Un percorso avviato nel 2010, e che da allora e fino a qualche giorno fa è proseguito attraverso confronti, tavoli di concertazione, verbali approvati, viene ora incredibilmente definito “blitz”. Una nota sindacale si assume l’ardua responsabilità di smentire questo lungo lavoro, fatto proprio con i sindacati, ai vari livelli, e nel corso del quale non sono mancate le pubbliche manifestazioni di soddisfazione proprio per il metodo seguito, improntato all’apertura e alla disponibilità.
A muovere Acquedotto Lucano in ogni suo atto, lungamente discusso e concertato, è sempre l’interesse per la missione aziendale. Lo si può affermare sulla base di fatti e dati incontrovertibili: negli ultimi anni il personale di Acquedotto Lucano ha subito una significativa riduzione ed un altrettanto significativo abbattimento del costo del lavoro, quantificabile in circa 800 mila euro. Oggi, dopo essersi impegnata per tenere sotto controllo i costi, l’azienda si trova di fronte a responsabilità ben chiare, che impongono delle decisioni: la concertazione sottoscritta quattro anni fa mirava ad adottare una strategia di adattamento in progress della struttura organizzativa della società. Se nel 2010 si trattava di verificare, dopo un periodo di rodaggio, la piena rispondenza del modello organizzativo alle esigenze e alle sue prospettive di sviluppo, oggi, il completamento di quella strategia diventa quanto mai indifferibile per evitare che Acquedotto Lucano si trovi ad operare in condizioni di criticità.
La possibilità che possano aprirsi eventuali contenziosi tra azienda e lavoratori, tra l’altro, produrrebbe inevitabilmente delle pesanti conseguenze – anche economiche – e a questo rischio Acquedotto Lucano non intende esporsi, anche perché, oltre all’azienda e ai lavoratori, le conseguenze le pagherebbero gli stessi cittadini lucani.