Questa la verità del direttore generale del S. Carlo sulla vicenda della donna deceduta in cardiochirurgia. Lo ha dichiarato durante l’audizione in quarta Commissione cui hanno preso parte i direttori amministrativo e sanitario, Pedota e Mandarino.
Alla domanda diretta del consigliere Mollica la risposta di Maruggi non dà adito a dubbi: “Fino al 29 agosto, data in cui la notizia è apparsa sui media, la dirigenza del nosocomio potentino non aveva nessuna contezza dell’accaduto, anche perché nessun cardiochirurgo ne aveva parlato, tantomeno fatto menzione ad aggravamenti sopraggiunte nel corso dell’intervento”. Maruggi ha inteso, nel corso dei lavori della Commissione consiliare “Politica sociale”, presieduta dal consigliere Bradascio (Pp), fare un exursus sull’accaduto per meglio chiarire la situazione. “Il caso chirurgico – ha detto – risale al maggio 2013 ed è della fine dello stesso anno o, presumibilmente, dell’inizio del 2014 un esposto anonimo su quanto accaduto, non certamente ascrivibile ai familiari della donna. Di qui ha inizio una indagine da parte della Procura, di cui si hanno le prime emersioni nel marzo 2014. Nel frattempo, ripeto, la dirigenza dell’ospedale è rimasta all’oscuro di tutto, fino appunto alle dichiarazioni rese e registrate dal dr. Cavone”.
In apertura dei lavori, il consigliere Romaniello aveva spiegato che la sua richiesta di audizione in Commissione della dirigenza del S. Carlo “era partita dal clamore suscitato dal caso emerso sulla stampa ed è ancora finalizzata ad avere il quadro puntuale sulla situazione della cardiochirurgia che da anni (vi era già stato in merito un’altra audizione due anni orsono con l’allora neo-direttore Maruggi) soffre di una forte conflittualità al suo interno secondo quanto suffragato anche dalle valutazioni non positive del quotidiano “Il Sole 24 Ore” dell’epoca. Quindi – ha proseguito Romaniello – oggi è necessario, tanto più alla luce di un grave fatto, lungi dal volersi sostituire alla magistratura e senza alcuna pretesa inquisitoria, sapere cose è realmente accaduto in questi due anni, anche per verificare se si tratta di un caso o si è in presenza di una situazione simile a quella denunciata in precedenza. Se ciò fosse vero – ha concluso Romaniello – bisogna resettare la situazione per il bene del S. Carlo e dei cittadini lucani”.
Maruggi, nel rispondere al consigliere, ha esplicitato il perché della presentazione di un report riguardante i primi 30 mesi della sua dirigenza con un focus specifico riguardante l’unità operativa di cardiochirurgia. “Dopo aver stabilito avendone dato assicurazione anche in Commissione – ha detto – dell’avvio della procedura concorsuale per il direttore dell’unità di cardiochirurgia, fu nominato dal sottoscritto, senza alcuna interferenza esterna, nel febbraio del 2013, Nicola Marraudino, proveniente dal Policlinico di Bari, scelto tra una terna di nomi in virtù delle provate capacità professionali e di esperienza, e privilegiando, anche, la priorità legata all’essere autoctono (originario di Salandra), evitando la ricaduta su personaggi esotici pronti all’abbandono per altri lidi. La speranza era quella che riuscisse anche a dirimere i troppi dissidi all’interno dell’unità sanitaria. Purtroppo, la litigiosità non venne offuscata, rimanendo pressochè allo stesso livello. Una litigiosità – ha precisato Maruggi – ormai atavica e ben consolidata, frutto di frustrazioni e di aspettative inevase, dunque difficile da estirpare per ‘molti figli di Tesler’, laddove ci sarebbe bisogno di un assessment dell’organico con lo svecchiamento ed il miglioramento anche qualitativo. Marraudino, sicuramente, ha fatto crescere qualità e quantità delle prestazioni, ma poco ha inciso sul piano della organizzazione e della ottimizzazione del lavoro. Da sottolineare che la marginalità economica allora negativa, oggi è positiva, sintomo di una migliore salute del reparto, anche se non è certamente questo il dato più importante. Migliorata anche l’attrattività che ha contribuito in modo notevole a limitare la fuga di pazienti verso altre regioni. Dinanzi, comunque, alla endemica polemica dei cardiochirurghi con i vari primari succedutisi, fu decisa la nomina di un Commissione di audit (spesa complessiva 15mila euro), tre esperti caratterizzati dall’assoluta terzietà con l’incarico di fare una foto nitida della cardiochirurgia, per capire quale fosse il male oscuro e, soprattutto, quale doveva essere il futuro del dipartimento, un dipartimento border line che ha necessità, per raggiungere un bacino d’utenza di un milione di abitanti al proprio servizio, dell’ausilio delle regioni limitrofe. La Commissione ha presentato i risultati del reportage (un solo cardiochirurgo ha preferito sottrarsi all’indagine conoscitiva) il 6 agosto. Una serie di consigli, in primis quello di aprirsi alle strutture di eccellenza limitrofe, senza alcuna ottica colonialista, ma divenendo, tra l’altro, centro di chirurgia di alta complessità con la medicina robotica e l’introduzione della cosiddetta “scatola nera” nata a scopo didattico, ma preziosa in una sala operatoria”.
“Per quanto concerne il dipartimento di cardiochirurgia – ha continuato Maruggi – occorre puntare sul vivaio, giacchè abbiamo in loco buoni professionisti in grado di dare una spinta notevole alla crescita di una struttura sanitaria rinomata in tutto il Paese e che ora si trova a far fronte ad una grande emergenza, frutto di tanta speculazione capziosa e cattiva informazione. Per questo – ha comunicato il direttore generale – mi sto adoperando per le ricerca di uno e se possibile due nuove unità da inserire in un contesto possibilmente depurato da tante scorie obsolete. La barra va posta diritta sugli esiti con la giusta appropriatezza clinico-organizzativa. Dal 29 agosto la situazione in merito al gradimento nei confronti della struttura viene monitorata quotidianamente e c’è da rilevare che le maggiori perplessità riguardano i pazienti di fuori regione, mentre il lucano è molto più fiducioso, anche per un fatto indubbio di ‘vicinanza’. E’ chiaro che molto c’è da fare per riprendere le fila di un discorso che ci aveva messi in controtendenza dal punto di vista della qualità delle prestazioni rispetto agli altri ospedali e chiudere una fessura che si è aperta e rischia di provocare danni seri e molto pericolosi. Io sono preoccupato per il S. Carlo, noi tutti avevamo dato la nostra disponibilità all’abbandono, come da qualche parte ci era stato chiesto, abbiamo preferito rispondere alla sollecitazione del presidente Pittella di restare al nostro posto per diradare lo smarrimento che si legge negli occhi di pazienti ed operatori e, soprattutto, allontanando anche la sola idea che il contenzioso sanitario possa divenire ipertrofico. Quello che occorre – ha concluso Maruggi – è la possibilità di operare cogliendo le scelte più opportune circa la ‘bontà’ dei cardiochirurghi, avendo vita più semplice nelle tante controversie aperte con i dipendenti dei vari dipartimenti che contribuiscono in maniera sostanziale alla malasanità. In Italia è in corso una vera, non dichiarata ‘guerra sanitaria’ per l’acquisizione del paziente. Noi oltre che contrastare il momento critico dobbiamo fare in modo che ci vengano riconosciute le tante eccellenze, vedi reumatologia, di cui disponiamo e di cui abbiamo chiesto il riconoscimento quale Irccs”.
Al termine della seduta approvate dalla Commissione, all’unanimità, le richieste di iscrizione all’Albo regionale delle Associazioni e Federazioni dei Lucani all’Estero, dell’“Associazione Lucana Giuseppe Novello” con sede a Chivasso e dell’ “Associazione dei Lucani di Watford”.