Al fine di superare ritardi e risolvere i problemi che ostacolano un’effettiva gestione conservativa della fauna selvatica in Italia, Legambiente, Federcaccia, Arcicaccia e ANUMigratoristi hanno sottoscritto protocollo di lavoro triennale aperto alla sottoscrizione di altre eventuali associazioni. Naturalmente punto fondamentale del documento il tema dei danni all’agricoltura provocati da ungulati, soprattutto cinghiali, tema oggetto di una specifica audizione parlamentare domani 16 settembre.
Il protocollo evidenzia, infatti, come la gestione della fauna sia un tema molto importante, con le aziende agricole in prima linea nella conservazione degli agroecosistemi e nella difficile convivenza con la fauna selvatica. Oltre il 50% delle imprese agricole risiede infatti in siti di rete Natura 2000.
Sempre più insostenibile e costosa è, infatti, la convivenza sul territorio tra agricoltori e fauna selvatica, la cui consistenza numerica ha raggiunto livelli davvero preoccupanti, tali da non poter essere più tollerata, causando danni economici alle imprese agricole per un cifra stimata che supera, in Italia, i 100 milioni di Euro.
Anche in Basilicata il tema è molto sentito, e in testa alla lista delle specie più nocive ci sono sicuramente i cinghiali. È notizia degli ultimi giorni la distruzione da parte dei cinghiali di ben quattro ettari di mais in Val d’Agri.
Il Presidente Provinciale della Coldiretti di Potenza Teodoro Palermo auspica “procedure di prevenzione e di controllo della fauna più efficaci, risarcimenti più veloci (per i danni da lupo gli imprenditori attendono i rimborsi anche tre anni) e interventi a favore dell’agricoltura che da anni sta subendo ingiustamente le conseguenze di un’inefficiente gestione della tutela della fauna selvatica sul territorio. Occorre, per quanto riguarda i cinghiali, rafforzare l’azione dei selecontrollori, eventualmente integrandoli con altre unità appositamente formate, ampliare il periodo di caccia e soprattutto sollecitare l’avvio delle azioni di selecontrollo anche nelle aree parco. E’ evidente” conclude Palermo “che le imprese agricole non possono permettersi di avere perdite di reddito a causa della fauna selvatica e vanno sostenuti, se è vero che la tutela ambientale deve conciliarsi con l’esercizio dell’attività d’impresa”.
Altra finalità che si pongono le associazioni aderenti è di formare e valorizzare competenze individuali per la durevole gestione territoriale e conservativa del patrimonio faunistico da attuare attraverso differenti enti pubblici e privati, competenti in materia. Tra gli obiettivi anche l’organizzazione di un evento nazionale annuale e uno internazionale biennale per un confronto tra l’ esperienza italiana ed di altri paesi europei, in merito alla tutela e gestione della fauna selvatica. Importante la previsione di una banca dati nazionale sulla gestione della fauna selvatica e delle attività connesse costantemente aggiornata.
Set 15