L’avvocato materano Carmine Ruggi ha inviato una nota alla nostra redazione per commentare la sospensione da sindaco di Napoli di Luigi De Magistris, già magistrato salito alla ribalta delle cronache nazionali per le inchieste giudiziare Why Not e Toghe Lucane.
Di seguito la nota integrale.
De Magistris: una vittima del Legislatore frettoloso.
Il Prof. Giovanni LEONE, insigne giurista e docente di diritto penale dell’Università di Napoli, ammoniva i suoi allievi di diffidare dei Giudici e del Legislatori frettolosi nell’esercizio delle rispettive funzioni, soprattutto, quando sono sottoposti alle sollecitazione di moralisti di piazza.
La recente sospensione dall’incarico del Sindaco di Napoli, a seguito della condanna penale di primo grado, è la diretta conseguenza del predetto modo di operare del Parlamento italiano nell’esercizio del delicato compito legislativo.
Il moralismo sollecitatorio del Governo MONTI, infatti pur nella sostanza coerente con la denunciata precarietà morale della rappresentanza politica, ha indotto il Parlamento a produrre, senza dovuta ponderazione, la imperfetta legge Severino.
La citata legge, nata per “sanzionare” la non candidabilità ovvero la decadenza dalla rappresentanza politica di personaggi attinti da gravi reati di natura corruttiva ed estorsiva, conclamati da “sentenze definitive”, sull’onda emotiva sollevata dalla popolare rivolta morale nei confronti del ceto politico, ha, per eccesso terapeutico, finito per annoverare anche situazioni accusatorie di diversa natura, per altro non certificate da alcuna sentenza definitiva del giudice.
L’illogicità politica (nel senso greco del termine di “questione attinente alla comunità/popolo”) della c. d. Legge Severino sta nel fatto di aver sanzionato, in via preventiva, con la “sospensione” dalla carica, rilevanti rappresentanti politici a seguito di una condanna di primo grado, affatto certificativa dell’assunto reato attribuito all’imputato.
Contro ogni logica razionale, prima che giuridica, sono attuate gravissime limitazioni all’attività della rappresentanza democratica, senza alcuna certezza della presupposta veridicità delle accuse mosse al politico colpito dal provvedimento sospensivo. In tal modo si vanifica la sovranità popolare e con essa l’esercizio dei poteri democratici, mediante la surrettizia azione penale priva di definitività e certezza, oltre a vanificare la valenza del voto popolare, su cui si fonda il regime democratico.
Non sfugge, anche ai meno “attrezzati” in scienze giuridiche, che il disposto della citata legge, nella parte in cui dispone la “sospensione di diritto” del delegato popolare dalle sue funzioni rappresentative senza una sentenza definitiva, costituisce una palese violazione dell’art. 27, comma 1°, della nostra Costituzione.
Il caso De Magistris, sospeso dall’alta rappresentanza popolare della Città di Napoli, per fatti privi di correlazione tra il reato contestato, attinente alla pregressa sua attività di magistrato e l’ azione politica di Sindaco, è palesemente frutto di un’attività legislativa costituzionalmente deviante dall’interesse democratico, con i conseguenti effetti distorsivi rispetto ai fini perseguiti dalla Legge Severino, indubbiamente tesa a tutelare la comunità nazionale dalla invasiva corruzione politica, quando definitivamente accertata, mediante sentenza inappellabile.
L’osservanza della legge vigente è imprescindibile.
Il problema politico della Legge Severino, invece, resta evidente in tutta la sua macroscopica discrasia con il fine predetto, posto che l’art. 11, disponendo la sospensione della rappresentanza democratica per accuse estranee all’attività politica e non definitivamente accertate dal Giudice, costituisce un’eclatante devianza dall’interesse democratico. Un Parlamento consapevole avrebbe certamente impedito, in itinere, una simile normativa, incoerente con uno Stato di Diritto.
L’accusa di abuso di atti di ufficio, quale quella attribuita a De Magistris, reato per sua natura altamente opinabile, almeno fino a sentenza definitiva, è una forte tentazione di rivalsa per l’avversario politico, spesso perseguita con progettato tecnicismo.
Gli errori e i guasti di un Legislatore frettoloso meritano la dovuta censura da parte dell’opinione pubblica, soprattutto da parte del cittadino-elettore. Tuttavia, una presa immediata di coscienza del Parlamento per rimediare con una legge correttiva a simili distorsioni, sarebbe auspicabile non solo per il rispetto dei diritti di libertà dei singoli, ma soprattutto per affermare la tutela della rappresentanza democratica dall’imbarbarimento della vita politica.
Carmine Ruggi