessioni perdute, di abilità artigiane andate smarrite, tanto forti da trasformarsi in apprezzate produzioni artistiche.