Mariano Mele, Responsabile Ambiente GD Basilicata commenta la situazione di stallo che si è venuta a determinare per il decreto “Sblocca Italia”, che attende ancora la firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Di seguito la nota integrale.
Mele: “Lo sblocca Italia ci allarma, no ad un ipoteca sul nostro futuro”.
Avremmo preferito esprimere il nostro parere dopo aver letto il testo definitivo del decreto chiamato “Sblocca Italia”, ma considerando i tempi lunghi e incerti e visto che le indiscrezioni stanno animando il dibattito pubblico da giorni, abbiamo ritenuto opportuno esprimere una nostra posizione.
Siamo consapevoli dei ritardi e dei fraintendimenti con i quali la politica regionale ha affrontato per molto tempo il tema della gestione delle risorse petrolifere, e comprendiamo le necessità del governo centrale di tutelare l’approvvigionamento di idrocarburi in un quadro geopolitico segnato da profonde incertezze, ma non possiamo assistere in silenzio di fronte ad un’enorme ipoteca che potrebbe essere apposta sul futuro sociale ed economico della nostra Regione e sulla qualità della sua vivibilità.
La visione di sviluppo e la modalità di approccio contenuta nell’annunciato decreto avrebbero pesanti ricadute sull’immediato avvenire del nostro territorio e ci lasciano allarmati e contrariati. Non ci sembrano sufficienti le scarne contropartite che sono oggetto di trattativa sui tavoli romani, e non lo sarebbero nemmeno se l’esclusione dal conteggio del patto di stabilità riguardasse il totale delle royalties derivanti dalle estrazioni.
La Basilicata nel corso dei decenni ha dato, e continua a dare, il suo contributo in termini di concorso al fabbisogno energetico nazionale, un contributo enorme in proporzione alla sua popolazione che ad oggi ancora aspetta di vedere le giuste ricadute occupazionali e lavorative che le spetterebbero, e che non può essere spinto oltremisura se non si vuole danneggiare irrimediabilmente un ecosistema già duramente provato dalle estrazioni di idrocarburi.
Pensiamo sia nostro compito come rappresentati delle giovani generazioni far sentire la voce di chi nei prossimi decenni potrebbe pagare a caro prezzo certe scelte e che ha cuore il futuro non solo ideale ma anche materiale della propria terra.
Non possiamo accettare di consegnare una delega in bianco a questo e altri governi nazionali per lo sfruttamento del nostro territorio a tempo indeterminato, non possiamo condividere una visione che va contro il principio del rispetto delle autonomie locali, delle scelte partecipate e consapevoli, della non imposizioni di modelli economici. Una visione non in linea con un’idea equilibrata e possibile di sviluppo energetico che contempla l’utilizzo di più fonti energetiche con una progressiva diminuzione della dipendenza dai combustibili fossili.
La discussione e le decisioni sui giacimenti di idrocarburi vanno riportate su binari più consoni ad un Paese democratico, senza odiose imposizioni e senza ricatti. Se il testo del decreto dovesse essere confermato segnerebbe profondamente il volto della nostra Regione, a quel punto nessuna iniziativa deve essere esclusa nell’interesse della Basilicata.
Mariano Mele, Responsabile Ambiente GD Basilicata
A proposito di impugnativa della legge regionale e del decreto “sblocca Italia” che è bloccato riceviamo e pubblichiamo la nota di Filippo Massaro per conto di Csail.
Per ora di ufficiale c’è solo la più che ampiamente scontata impugnativa da parte del Governo della legge regionale (n. 17 dell’ 11 luglio scorso) che con il pretesto di “ Misure urgenti concernenti il patto di stabilità interno” rappresentava il tentativo “disperato” di tenere fuori le royalties del petrolio. Ma dalle ricostruzioni giornalistiche sul decreto “sblocca Italia” che contiene quello “sblocco energia” che ci riguarda da vicino e che non sarebbe ancora mai arrivato sulla scrivania del Presidente della Repubblica c’è una “lezione” che dovrebbe interessare anche il nostro Governatore “suffragato” da ampi consensi popolari. Secondo le fonti giornalistiche motivo del ritardo: la rivoluzione generazionale, politica e burocratica, ha determinato anche dilettantismo e velleitarismo. E così c’è chi scrive che “basterebbero 100-200 burocrati per far camminare il programma dell’esecutivo su piedi buoni e di buona lena. Invece non si distingue fra ”buoni” e ”cattivi” e neanche fra ”fedeli” e ”inaffidabili”. Tutto questo significa qualcosa anche per la Giunta Regionale che, a parte il comparto agricolo, non brilla per velocità di intervento. I consensi non sono mai in cassaforte se c’è qualcuno, all’interno della macchina burocratico-amministrativa, che rema contro o volutamente o per incapacità e soprattutto se la comunicazione istituzionale si limita a facebook.