“A poco più di due mesi dall’approvazione della legge sul “patto di stabilità interno”, torniamo a parlare in Consiglio Regionale del tema petrolio. Una parola non neutra, che nel lessico lucano incrocia altre espressioni importanti come sviluppo regionale, sostenibilità ambientale, salute dei cittadini, occupazione”.
Così il presidente della Regione, Marcello Pittella, ha esordito nella sua lunga e articolata relazione nella seduta del Consiglio regionale in cui si discute del cosiddetto decreto Sblocca Italia, approvato a fine agosto dal governo.
Il governatore si è soffermato sulla legge di stabilità approvata dal Consiglio regionale e impugnata dal governo lo scorso 11 settembre. “Sapevamo – ha detto Pittella – di muoverci su un terreno legislativamente impervio. Volevamo una risposta immediata sul tema patto di stabilità e l’abbiamo avuta, rendendo possibile l’apertura di una interlocuzione costruttiva e proficua con il governo Renzi. Senza quella necessaria “provocazione istituzionale” oggi non saremmo qui a discutere del Decreto Sblocca Italia, che rappresenta almeno una prima risposta alle esigenze impellenti poste dalla Regione Basilicata e che ci sta consentendo di recuperare quote aggiuntive di Patto”.
Il governatore ha ricordato, inoltre, le interlocuzioni avute tra giugno e luglio con il ministro Guidi e con il sottosegretario Vicari del Mise, attraverso le quali si è giunti alla condivisione di un percorso legislativo che porterà al superamento delle norme attuative dell’articolo 16 del decreto liberalizzazioni, “considerato quest’ultimo un tradimento dello spirito originario del Memorandum”.
“I rappresentanti del governo – ha proseguito Pittella – hanno ufficialmente dichiarato di fare proprie le richieste della Basilicata, portando il tetto massimo dei benefici a 250/300 milioni di euro l’anno, per un periodo di vent’anni. Mi aspetto che nelle prossime settimane si metta mano o a un emendamento da inserire nel Dl Sblocca Italia o a un nuovo provvedimento interministeriale, d’intesa con il Mise, sapendo che i benefici legati all’aumento della produttività della Concessione Val D’Agri, ora, e di quella di Tempa Rossa, domani, si potranno conteggiare solo di qui a qualche anno”.
A proposito dei previsti aumenti di estrazione Pittella, ha evidenziato che “il raddoppio delle estrazioni fa riferimento solo al rispetto delle intese sottoscritte con Eni nel 1998 e con Total nel 2006”, vale a dire 104 mila barili al giorno nel primo caso con la concessione “Val d’Agri” e 50 mila barili al giorno nel secondo con la concessione “Tempa Rossa”, cioè il doppio o quasi rispetto agli 80-85 mila di oggi.
“Naturalmente – ha spiegato il presidente – a noi non manca la visione di ciò che il Memorandum produrrà nei prossimi anni: un programma di sviluppo imperniato su quattro assi strategici come la prevenzione e tutela dell’ambiente e del territorio, l’incremento dell’accessibilità regionale, la creazione di nuova e qualificata occupazione attraverso il rilancio e il consolidamento del terziario avanzato e dell’industria di qualità a partire dalla chimica verde e, infine, un cluster nazionale e internazionale dell’energia, con la creazione del distretto energetico, la formazione energetica avanzata e un piano per una regione energeticamente sostenibile”.
Riferendosi, poi, al tema della card carburanti, Pittella ha aggiunto che “in questi ultimi due mesi abbiamo ottenuto alcuni risultati sicuramente importanti: lo sblocco dei fondi riferiti agli anni 2011 e 2012, a rischio perenzione, l’introduzione di un criterio di equità sociale, con l’assegnazione del beneficio secondo fasce di reddito personale, l’ampliamento della platea dei beneficiari a partire dall’annualità 2013 e il parere favorevole del governo ad una modifica legislativa che esclude dal novero delle regioni beneficiarie della card carburanti quelle aree del Paese in cui operano rigassificatori. In particolare, Veneto e Liguria”. “Naturalmente – ha detto ancora – rimane tutta aperta la ferita della mancata istituzione, con le royalties del 3 per cento della card benzina, di un fondo preordinato rivolto alla coesione sociale, da noi richiesto ed inizialmente inserito nel decreto”.
Infine la questione dei permessi autorizzativi. “Per quanto riguarda le estrazioni in terra ferma, il titolo concessorio unico a firma del Ministero dello sviluppo economico dovrà essere rilasciato d’intesa con la Regione territorialmente interessata. E questo è sicuramente – ha detto Pittella – un dato meritevole di essere sottolineato, perché tiene conto della posizione ferma ed intransigente manifestata dalle Regioni e in particolare dalla Basilicata. Naturalmente questo risultato, per quanto importante, non ci soddisfa”.
Parlando delle delicate relazioni tra Stato e Regioni determinate dallo Sblocca Italia, il presidente ha sottolineato che “non sfugge a nessuno che i contenuti del Decreto anticipano le modifiche del Titolo V della Costituzione. Sono del parere – e lo dirò in Conferenza delle Regioni – che sia opportuno ricondurre in un corretto alveo istituzionale il confronto sulle materie concorrenti, senza sottrarsi da un dibattito serrato in sede di Conferenza Stato Regioni sui temi posti dalla modifica del Titolo V e più complessivamente da una nuova stagione del regionalismo nel nostro Paese. Anche alla luce di queste considerazioni, ho già avuto modo più volte di ribadire che qualora l’azione concertata di Regione e parlamentari non producesse effetti sarebbe gioco forza sollevare l’eccezione di incostituzionalità dinanzi alla Suprema Corte”.
Nel riferirsi, inoltre, al tema del petrolio, che anima il dibattito politico e istituzionale, Pittella ha ribadito che “è una risorsa strategica per il Paese. E come tale ne dobbiamo discutere, salvaguardando l’interesse generale dell’Italia e quello della Basilicata, in un’ottica di compatibilità ambientale e di salvaguardia della salute dei cittadini e dell’ambiente, a partire dalla risorsa idrica. Questo per noi è un tema decisivo e non ci sottrarremo dal mettere in campo tutti i sistemi di controllo che possano dare garanzie sullo stato dell’ambiente e della salute dei cittadini lucani”.
Infine, il tema legato all’utilizzo virtuoso delle royalties, tanto da parte della Regione, quanto da parte dei Comuni: “Credo che vada avviata una seria riflessione, tenendo conto che i proventi dalle estrazioni sono serviti in gran parte (per almeno 100 milioni) a sopperire ai tagli di bilancio effettuati dallo Stato e, per la parte residua, a sostenere Università, Forestazione, Coesione sociale. L’idea intorno alla quale stiamo lavorando, e che ovviamente dovrà essere il frutto di un dibattito specifico in Consiglio regionale, dopo che la Giunta l’avrà meglio articolata e definita, è che le ulteriori entrate provenienti dal più efficiente sfruttamento delle estrazioni autorizzate nel 1998, confluiscano in un Fondo speciale per finanziare interventi in materia di lavoro, coesione sociale e innovazione, partendo da un grande piano di efficientamento energetico e di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Riportiamo di seguito l’intervento del Consigliere Gianni Rosa in merito al decreto “Sblocca Italia”. (Consiglio regionale del 23 settembre 2014)
Presidente, Colleghi,
“Sull’argomento petrolio voglio essere chiaro: io dico No allo strapotere delle multinazionali, dico No a nuove estrazioni, dico No a dover scegliere tra salute e sviluppo. E dico No all’utilizzo delle royalties per distribuire povertà.”
Sono parole sagge che io sottoscrivo in toto.
Ma non sono parole mie, Presidente Pittella. Sono sue. Le ha pronunciate poco più di un anno fa, era il 12 settembre 2013 e Lei si apprestava a ingaggiare la battaglia delle primarie contro il suo stesso partito.
Certo, oggi, vista la sua “accondiscendenza” nei confronti di chi vuole fare della nostra Terra un colabrodo, quelle parole le possiamo ascrivere al capitolo delle “frasi d’occorrenza”. Tuttavia mi sembra giusto partire proprio dalle Sue parole per dimostrare come l’1 a 0 sbandierato qualche settimana fa sia un bluff, una foglia di fico dietro cui nascondere un enorme insuccesso.
E il Suo discorso di oggi lo dimostra in pieno. Si rende conto che avremmo dovuto parlare dello “Sblocca Italia”, ma che Lei ha talmente tanto annacquato il discorso che è sembrato facesse una relazione storica sugli accordi petroliferi in Basilicata? Ha allontanato talmente tanto il Suo discorso dalla realtà delle cose che quasi, e sottolineo quasi, sembra che la Basilicata abbia conseguito chissà quanti successi in questi anni culminati con decreto “Sblocca Italia” che, invece, uccide l’autonomia della nostra Regione.
Comunque, Le dimostrerò, nel prosieguo del discorso, come le cose sono molto diverse da come Lei le ha dipinte qualche minuto fa.
Iniziamo con il “no allo strapotere delle multinazionali e no a nuove estrazioni”. Bene, Presidente, il decreto “Sblocca-Italia” varato dal Suo Segretario di partito nonchè Premier, Renzi, dà corso all’uso indiscriminato del nostro territorio da parte delle compagnie petrolifere con il prelievo illimitato del petrolio lucano.
Infatti l’art 36 del decreto 133 del 12 settembre 2014 sancisce il concetto “solo con più petrolio le royalties sono fuori dal patto” mentre l’articolo 38, sulla cui incostituzionalità mi concentrerò nel prosieguo, avoca al Governo la competenza in materia di rilascio della valutazione di impatto ambientale e quella concernente le concessioni per la ricerca e i permessi di coltivazione degli idrocarburi.
In sostanza, per usare un “tecnicismo lessicale” dal combinato disposto delle due norme si evince la chiara volontà di Renzi: “voglio il vostro petrolio e subito”. In questo senso, ha ragione, Presidente: lo “Sblocca Italia” ha creato un “tempo nuovo”. I dati sulla quantità di barili estratti ed estraibili dalla nostra Terra non sono più attuali, i Patti, il Memorandum e le Intese che Lei cita non sono più fonte certa. La palla passa in mano allo Stato ed è inutile che Lei faccia finta di non saperlo. La Regione non avrà più la sua centralità in questa materia se lo “Sblocca Italia” rimarrà così com’è.
In parole povere, la Regione non conterà più nulla in materia petrolifera. Il Governo potrà perforare dove e come vorrà e noi non potremo farci nulla. A tal proposito, poiché come termine ultimo per la conclusione dei procedimenti in corso è previsto il 31 dicembre 2014, chiedo che la Regione s’impegni a definirli entro tale data, magari dando parere negativo. Un ultimo sprazzo di autodeterminazione.
Ha detto “No a dover scegliere tra salute e sviluppo”. Bene, Presidente, a noi sembra proprio che non abbia scelto né l’una né l’altro. Il petrolio estratto sin ora ha inquinato, provocato danni alla salute e non ha prodotto ricchezza. È inutile, a tal proposito, snocciolare dati che sono notori a tutti. È inutile ricordare che un Registro tumori aggiornato al 2009 non rappresenta una base scientifica ma è solo una vergogna regionale.
Quando afferma che non si può dire che in Basilicata non vi sono stati controlli ambientali, mente sapendo di mentire. Le vorrei ricordare una cosa: solo a seguito di una mia conferenza stampa, nel 2011, in cui, dopo essermi recato personalmente sul posto per verificare direttamente, denunciai che l’Osservatorio ambientale della Val d’Agri era, con un solo dipendente addetto alla segreteria, una scatola vuota. Solo dopo le mie segnalazioni, l’allora Assessore Mazzocco stipulò una convenzione con alcuni tecnici del CNR. 13 anni di valutazione ambientale persi. Che fine abbiano fatto in quegli anni i contributi dell’ENI per la costituzione dell’Osservatorio lo sanno tutti: forestazione. E non dico altro.
Per quale motivo, poi, le nuove estrazioni dovrebbero incidere diversamente sulla salute e sullo sviluppo? In fondo, nel decreto e nelle parole di Renzi non vi è traccia di aumentare i controlli, di implementare i sistemi di prevenzione dei danni alla salute, di creare sviluppo. Non mi pare esistano, nel decreto, vincoli all’assunzione di Lucani da parte delle compagnie petrolifere.
Quanto al “No all’utilizzo delle royalties per distribuire povertà”, Presidente, qui si tratta di un vero e proprio autogoal. Anche solo guardando, senza andare troppo indietro nel tempo, alle voci che intende finanziare con i 50 milioni di euro esclusi dal patto di stabilità per il 2014, cioè pagamento mutui, fondazione città della pace, copes, forestazione, Consorzi di bonifica e Associazione regionale allevatori, si può sostenere che Lei continua a fare solo assistenzialismo. Niente sviluppo, nessuna crescita. Solo soldi dispensati qua e là.
Sarebbe forse ora di vincolare per legge le risorse delle royalties a destinazioni d’uso ben precise che guardino al reale sviluppo regionale, come contenuto nella nostra proposta.
Poi anche la carta carburanti, così come da voi immaginata, sarà uno strumento per elargire un po’ di denaro in forme di assistenzialismo che in questa Regione sono estremamente collaudate.
Tra l’altro, vorrei portare alla Sua attenzione che vincolare l’erogazione del bonus al reddito individuale non costituisce tutela dell’equità sociale, espressione che ama tanto. Mio figlio che è studente e, quindi, non ha reddito, percepirà la stessa cifra di un padre disoccupato.
Questo non vuol dire, Presidente, che noi siamo contrari a tutelare le fasce più deboli della società, ma, in questi casi, preferiremmo l’applicazione del detto cinese “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.”.
Questo dovrebbe fare la politica: fornire tutte le condizioni affinché tutti possano trovare lavoro e non aspettare il contentino del politico di turno. Ma del resto, questo è anche un modo per mantenere legati a sé gli elettori.
E, a proposito di contentino, cos’è se non uno zuccherino, elargito alla povera nostra Terra, il gruzzoletto di 50 milioni di euro che lo Stato ci consente di poter utilizzare al di fuori del patto di stabilità?
E questa piccola regalia la paghiamo a caro prezzo. Il decreto “Sblocca Italia” esautora la nostra competenza concorrente in materia di energia, violando l’articolo 117 della Costituzione, estromette gli enti locali da qualsiasi decisione, contrastando con l’articolo 118 della Costituzione, prevede un titolo concessorio unico sia per i permessi di ricerca che per le concessioni di coltivazione, contravvenendo al principio dell’articolo 42 della Costituzione.
In pratica, con le nuove norme, ed in particolare con l’articolo 37 del decreto, i procedimenti di autorizzazione di gasdotti i piani per la loro costruzione potranno costituire varianti ai piani regolatori, ai piani di bacino e di tutela delle acque, derogando alle norme comunali e regionali ed estromettendo del tutto gli Enti locali da ogni e qualsiasi decisione in merito, violando i principi di leale collaborazione e di sussidiarietà.
Ma v’è di più. Il titolo concessorio unico riunisce in un solo atto fasi che sono ontologicamente e giuridicamente differenti, riconosciute tali non solo da un regio decreto del 1927 ma persino dalla normativa europea: il permesso di ricerca, in cui non è ancora ravvisabile un interesse generale che permetta l’esproprio, poiché l’esistenza del giacimento non è ancora certa, e la concessione alla coltivazione che è successiva alla scoperta e che, proprio per questo motivo, giustifica la dichiarazione di pubblica utilità, il vincolo preordinato all’esproprio e la compressione del diritto di proprietà, costituzionalmente garantito dall’articolo 42.
In altre parole, con il titolo concessorio unico si ha un’anticipazione della dichiarazione di pubblica utilità e, quindi, del vincolo all’esproprio, in una fase anteriore al ritrovamento del giacimento petrolifero, che è il momento in cui la proprietà del sottosuolo passa dal privato allo Stato.
Vi è poi, come altro motivo d’incostituzionalità del decreto “sblocca Italia” le modalità con le quali è prevista la partecipazione delle Regioni al rilascio del titolo unico. Il procedimento per il suo rilascio sembra considerare l’intesa della Regione come un atto interno al procedimento amministrativo, poiché sembrerebbe richiedere che l’intesa venga rilasciata in conferenza di servizi.
In questo modo la Regione verrebbe considerata come una qualsiasi amministrazione che, nell’ambito di una conferenza di servizi, rilascia un’autorizzazione. L’intesa diventerebbe così un atto della conferenza di servizi e non più un atto autonomo regionale; sarebbe considerata un atto amministrativo e non più un atto politico.
Illuminanti a tal proposito sono le sentenze n. 383 del 2005 e n. 39 del 2013 della Corte Costituzionale. In particolare, in quest’ultima, si afferma che la Regione ha diritto di partecipare alle decisioni assunte in sede statale con l’intesa e che “il rilievo nazionale degli interessi …. non possa di per sé rendere legittimo il superamento dei limiti alla potestà legislativa dello Stato e delle Regioni fissati dal riparto costituzionale delle competenze.”. Competenze che questo decreto legge viola palesemente.
Così come viola l’articolo 120 della Costituzione, in quanto comprometterebbe “l’esercizio delle attribuzioni regionali nei casi di competenza non esclusiva, assegnando valore decisivo alla volontà di una sola parte con il conferimento di poteri sostitutivi, senza favorire la reiterazione delle trattative al fine di giungere all’intesa.”.
Come emerge chiaramente, Presidente, non abbiamo conseguito un successo, anzi, abbiamo subito una sconfitta su tutti i fronti. E questo, a nostro parere, è accaduto perché Lei è stato unicamente concentrato sullo sblocco delle royalties dalla gabbia del patto di stabilità e ha dimenticato che il problema del petrolio è più ampio e che, per vincere questa guerra, è necessario affrontare tutti gli aspetti della questione. Sono passati più di 15 anni dai protocolli d’intesa del 1998, oggi è il tempo di riaprire una nuova pagina del “petrolio lucano” riscrivendo completamente le varie intese sviluppatesi negli anni alla luce dell’esperienza acquisita.
Con lo Stato italiano e con le compagnie petrolifere bisogna avere il coraggio, nel caso di loro reticenza, di aprire un “contenzioso” politico, legale e popolare in difesa dei nostri territori, dei nostri cittadini, dei nostri interessi.
Ambiente, salute, lavoro, territorio. Non si può pensare di condurre battaglie sul petrolio senza tenere presente tutte queste cose.
Ci fa piacere che anche alcune sparute voci del Pd lo abbiano capito, finalmente. Non basta chiedere più royalties, senza programmare dei seri interventi di sviluppo. Non si possono concedere altre estrazioni senza pretendere maggiori controlli.
Le proposte di legge che abbiano presentato a giugno, e che ancora non sono state calendarizzate, non si sa per quale motivo, possono rappresentare una base per un progetto condiviso. È questa per noi l’opposizione costruttiva.
Abbiamo invitato tutti, più volte, a discuterne seriamente ma nessuno ha raccolto l’invito. Quindi, cogliamo l’occasione di questo Consiglio per rinnovarlo.
Leggetele, Colleghi. Leggetele e parliamone.
Del resto, negli ultimi giorni, si è capito che il Popolo lucano non vuole altre trivelle. E ciò a ragion veduta, Collega Cifarelli. Ha chiesto di sapere dove e quanto intendono trivellare? Ecco, giusto due dati: i nuovi permessi riguardano, tra l’altro, il Comune di Anzi, Muro Lucano, Palazzo San Gervasio, Pignola, San Fele; la Basilicata ha una superficie di 9.992 km2. I titoli minerari vigenti in Basilicata, tra permessi di ricerca, concessioni di coltivazione e di stoccaggio, sono 32 e coprono una superficie totale di 3.496,98, pari all’34,99% dell’intero territorio regionale. Le istanze, tra concessioni di coltivazione di giacimenti marginali e permessi di ricerca, già presentate e in corso di definizione, sono, al 31 maggio 2014, 19 e coprono una superficie di circa 4167,96 Km2 pari a poco più del 41% della Basilicata tutta . Senza parlare Per non parlare di cosa succederà quando verrà dato il via libera alle trivellazioni in mare.
I calcoli sono abbastanza semplici, se dovessero essere accettate tutte le nuove richieste, il 76% del territorio della Basilicata sarebbe coperto da pozzi petroliferi ed installazioni ad essi connessi. La Regione, già con il suo 35% attuale, detiene, rispetto al dato nazionale, il primato, in termini percentuale, per superficie interessata da concessioni di coltivazioni.
In quest’ottica il blocco delle estrazioni è più che giustificato. Ora, se è vero che non si può sperare che lo Stato, il quale, ricordiamo, è proprietario dei giacimenti sin dal loro ritrovamento, rinunci all’approvvigionamento energetico derivante dal petrolio lucano, è anche vero che non è detto che debba pretenderlo in tempi brevissimi e senza condizioni.
Da qui una moratoria sulle estrazioni, non a tempo indeterminato (come voleva fare De Filippo, incorrendo poi nella declaratoria di incostituzionalità) né prevista da una legge regionale (incostituzionale anche questa), ma per dieci anni e contenuta in una legge statale.
In questo modo si avrebbe anche il tempo di studiare l’ambiente e il territorio marcando i cosiddetti punti bianchi, ovvero quei dati iniziali che costituiscono il parametro di base per determinare i livelli di inquinamento.
Inoltre, considerare un successo lo sblocco di 50 milioni di euro dal vincolo del patto di stabilità è veramente riduttivo: sia chiaro a tutti i 50 milioni non sono risorse aggiuntive, ma rappresentano solo un ulteriore budget di denaro già in cassa per i pagamenti da effettuare.
Un successo sarebbe stato ottenere l’aumento della percentuale delle royalties, cosa che è prevista nel progetto di legge da noi presentato.
E ancora, non sarebbe il caso, anche in considerazione dei dati allarmanti sull’aumento dei tumori in Basilicata, di prevedere maggiori controlli?
Forse la tutela del Popolo lucano non viene prima di qualsiasi interesse delle multinazionali petrolifere?
Noi crediamo di sì. E crediamo anche che, in questa battaglia si debba essere uniti, senza protagonismi e senza egoismi di partito.
Pertanto Presidente e Colleghi vi invito ad approvare oggi un atto con il quale l’intero Consiglio regionale chieda al Parlamento Italiano:
– la cancellazione degli articoli 36, 37 e 38 del decreto n. 133 del 12 settembre 2014;
– la riscrittura delle regole dell’utilizzo delle royalties che maturano sulle attuali estrazioni fuori dal patto di stabilità senza condizioni, tranne per la loro destinazione;
– la nostra contrarietà all’incremento delle estrazioni.
Oltre evidentemente, nel caso di “ottusità” da parte del Governo italiano, la delega a Lei Presidente, ad iniziare l’azione legale per l’impugnativa del decreto n. 133 del 12 settembre 2014 per palese incostituzionalità.
Certo necessitano, oggi più che mai, chiarezza e coraggio.
Certo solo il nostro volere non è bastevole rispetto ai diktat del Parlamento ma sullo “sblocca Italia” è necessario che ognuno, per la propria parte, faccia, se così si può dire, “pressioni” sulle proprie rappresentanze politiche affinché venga riconosciuto il nostro diritto di tutelare e salvaguardare il nostro territorio, sicuramente nell’ambito dell’interesse nazionale, il quale, però, non può essere esercitato con “dispotismo” e a discapito della nostra Comunità.
Gianni Rosa, Consigliere e capogruppo Regione Basilicata Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
Decreto Sviluppo Italia, nota di Napol (Forza Italia)
“Lo “ Sbocca Italia” doveva rappresentare una grande occasione. Si è rivelata, al contrario, una grande delusione. Le royalties del 2013 soggiacciono ai vincoli imposti dal patto di stabilità. Quelle relative all’anno in corso, i 50 milioni, saranno oggetto di scorporo solo compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, previa decisione del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Economia. Quelle del triennio 2015-2018 saranno svincolati solo a seguito dell’incremento delle estrazioni petrolifere rispetto al 2013 e sempre nella misura indicata dallo Stato”.
Lo ha sostenuto il capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Michele Napoli per il quale “sarebbe sbagliato l’utilizzo delle royalties per misure di carattere assistenziale, che potrebbero essere sostenute attraverso il gettito riveniente dall’incremento dell’addizionale regionale Irpef, autonomamente disposto nel luglio scorso senza alcuna richiesta in tal senso da parte dello Stato. Le royalties dovranno utilizzarsi solo per investimenti, perché questa e’ l’unica strada per legittimare la presa di posizione assunta dal Consiglio regionale”.
Per Napoli “vi è un’altra verità che non può sottacersi: la scarsissima capacità di “moral suasion” che i protagonisti regionali e nazionali sono in grado di esercitare nei confronti del Governo. Probabilmente per quel vulnus rappresentato da una scarsa coesione, dai troppi ed eccessivi particolarismi o peggio ancora dall’inesistenza di comune visione di quel che la Basilicata deve rappresentare per la sua straordinaria valenza strategica, sotto il profilo geo-politico. Dal 1998 ad oggi la Basilicata ha dimostrato, nei fatti, di essere uno straordinario laboratorio di federalismo solidale in riferimento a due risorse fondamentali: l’acqua e il petrolio. Ha dato prova di una straordinaria capacità di contemperamento delle esigenze vitali del proprio territorio con gli interessi energetici del Paese. Lo ha fatto privilegiando la cultura del dialogo, rinunziando all’Aventino e alla contrapposizione frutto delle rivendicazioni assolute. Ma Cosa ha ricevuto in cambio? Poco, quasi nulla. E’ così perché, per dirla tutta, i rapporti con lo Stato non cominciano oggi ma con gli Accordi del 1998. Chi ci ha guadagnato e ci guadagna con il petrolio? Il prezzo della benzina e del gasolio “alla pompa” è determinato per il 56% dalle accise che vanno allo Stato. Una tassa occulta pagata allo Stato che dalla stessa ricava introiti rilevantissimi. Avere contezza di questi aspetti ci consente di comprendere come il decreto in questione, ”lo sblocca Italia”, riserva alla Basilicata solo briciole. Ancora una volta, purtroppo. Per di più incerte. E’ il dettato normativo, e quanto fatto registrare dal governo Renzi in questi mesi, a precisarlo. Nessun fatto a fronte di tantissime enunciazioni.
Da qui – ha detto Napoli – l’invito ad acquisire la consapevolezza che il binomio petrolio-sviluppo necessita di un approccio meno semplicistico, più problematico. Con una più attenta ponderazione dei diversi gradi di responsabilità in capo ai decisori istituzionali”.
Infine la sollecitazione al Governatore: “si adoperi, partendo dal partito che lei rappresenta, per costruire insieme un futuro diverso e migliore per la Basilicata. Il tempo per rimediare non è molto, ma c’è ancora!”.