“La classe politica e dirigente continua a sottovalutare il fenomeno emigrazione nonostante, soprattutto per una regione con una popolazione limitata come la nostra, rappresenti un ulteriore colpo demografico e la perdita di energie intellettuali e giovanili che quasi mai rientrano a casa”. E’ il commento di Giuseppe Potenza, segretario regionale DC-Libertas ai risultati del IX Rapporto Italiani nel Mondo 2014 della Fondazione Migrantes, presentato ieri a Roma.
“La Basilicata, che conta ben 117.885 cittadini iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) e per la maggior parte emigrati da lungo tempo, registra la tendenza – riferisce il segretario DC-Libertas – diffusa in tutto il Mezzogiorno con una ripresa ad andare via alimentata dalla grave crisi e mancanza di lavoro. A riprova della sottovalutazione ci sono le teorie del sottosegretario agli Esteri, Mario Giro per il quale “oggi chi emigra non parte definitivamente come una volta, come facevano i nostri nonni, perché coloro che si spostano non perdono il contatto con la famiglia e si sentono sempre a casa grazie alle nuove tecnologie”. Dunque basta internet e meglio ancora skype per tenere vicini i nostri figli. Ed è sempre il rappresentante del Governo Renzi a rifiutare i termini “fuga” e “fuga di cervelli” preferendo chiamare il fenomeno una “scelta di opportunità”. Al contrario – dice Potenza – noi non ci rassegniamo a quella che il Governo vorrebbe far passare per un’occasione per migliorare la propria vita (specie per i giovani) e continuiamo a credere che sia possibile creare le condizioni per far restare nei propri paesi di origine chi non ha ancora un lavoro. Deve essere però questo un impegno più consapevole anche del Governo Regionale, delle forze sociali ed imprenditoriali. Serve un segnale di ottimismo tenuto conto che dal prossimo anno la Regione Basilicata dovrà gestire centinaia di milioni di euro di fondi strutturali europei. Ancora una volta la migliore “lezione” vene dalla chiesa e in questo caso da Monsignor Gian Carlo Perego : “l’ emigrazione deve essere un criterio di lettura della nostra contemporaneità”.