Le prescrizioni dell’Unmig sul Centro Olio di Viggiano.
Dopo il sopralluogo dell’assessore Berlinguer il Ministero impone a Eni di riprogettare l’impianto ed eliminare nell’immediato le cause delle fiammate, pena sanzioni
Il Centro Olio va riprogettato e adeguato, pena gravi sanzioni. Dopo il sopralluogo dell’assessore regionale all’Ambiente Aldo Berlinguer, l’Unmig ha appena adottato un provvedimento che impone all’Eni di mettere mano all’impianto con un obiettivo: salvaguardare la sicurezza e la qualità della vita dei lavoratori e dei cittadini.
“E’ quanto ci eravamo prefissati – dichiara Berlinguer – e siamo grati al Mise per aver prestato attenzione alla Basilicata. L’Eni adesso dovrà adeguarsi perché non si ripeta il preoccupante spettacolo delle fiammate che, nelle scorse settimane, tanta preoccupazione ha destato nella comunità della Val d’Agri”.
Sono due le prescrizioni dettate dall’Unmig, Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse del ministero dello Sviluppo economico, una in tempi medio-brevi e l’altra con un orizzonte più lontano.
La prima riguarda la questione delle fiammate. Eni viene chiamata dall’Unmig a trovare soluzioni rapide e contingenti volte a scongiurare nell’immediato ulteriori malfunzionamenti dell’impianto. Soluzioni che eliminino le cause dell’attivazione così frequente delle procedure di sicurezza che generano il fenomeno delle fiammate.
Eni dovrà poi – ed è la seconda richiesta di Unmig – riprogettare complessivamente l’impianto, obiettivo l’autonomia energetica. Alcuni recenti malfunzionamenti del Cova sono stati causati proprio da banali blackout. “E non è pensabile – commenta Berlinguer – che uno stabilimento come il Centro Olio vada in blocco per mancanza di energia elettrica”.
Nell’immediato, quindi, occorrerà far partire un terzo turbogeneratore. La rete elettrica nazionale rimarrebbe come “back up”, ossia come risorsa secondaria da utilizzare in caso di bisogno.
L’impianto diverrebbe così energeticamente autonomo.
“Vigileremo quindi costantemente, nei giorni a venire, affinché Eni trovi le soluzioni più rapide ed efficaci per l’adeguamento dell’impianto. Ma la sfida più importante – conclude l’assessore Berlinguer – è quella dell’adeguamento tecnologico dell’impianto. Non ci basta la sicurezza. Prima di parlare di nuove, maggiori estrazioni vogliamo che gli impianti vengano tecnologicamente ammodernati, onde minimizzare il più possibile l’impatto sull’ambiente. Prima l’ambiente e i cittadini, poi i benefici economici”.
Prinzi su sito Viggiano: non parteggio né per i falchi e né per le colombe di Confindustria
“Non parteggio né per i falchi e né per le colombe di Confindustria ma perché il Contratto di Sito che riguarda l’area industriale e petrolifera di Viggiano tuteli, in egual misura, lavoratori ed imprese locali”. E’ quanto afferma Vittorio Prinzi, già consigliere provinciale per il quale “la protesta di venti aziende dell’indotto Eni di Viggiano contro il presidente di Confindustria Somma va letta come ennesima testimonianza che la piccola e meda impresa locale senza misure in grado di offrire parità di condizioni per appalti ed affidamenti di servizi rispetto alle imprese extraregionali e aggiungo anche ulteriori condizioni di vantaggio rischia di scomparire facendo segnare un nuovo elemento negativo nella partita petrolio.
Non è più sottovalutabile che ci sono ditte che lamentano, da anni, difficoltà di rapporti con l’Eni, in particolare – continua – risultano alcune decine di piccole e medie aziende che hanno sede nel comprensorio della Val d’Agri o comunque in provincia di Potenza e hanno alle dipendenze, da sempre, lavoratori lucani. In mancanza del rinnovo dei contratti di servizio si rischia il licenziamento dei nostri operai, in gran parte qualificati, con l’arrivo da fuori regione di decine di lavoratori. Un’eventualità che è inaccettabile specie per la grave crisi occupazionale e nonostante la ricchezza petrolio”.
“La vicenda della Renco dovrebbe servire da lezione. Quanto al Distretto Energetico, la sua istituzione – continua Prinzi – non è più rinviabile se vogliamo cogliere tutte le grandi opportunità offerte dal Patto di Sistema specie in materia di subfornitura e produzione di materiali per le imprese che saranno impegnate nei lavori di ricerca ed estrazione. Nel distretto infatti troveranno posto nuove attività, specie per piccole e medie imprese e dell’artigianato di alta tecnologia anche per le fonti energetiche alternative (pannelli solari e impianti eolici) accrescendo il tessuto imprenditoriale e quindi l’occupazione”.
Per Prinzi “i primi impegni da richiedere al management dell’Eni e per le sue responsabilità al Ministero dello Sviluppo Economico riguardano la verifica dei livelli occupazionali e dell’affidamento delle commesse tenendo conto delle caratteristiche delle nostre piccole e medie imprese che non sono in condizione di reggere ulteriori incrementi salariali come meccanismi di competizione con grandi imprese. Si tratta dunque, di rilanciare l’azione sinergica Regione, Comuni, sindacati e lavoratori – continua – in modo da stanare il management Eni dalla posizione di ambiguità perché assuma la responsabilità che le deriva dall’utilizzo delle nostre risorse energetiche. La politica e le istituzioni – aggiunge Prinzi – sono chiamati ad uno sforzo maggiore del passato per concretizzare insieme alla proposta sindacale quella di Confindustria per il Patto di Sistema per la filiera del petrolio che però non può tagliare fuori il tessuto di pmi da noi essenziale”.