Il progetto del Governo di collocare in Borsa il 5% di Enel e il 4,3% di Eni detenuto dal Tesoro non è di per sé negativo ma è opportuno comprendere il contesto dell’iniziativa e per quanto riguarda Eni la “mission” affidata che riguarda direttamente le attività estrattive, di produzione e di ricerca in Basilicata: è quanto sostiene il segretario regionale della UIL lucana Carmine Vaccaro.
Intanto – aggiunge – l’operazione finanziaria rischia di essere nociva per i cittadini, se è finalizzata solo all’esigenza di far cassa e non è inserita in una politica energetica nazionale. Il Governo è l’azionista di riferimento dell’Eni, quindi chiediamo che svolga la sua funzione di azionista di riferimento e che faccia valutare bene all’Eni le conseguenze sociali ed economiche che una scelta di deindustrializzazione comporterebbe soprattutto per il Mezzogiorno dove le attività produttive sono ridotte al lumicino. E’ tempo – aggiunge il segretario UIL – di pensare alla definizione di nuove linee produttive di sfruttamento in loco dei derivati, con microinterventi nella “chimica fine” e dei nuovi materiali, delle bioplastiche, del farmaceutico e del biosanitario. Immaginiamo un data-center meridionale, il gemello di quello avviato dall’ENI a Pavia un anno fa mentre nei mesi scorsi è stato inaugurato a Porto Torres, in Sardegna, il primo impianto di chimica verde Matrìca, joint venture tra Versalis (Eni) e Novamont. L’avvio di questo progetto è la dimostrazione che la sostenibilità del mondo chimico è concreta e che la ricerca applicata può dare veri risultati di recupero industriale ed occupazionale. Un potenziale produttivo di questo pacchetto può arrivare a generare occupazione, da noi, sino a 2000/3000 unità, senza prendere per buona la “promessa” dei 25mila posti diffusa dal precedente manager Eni e dagli uomini di Assomineraria. Ma soprattutto continuiamo a credere nella opportunità di sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie per la produzione di energia geotermica a bassa temperatura, sfruttando le perforazioni del petrolio e del gas naturale e sperimentando i metodi e le tecnologie più idonee allo sfruttamento del giacimento termico alla profondità dei pozzi petroliferi di Basilicata. Dunque – conclude Vaccaro – introdurre ulteriori elementi di privatizzazione senza un’adeguata valorizzazione delle imprese pubbliche presenta molte ombre. Ed è per questa ragione che il Premier Renzi dovrebbe aprire un confronto proficuo con le organizzazioni sindacali sui temi della politica energetica e industriale”.
Ago 29