Riceviamo e pubblichiamo il contributo del “politologo” materano Franco Vespe.
Il mio silenzio di questi mesi era dovuto a sopraggiunta deprimente balbuzie. La balbuzie sopraggiunge quando in testa si hanno tante cose da dire e premono tutte insieme ostacolandosi prima di uscire dalla bocca, producendo così quella devastante intermittenza vocale. Tantissime cose ci sono da dire anche sulla base della lettura estiva fatta del libro della Mazzuccato sulla situazione odierna. Nel libro si parla del ruolo dello stato innovatore e cerca di dimostrare come le più grandi innovazioni con conseguenti enormi sviluppi industriali e commerciali si siano innescati in settori nei quali ci sono stati pesanti investimenti strategici da parte del pubblico. Guarda caso quasi tutte queste innovazioni si sono avute negli Stati Uniti. Perché ? Lì in quel paese il volano della ricerca e dell’innovazione alla fine è in mano al settore militare. Internet, il GPS, il radar, le tecnologie I-PAD, i microprocessori, le nanotecnologie, la cromo-quantistica, le stesse automobili, sono state tutte frutto di ricerche e tecnologie sviluppate in ambito militare con delle riuscite ricadute in campo civile tanto da giungere a creare distretti hi-tech come la Silicon Valley Californiana. La competizione militare ha fatto da detonatore di indovinate strategie pubbliche che hanno promosso innovazione e importanti ricadute in settori civili. E in Italia ? In Italia il dibattito è davvero deprimente. L’impressione è che i difetti dei vecchi ci hanno condotto alla catastrofe; mentre la veemenza arrembante dei giovani sta dimostrando di essere degna erede della generazione precedente. Noi eppure apparteniamo ad un paese che fino agli anni 50-60 è stata avanguardia nei processi di innovazione. Olivetti con i suoi primi computer portatili, Natta con la plastica e la chimica, Amaldi e Broglio per lo spazio, Ippolito per il nucleare, Mattei per il petrolio furono tutte persone di grandissima qualità, dei fervidi sognatori che seppero imprimere all’Italia ed alla sua economia un grande dinamismo e seppero indirizzare gli investimenti pubblici in settori davvero strategici. E’ tutt’altro automatico però che se l’Italia ed il nostro governo pensasse di fare degli investimenti strategici per promuovere innovazione, questi soldi poi siano investiti in maniera fruttuosa! La stessa Mazzuccato lo mette in conto. Da una parte siamo fortunati perché l’idea di fare investimenti strategici è lontanissimo dalla mente dei nostri giovani governanti (credono che basti solo usare la leva dei consumi distribuendo 80 euro sic.!), dall’altra “fortunatamente” l’Italia è così indebitata che non ha nemmeno un euro da poter sprecare per comprare un lecca-lecca. Allora qual è il vero problema e come poter ripartire? Come fare in modo che si possa rifornire con continuità la mucca da latte con buona biada a dirla con Piero Angela. Di ritorno da una riunione di lavoro in Olanda ho raccolto la lamentazione di un giovane e brillante ingegnere italiano che sta lavorando in Germania. Si lamentava di una cosa del quale chi scrive, triste uomo di tarda mezza età, si è sfinito nel ripeterle fino ad auto-annoiarsi! Lui viene dall’industria privata si badi bene! Si lamentava che nel corso della sua carriera (e posso testimoniare che la persona è davvero di grande qualità!) gli era stata tagliata la strada da capi e persone che forti della loro arrogante incompetenza, hanno distrutto esperienze, know how, entusiasmo di team davvero creativi che erano stati la ricchezza di quell’impresa. Lamentava di filosofi messi a capo di unità tecnico- scientifiche, quasi orgogliosi di balbettare la materia di avrebbero dovuto essere competenti!! Nella mia esperienza professionale nel pubblico ormai è regola diffusa imbattersi in “filosofi” messi a capo di settori ultra tecnologici. E che dire della nostra Agrobios che, dopo il suo “creatore” Michele Cascino (politico si ma aveva anche competenze tecniche nel settore!), ha avuto amministratori “filosofi” di riporto dalla politica (persone, che certamente stra-meritano la mia stima..ma che non erano stati messi certamente al posto giusto!). E se avessero consegnato l’ente dando carta bianca ad un luccicante amministratore scacchista, uno dei massimi esperti internazionali in materia di bio-tecnologie, dotato fra l’altro di una straordinaria intelligenza politica, sarebbe finita in quel modo Agrobios ? Certamente no! Avrebbe portato innovazione e ricchezza aggiuntiva al nostro territorio! Il vero problema in Italia è che mettiamo le persone sbagliate al posto sbagliato!!! Gli investimenti, pubblici o privati che siano, per fruttare adeguatamente, devono sapersi incrociare con Il capitale umano. Quest’ultimo non solo va promosso e curato, ma ha bisogno di essere valorizzato al massimo mettendolo in condizione di poter essere impiegato nelle cabine di regia perchè dispieghi la sua creatività, eserciti in pienezza il potere del “saper fare”. Così non è ahime! Negli enti governativi, così come, a quanto pare, nell’industria privata, prevalgono altre dinamiche ed imperversano qualità come l’aggressività arrembante, l’ignorante arroganza, la mellifluità del faccendiere, l’arte scivolosa di compiacere il potente. Insomma dilaga l’esercizio del potere per il potere che con potente geometria sta perpetrando il genocidio del “saper fare” qui nel nostro paese. Ma così ci stiamo auto-condannando a non avere futuro!
Francesco Vespe