Il 15 ottobre si celebra la “Giornata mondiale della donna rurale” e nel Metapontino è in corso quel lavoro intenso che coniuga abilità artigianali, applicazione delle avanzate conoscenze scientifiche dell’agricoltura e soprattutto la cura delicatamente femminea che caratterizza la fase del trapianto della fragola Candonga.
Nei campi estesi, puliti e ordinati, attraversati da sentieri simmetrici che infondono l’armonia tipica della “terra ben coltivata”, la manodopera specializzata è impegnata da ora e fino alla raccolta che inizierà a gennaio e terminerà a giugno; in mezzo, tutte le fasi intermedie seguite dai tecnici.
“Le piantine a radice nuda (la così detta pianta fresca, ndr), arrivano dai vivai Planasa e sono distribuite seguendo un preciso ordine cronologico dalla Planitalia”, ha detto Dino Marchitelli agronomo Planitalia. Che ha aggiunto: “Con i produttori viene definito il calendario delle consegne, le piantine essendo a radice nuda devono essere trapiantate immediatamente, l’azione da una parte esige manualità e precisione, dall’altra tempestività. Le piante, infatti, non possono sostare a lungo sulle baulature perché le radiazioni solari potrebbero compromettere i livelli di umidità di cui le stesse necessitano per radicarsi. Inoltre devono essere poste in maniera tale che la terra aderisca perfettamente al colletto e siano evitati ingressi indesiderati di aria che potrebbero compromettere lo sviluppo radicale”.
Marchitelli ha poi spiegato: “ Altro aspetto importantissimo è quello che riguarda l’umidità che deve essere assicurata alle piantine, per fare questo si utilizzano moderni impianti d’irrigazione (MiniSpring, ndr) che somministrano acqua dosata in base alle condizioni meteo. Infine, dopo la messa a dimora delle piante, queste resteranno scoperte fino ai primi di novembre. Anche la scelta tempistica relativa alla copertura con film plastici è determinante ai fini del successo della raccolta, la pianta se esposta a lungo al freddo potrebbe andare incontro all’arresto vegetativo che comprometterebbe la resa della campagna con ripercussioni di natura economica”.
Carmela Suriano, in occasione della “giornata mondiale della donna rurale” ha detto: “negli ultimi anni stiamo assistendo all’incremento del peso delle donne in qualità di imprenditrici, tecnici e braccianti agricole. Riguardo queste ultime i dati di cui disponiamo ci permettono di tracciare un quadro molto preciso della manodopera. Per ogni ettaro, da settembre a luglio, si impiegano mediamente 450 giornate, 100 per la piantagione e la cura dei fragoleti e 350 per la raccolta e il confezionamento. Nel Metapontino gli ettari di fragoleti saranno complessivamente 700 (50 in più della scorsa stagione) di cui il 90% dedicati alla Candonga. Avremo quindi un sensibile aumento di occupati di cui l’80% sarà costituito nel complesso da donne.
In Basilicata l’agricoltura è vissuta come opportunità sia per chi ha voglia di iniziare un’impresa sia per chi è in cerca di occupazione. E parliamo di lavori che richiedono competenza: oggi la competitività passa dall’innovazione e dalla specializzazione a tutti i livelli. La fragola Candonga è una straordinaria occasione per i produttori, per il territorio e il Made in Italy che deve buona parte del successo e la bontà al lavoro delle donne”.
Giornata mondiale donna rurale: Donne In Campo-Cia, meno selfie, meno retorica, meno celebrazione: è la parola d’ordine di Donne in Campo-Cia Basilicata in occasione oggi della Giornata Mondiale della Donna Rurale. La giornata – evidenzia Matilde Iungano, presidente Donne In Campo – nasce con lo scopo di rimarcare il ruolo delle donne nella produzione alimentare nel mondo e, contemporaneamente, le condizioni di difficoltà in cui spesso sono costrette ad agire. È un’occasione concreta, quindi, di veder riconosciuto l’operato significativo ricoperto dalle donne, capaci di promuovere lo sviluppo agricolo e rurale e di migliorare le condizioni per la sicurezza alimentare contribuendo alla crescita economica nelle zone più vulnerabili e remote della terra. Le donne rurali partecipano al benessere familiare ed allo sviluppo economico, ma sono lontane dal riconoscimento e sostegno per i molteplici ruoli da esse rivestiti, il loro contributo continua ad essere sottovalutato. Tutto ciò nonostante più di un quarto della popolazione mondiale è costituito dalle donne rurali, che collaborano al benessere familiare e allo sviluppo delle economie rurali, risultando un elemento fondamentale per la lotta alla fame, la malnutrizione e la povertà. Grazie al loro impegno l’agricoltura ha contribuito in modo significativo alla crescita economica, sociale e culturale delle aree rurali. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) più di 100 milioni di persone potrebbero uscire dallo stato di povertà se le donne avessero le stesse opportunità di accesso alle risorse produttive degli uomini. La produttività delle fattorie gestite da donne aumenterebbe del 30 per cento. Il numero di persone affamate si ridurrebbe 17 per cento – un impatto che si tradurrebbe nel miglioramento delle condizioni di vita di almeno 150 milioni di individui.
Si deve dunque alle donne rurali più della metà della produzione alimentare mondiale, oltre al sostegno incalcolabile che forniscono alle comunità locali. Tuttavia, nonostante il ruolo vitale che svolgono – sottolinea Iungano – esse sono raramente apprezzate o ricompensate in modo adeguato. E’ quindi nostro compito, rifiutando la retorica celebrativa e le immagini stereotipate delle donne rurali lucane, promuovere un mondo nel quale assicurare loro educazione, accesso alla politica e potere di risoluzione nelle controversie. Una donna che agisca in un mercato del lavoro che consenta un equa remunerazione dei suoi investimenti in macchinari, prodotti e manodopera. Una donna che benefici della terra e delle nuove tecnologie che aumentano la produzione.