Per la Ola, Organizzazione lucana ambientalista, oltre allo “sblocca italia” del governo Renzi, la “petrolizzazione” del territorio regionale sta per essere attuata dallo “sblocca Basilicata” del governo regionale Pittella. Dopo il permesso “La Capriola”, in provincia di Matera, è infatti la volta dell’istanza di permesso di ricerca “Masseria La Rocca” (Medoilgas, Total e ENI) situata nel comune di Brindisi di Montagna, ove il TAR della Basilicata ha “sbloccato” le trivelle con una propria sentenza, la n.617 del 8/2014.
L’area è contigua al permesso di ricerca “Serra San Bernardo” che vede come titolari le stesse compagnie minerarie che vogliono realizzare il pozzo Montegrosso 2 ed estrarre, secondo progetti segreti 40mila barili al giorno, vicino al capoluogo di regione e alla Grancia di Brindisi di Montagna.
Lo “sblocca Basilicata” è il risultato dell’effetto combinato della “moratoria bluff” dell’ex presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, bocciata dalla Corte Costituzionale, e della la “risoluzione petrolifera” di Marcello Pittella che ha consegnato l’intero territorio lucano nelle mani delle compagnie minerarie.Lo “sblocca Basilicata” anticipa gli effetti ancora più devastanti di quelli del governo Renzi che ha dichiarato guerra alla Basilicata.
La sentenza del TAR Basilicata n. 617 del 8 Settembre 2014, sul ricorso numero di registro generale 470 del 2012 proposto dalla Medoilgas Italia S.p.A. e dalla Total E&P S.p.A., contro Regione Basilicata, in persona del Presidente della Giunta Regionale ha visto la stessa Regione non costituirsi in giudizio. Atto secondo la Ola igiustificato e grave, sintomatico della volontà dei vertici regionali di voler petrolizzare l’intero territorio regionale.
Il TAR ha quindi accolto il ricorso delle compagnie minerarie Medoilgas e Total intimando alla Regione di pronunciarsi, sia sull’istanza di proroga del permesso di ricerca del 27.7.2012, sia sul rilascio dell’intesa ex art. 29, comma 2, lett. l), D.Lg.vo n. 112/1998, in conformità all’Accordo sancito nella Conferenza Stato-Regioni del 24.4.2001, ai sensi degli artt. 91 e 92, comma 2, C.P.C, condannando inoltre la Regione Basilicata al pagamento in favore delle società ricorrenti delle spese di giudizio pari a 5.000 euro oltre IVA.
L’attacco frontale delle trivelle al territorio lucano questa volta non viene dal governo Renzi, ma dagli stessi apparati istituzionali regionali, colpevoli – secondo la Ola – di aver imbastito a tavolino un “meccanismo infernale” basato su atti amministrativi carenti e viziati, imputabili ad alcuni uffici regionali. Essi consentono oggi alle compagnie minerarie di ottenere, così come è avvenuto per l’eolico selvaggio, le autorizzazioni tramite ricorsi dagli esiti scontati alla Giustizia Amministrativa, con il ruolo della Regione Basilicata di “Ponzio Pilato”.
Oltre all’istanza Masseria La Rocca – denuncia la Ola – altre mancate intese, oggetto di analoghe possibili sentenze del TAR favorevoli alle compagnie minerarie, riguardano altre 5 (cinque) istanze. Esse sono: Satriano di Lucania, Anzi, Frusci (ENI), Grotte del Salice (Shell) e Palazzo San Gervasio (Aleanna Resources LLC).
Per la Ola si prefigura una situazione purtroppo nefasta che la nostra Organizzazione aveva già anticipato e denunciato due anni fa, allorquando l’ex giunta De Filippo attuava le premesse dello “sblocca trivelle” con la “moratoria bluff”, oggi portata a compimento dallo “sblocca Italia” di Renzi e dallo “sblocca Basilicata” di Pittella”.
La Ola si appella alle parte sana e sensibile della comunità lucana ed agli amministratori locali per una mobilitazione generale che coinvolga l’intera regione, destinata altrimenti a soccombere per diventare, grazie ad un vero proprio tradimento di una parte sua classe istituzionale regionale, in una servitù energetica in mano agli interessi delle compagnie minerarie.