Il giornalista materano Vito Salinaro, impegnato nella redazione milanese dell’Avvenire, attraversa la Basilicata in un Press Tour dell’Apt e svela il suo “debole” per il Vulture-Melfese.
“Dieci anni fa quando rivelavo la mia origine lucana i colleghi collocavano Matera in Puglia, oggi sono loro stessi a coinvolgermi nella predisposizione di un itinerario per visitare la Basilicata, di cui conoscono tutto. Sanno dove andare e non cercano solo Matera, ma anche Pollino, litorale Ionico, Vulture-Melfese, perché questi tesori sono tutti collegati tra loro”. A parlare è Vito Salinaro, giornalista di Avvenire, nei giorni scorsi coinvolto in un Press Tour organizzato dall’Apt nell’ambito del progetto “Basilicata Sacra”, sul turismo religioso.
Materano doc, Salinaro ama sì la sua città natale – per la quale auspica “la vittoria come Capitale Europea della Cultura 2019, che sarebbe un traguardo straordinario per tutta la regione” – ma non nasconde anche “un debole” per il Vulture-Melfese, visitato da Venosa a Barile, fino a Ripacandida e Melfi. Proprio della città federiciana dice: “È una delle grandi capitali del Mezzogiorno d’Italia, per la storia, la capacità di aver attratto i concili, per essere diventata un crocevia di civiltà e culture attirando tra le sue mura papi e imperatori”. Come non restare affascinati, poi, “dal passato che parla agli uomini di oggi nella settimana santa del Vulture-Melfese, in particolare attraverso la sacra rappresentazione della Passione di Cristo a Barile”. “Trovo – riprende Salinaro – che tutto quello che si riesce a ricostruire il giorno del Venerdì Santo sia quanto di più geloso noi lucani dovremmo custodire, perché certi messaggi non parlano solo all’uomo religioso”. Quindi aggiunge: “Oggi la vera crisi non è solo economica, ma di spirito, e abbeverarci a quella cultura sedimentata e secolare, e alla trasmissione di valori che queste manifestazioni offrono, rappresenta un semaforo che regola l’esistenza nel caos di questi momenti”. Per il giornalista di Avvenire tutta la Basilicata ha una sua intimità: “Mentre ti avventuri all’interno dei nostri paesi ti accorgi che, pietra su pietra, è scolpito un passato che parla al mondo globalizzato, un passato stratificato, che tuttavia può ancora dare molto”.
Il suo mestiere lo ha portato e lo porta spesso lontano da casa eppure anche nelle realtà più distanti ha sempre sentito pulsare il cuore della sua terra. Così racconta: “Sono stato molte volte in Israele per lavoro e ho amato contemplare Gerusalemme di notte quando, dai minareti e dal vento che si insinua tra vicoli strettissimi e antichi, ritrovi quella suggestione storica, religiosa, sociologica e antropologica che si avverte anche a Matera. Il parallelismo con Gerusalemme riesco a distinguerlo nel silenzio che attraversa entrambe le realtà, un silenzio che parla, e dice tanto”.
In questa lettura della regione Salinaro è certo che della Basilicata “vadano riscoperti non solo i paesaggi della natura ma anche quelli dell’anima”, perché la nostra è una realtà “non più poco conosciuta, ma ancora in larga parte inesplorata, anche grazie al fatto che si sta puntando su una forte promozione, che sceglie spesso strade innovative, come quella del cinema”. Poi Vito Salinaro confida: “Nutro un minimo timore che è anche un auspicio: sarei soddisfatto se restasse ancora poco tempo per andare alla ricerca di una Basilicata ‘intatta’”. Sono certo – chiarisce – che presto questo territorio sarà meta sempre più ambita da turisti italiani e stranieri. A chi non lo ha ancora fatto, dunque, dico: affrettatevi a riscoprire la Matera che ‘fu’, così come tutte le altre suggestioni lucane”.