“Non deve passare inosservato il piano triennale di prevenzione della corruzione 2014–2016 approvato dalla Giunta regionale di Basilicata in attuazione della Convenzione dell’Onu contro la corruzione e della legge regionale del 2012 per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”. E’ il commento della segreteria regionale di Italia dei Valori per la quale “è un primo importante passo avanti tenuto conto che sul piano della trasparenza e della legalità nella Pubblica Amministrazione c’è ancora molto da fare in Basilicata e in Italia”.
Per Alessandro Lelli, responsabile Laboratorio Economia di IdV “come tutti ormai sappiamo la corruzione in Italia è un cancro che mina alla radice qualsiasi tipo di crescita economica, che riduce sempre di più gli investimenti esteri in Italia e che molte volte spinge i nostri imprenditori a trasferire all’estero le loro attività economiche. E’ un cancro che fa salire i costi di produzione e riduce la competitività nazionale e internazionale, interviene a falsare la concorrenza leale tra aziende e, essendo purtroppo praticata ad ogni livello, arreca al Paese un danno calcolato in 60 miliardi all’anno. Esistono però modi per tentare almeno di combatterla e di porre un freno a questo malcostume che, pur esistendo anche in altri grandi Paesi ci vede, come molto spesso capita, in coda nella classifica di Transparency International. Anche quest’anno infatti l’Italia è bocciata in trasparenza. Lo dice il nuovo rapporto di Transparency International, l’associazione non governativa che a dicembre di ogni anno pubblica la graduatoria del Paesi del mondo sulla base della corruzione percepita. Nel 2013 la corruzione in Italia non è peggiorata, anzi è tornata ai livelli del 2011, ma il suo 69esimo posto in classifica, e i suoi 43 punti (su 100), la collocano ancora una volta in coda alla classifica dei paesi d’Europa e dei membri del G20. Tra i paesi del G20 l’Italia si colloca oltre la prima metà della lista, lasciando performance peggiori solo a Brasile, Cina, India, Argentina, Messico, Indonesia e Russia. Meglio di noi anche la Turchia e l’Arabia Saudita. Purtroppo l’anticorruzione attualmente non può sfruttare tutte le risorse offerte dall’ordinamento giuridico, dato che una delle sue gambe è nata ed è rimasta zoppa. Il legislatore ha già assunto l’impegno formale di curarla: si tratta soltanto di attuare questo impegno, facendone una cosa seria. La cura potrebbe avvenire in tempi rapidi, a costi irrilevanti per l’erario, e con benefici rilevanti per la legalità e la moralità pubblica. I cittadini non possono continuare a vivere di illusioni e di promesse legislative non mantenute”.
Ago 05