Sabato 27 settembre 2014, alle ore 19.00, in Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG Museo Internazionale della Grafica – Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”- Atelier “Guido Strazza”, si inaugura la mostra dedicata a Louis Marcoussis (Varsavia, 1883 – Cusset, 1941) e Assadour (Beirut, 1943) , che continua il lavoro di informazione iniziato il 20 agosto 2011 con la storia della grafica europea e proseguito con le personali di Mirò, Degas, Renoir, Bonnard, Matisse, Dufy, Picasso, Calder, Ben Shann, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine e Bernard accompagnati, rispettivamente, dalla mostra di Renoir in poi, dalla presenza in controcanto di un artista italiano: Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Bucci, Perilli e Raphael.
Poiché il MIG convive con la Biblioteca, ogni incontro è all’insegna di “un libro, una mostra”. Questa volta tocca alla cartella Planches de Salut, edita nel 1931 dalle Éditions Jeanne Bucher e stampata da Roger Lacouriere, contenente una prefazione di Tristan Tzara, incisioni all’acquaforte e al bulino realizzate da Louis Marcoussis per illustrare le poesie di Apollinaire, Baudelaire, Rimbaud, Holderlin, Shakespeare, Dostoïewski, Tzara, De Nerval, Jouhandeau e tirate in 60 esemplari firmati dall’artista che riesce a mantenervi, costante, una leggerezza poetica e una sapienza di sensibili rapporti formali, di ritmi segreti che appartengono al mistero dell’universo.
Marcoussis, pseudonimo di Ludwig Casimir Markus (Varsavia1883 – Cusset 1941), fu un noto pittore ed incisore francese dì nascita polacca. Secondogenito di una famiglia di origine ebrea dedita alla produzione artigianale di tappeti, decise di iscriversi alla facoltà di legge di Varsavia, studi che lasciò ben presto per seguire i corsi di disegno all’Accademia di Belle Arti di Cracovia, grazie ai quali cominciò a lavorare come caricaturista per alcuni giornali satirici. Giunto a Parigi nel 1903 per continuare i suoi studi nel campo dell’arte, frequentò l’Accademia Julian dove fu allievo di Jules Lefebvre e divenne amico di Roger de La Fresnaye e del pittore francese Robert Lotiron (1886-1966). Nel 1905, al Salon d’Automne, fu presentato per la prima volta un suo dipinto, un paesaggio di chiaro stampo impressionista, e nei quindici anni successivi i suoi lavori furono esposti in altre importanti gallerie, in particolare al Salon des Indépendants e al Salon des Tuileries. Per arrotondare i suoi guadagni, continuò l’attività di caricaturista lavorando per importanti riviste parigine di umorismo e di moda, tra le quali Vie parisienne, Le Journal e Assiette au Beurre, diventando uno dei disegnatori più apprezzati dell’ambiente parigino. Nel 1910, nei caffé di Montmartre e Montparnasse, conobbe Braque, Picasso e Apollinaire, ne condivise le idee e le linee di ricerca pittorica e cominciò a sperimentare la tecnica cubista. Lavorò seguendo la tradizione del cubismo sintetico, realizzando anche una serie di dipinti su vetro per ottenere una maggiore purezza di espressione. In tutte le sue opere, infatti, che hanno come soggetto scene di vita quotidiana, strumenti musicali e paesaggi, Marcoussis si mantenne fedele ai principi architettonici del cubismo, apportandovi, specialmente dopo il 1920, una sua particolare sensibilità cromatica e mantenendo un approccio alla forma sempre leggibile, elementi che inducono a collocarlo nell’orbita di un cubismo più moderato. Da non dimenticare è inoltre la parentesi surrealista che ha caratterizzato la produzione degli ultimi anni della sua vita, subito dopo l’incontro e la collaborazione con l’artista spagnolo Joan Mirò. Di grande interesse è la sua opera grafica, alla quale si dedicò in maniera assidua a partire dagli anni Trenta. Notevoli sono i primi ritratti cubisti di Apollinaire (1912) e le opere ispirate alle sue poesie (Alcools, 1934), le Eaux-fortes théâtrales pour Monsieur Gémier (1933), l’Indicateur des chemins de cœur di Tzara, nonché Lingères légères e Aurélia di Éluard. Durante la seconda guerra mondiale, con l’arrivo delle truppe naziste a Parigi, Marcoussis si spostò a Cusset, presso Vichy. Qui realizzò le sue ultime opere, fra le quali una serie di puntesecche per Les Devins di Gaston Bachelard. Morì il 22 ottobre del 1941.
In controcanto, come è già avvenuto per Renoir – Gentilini, per Bonnard – Strazza, per Matisse – Accardi, per Dufy – Ciarrocchi, per Picasso – Consagra, per Calder – Melotti, per Pechstein – Bucci, per Zadkine – Perilli e per Bernard – Raphael, il MIG, mediante una selezione di 50 incisioni del corpus completo delle opere grafiche datate 1964 – 2014 di Assadour, viene messo in luce quanto la cultura europea sia stata importante per gli artisti degli altri continenti, compreso il paese d’origine dell’artista libanese naturalizzato francese. Assadour Bezdikian, meglio conosciuto con il suo primo nome, lasciò il Libano all’età di diciotto anni per iscriversi all’Accademia Pietro Vannucci di Perugia. Proseguì i suoi studi all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi, dove vive e lavora dal 1964, allievo di Coutaud. Nelle sue opere si dispiegano tutte le forme della geometria, piana e solida (quadrati, rettangoli, triangoli, cerchi, ellissi, piramidi), e accanto a loro stelle, pezzi di arcobaleno, metri, scale, labirinti, anfiteatri. Guardando più attentamente, ecco comparire lettere dell’alfabeto e numeri, scritte, punti e poche figure umane stilizzate, quasi come se fossero dei manichini disarticolati. Nulla sembra trovare un ordine apparente, il cosmo pare impazzito. Provare a svelare i nodi dell’universo misterioso di Assadour, sarebbe come contare i granelli di sabbia. La sua essenza è un enigma senza fine. L’artista, disseminando le sue opere di innumerevoli indizi, a volte identificabili e altre volte no, spinge la capacità di analisi dell’osservatore al limite. Riconosciuto un simbolo, inciampiamo in un altro che ancora una volta ci conduce verso un orizzonte sempre più sfuggevole e l’indovinello ricomincia. In questo universo magico, dentro questo vortice di segni e questa dispersione di oggetti, c’è l’amara constatazione di una disintegrazione del mondo, ma anche, in fondo, oltre il pessimismo, la speranza di un mondo diverso che vale la pena esplorare e abitare.
Assadour ha illustrato molti libri e pubblicazioni, tra cui L’Affaire Lemoine (Parigi, 1968-69), Frammento N’3 (Liechtenstein, 1972), La Vecchiaia Nevica (Milano, 1978), Ombre (Lussemburgo, 1976), L’Oiseleuse (Paris, 1978). Ha tenuto numerose mostre: a Parigi, alla Galerie La Pochade (1971), alla Galerie Sagot-le-Garrec (1977, 1983), alla Galerie du Dragon (1986) e alla Galerie Faris al FIAC (1986); a Roma, presso la Galleria L’Arco (1980) e la Galleria II Millennio e a Bruxelles presso la Galerie La Taille Douce (1972). Inoltre, in molte altre gallerie di Göteborg, Pesaro, Beirut, Trieste, Lione, Amsterdam, Bari, Firenze, Grenoble, Tokyo, Essen, Losanna, Metz, Colonia, Nagoya, Matera, Seoul, Reggio Emilia. La sua ultima antologica italiana è al Museo Fazzini di Assisi, nel 2008. Numerosi sono stati anche i riconoscimenti internazionali ricevuti: la medaglia d’oro alla Terza Biennale Internazionale della Grafica d’Arte (Firenze,1972); la Medaglia d’Argento alla Biennale Internationale de l’Estampe Epinal (Francia, 1973); il Primo Premio alla Biennale de Givet (1975), il Premio alla Biennale di stampa internazionale (Polonia,1980); la Menzione d’Onore alla Biennale di stampa Norwegian International, Frederikstad (Norvegia,1980), la Medaglia d’Onore al Male Formy Grafiki, Lodz (Polonia, 1981), al Museum of Modern Art Award di Lubiana, (Jugoslavia, 1983) e il Grand Prix des Arts de la Ville de Paris (1984), il Premio Ollivier nell’ambito del Prix Monte Carlo (1990) e il Prize of the ministry of art and culture alla Triennale di Majdanek in Polonia (1997 ). E’ noto in tutto il mondo per la sua attività di incisore e le sue opere sono nelle più importanti collezioni pubbliche e private.
Assadour, subito dopo l’inaugurazione, nell’”Atelier Guido Strazza”, racconterà come nasce un’incisione.
Le due mostre del MIG, attraverso le opere grafiche, i cataloghi e i film disponibili in Biblioteca, mettono in relazione il lavoro degli artisti con l’attività didattica che, mediante una serie di iniziative e laboratori, il MIG intende svolgere, dedicandola ai bambini e ai ragazzi dei paesi gravitanti nel Parco del Pollino e di quelli limitrofi.
Le mostre, patrocinate e sostenute dal Comune, dall’APT, dalla Pro Loco di Castronuovo Sant’Andrea e dall’Ente Parco Nazionale del Pollino, resteranno aperte fino al 6 dicembre 2014, tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 17 alle 20 (la mattina per appuntamento). L’ingresso è gratuito.