44% pensionati vive in condizioni di semipovertà.
Questo in sintesi il quadro che è emerso dal rapporto sul potere di acquisto delle pensioni dal titolo “Politiche fiscali, indicizzazione e progressivo impoverimento delle pensioni” realizzato dal CUPLA, Centro Unitario Pensionati Lavoro Autonomo, in collaborazione con il CER, Centro Europa Ricerche, presentato il 24 settembre scorso al Teatro Quirino di Roma, dove ha partecipato una nutrita rappresentanza dell’Associazione Nazionale Pensionati Coldiretti. L’aumento delle addizionali locali e il mancato recupero del drenaggio fiscale hanno ridotto notevolmente il potere di acquisto soprattutto per i 7,4 milioni di pensionati ed il 44% del totale vivono in semipovertà con una pensione inferiore a mille euro lordi mensili. L’impoverimento dei pensionati, si legge nel rapporto, non è stato causato solo da un effetto del crescente peso del fisco ma ha contributo anche il meccanismo di adeguamento annuale del valore delle pensioni all’inflazione, che non ha protetto né le pensioni di importo basso né quelle di importo medio e alto.
L’area del disagio, evidenzia il rapporto del CER, cresce innanzitutto tra i pensionati più poveri in quanto, per il solo effetto del prelievo fiscale, le pensioni più basse hanno subito una perdita di potere d’acquisto del 4 per cento e pertanto le pensioni più povere si collocano oggi oltre tre punti percentuali al di sotto della soglia di povertà assoluta.
“Il perdurare di questo particolare momento di crisi economica” ha affermato Leonardo Gorgoglione, Presidente Regionale dei Pensionati Coldiretti commentando il Rapporto del CER “sta mettendo a dura prova questa enorme fascia di cittadini che si sente abbandonata a se stessa: è necessario che le Istituzioni tengano in debito conto le esigenze di questi pensionati ed in particolare delle persone anziane non autosufficienti e facciano in modo che ad esse possano essere assicurate adeguate prestazioni economiche, socio-sanitarie ed assistenziali, oggi particolarmente necessarie e di vitale importanza”.
Semplici, poche ed essenziali sono state le proposte avanzate dal Comitato Unitario Pensionati il 24 settembre scorso al Governo Nazionale, miranti a:
– portare l’adeguamento graduale dei trattamenti minimi di pensione al 40 per cento del reddito medio nazionale, cioè da 500 a 650 euro mensili come ci chiede, del resto, la carta sociale europea;
– prestare maggiore attenzione al meccanismo di indicizzazione per difendere le pensioni;
– concedere la riduzione del cuneo fiscale prevista per i soli lavoratori dipendenti con retribuzione mensile fino a 1.500 euro, che hanno recuperato 80 euro mensili, deve essere estesa anche ai pensionati a partire dalle fasce più basse di reddito;
– prevedere detrazioni ai fini del pagamento della Tasi per gli anziani che abitano soli nella casa di proprietà ed abbiano redditi al di sotto del doppio del trattamento minimo (13.000 euro) se singoli o del triplo del trattamento minimo (19.500 euro) se in coppia e di escludere dall’imposta gli anziani non autosufficienti o ricoverati in case di riposo.
Nel condividere tali proposte, Gorgoglione ricorda che “la situazione dei pensionati, delle persone non autosufficienti e delle fasce più deboli della nostra realtà regionale è ancora più critica. C’è bisogno di una maggiore attenzione da parte del Governo Regionale. I pensionati della nostra Regione” ha concluso Gorgoglione “hanno il diritto di vivere una vita dignitosa e serena ed è necessario che a livello regionale si adotti una linea più attenta ed incisiva a favore degli anziani, monitorando i loro problemi, le loro necessità, i loro bisogni, le aspettative degli stessi ed adottando conseguenti provvedimenti legislativi in loro favore”.
Ott 02