“Da una parte (segnala l’Istat) i salari che non crescono da tre mesi, dall’altra anche nel mese di settembre (segnala l’Inps) continua a crescere la richiesta per la cassa integrazione: siamo a nuovi segnali di grave emergenza per chi un lavoro ce l’ha e per chi non riesce a ritrovarlo”. E’ il commento del segretario regionale della UIL della Basilicata Carmine Vaccaro.
“In particolare, i picchi raggiunti dalla cassa integrazione straordinaria – aggiunge – segnalano l’intensità della crisi del settore industriale manifatturiero che ha bisogno di interventi e investimenti mirati che non riusciamo a cogliere nell’azione del Governo e di cui non si vede traccia nella prossima Legge di stabilità. È, inoltre, paradossale che proprio in questi giorni, in cui si discute della nuova riforma del mercato del lavoro, si stia immaginando di “razionalizzare”, limitandone l’utilizzo, proprio questo strumento che permette di gestire la crisi garantendo occupazione e salario ai lavoratori. Allo stesso tempo, continua a crescere la richiesta per la cassa integrazione in deroga, malgrado non siano ancora state stanziate le risorse necessarie che invece sono nella piena disponibilità del Governo. Ma le maggiori preoccupazioni riguardano il taglio della durata degli interventi previsti dal recente decreto di riordino dei criteri di concessione degli ammortizzatori in deroga che determineranno la perdita per migliaia di lavoratori, in particolare nel mezzogiorno, dell’unica fonte di reddito, in mancanza di concrete possibilità di trovare una nuova occupazione. In assenza di interventi specifici o di modifiche al decreto, volte a prorogare gli ammortizzatori in deroga, si verranno a creare situazioni in cui il profondo disagio sociale, in cui versano molte aree del Paese, si potrebbe trasformare in disperazione, con effetti difficilmente prevedibili”.
Vaccaro evidenzia inoltre che dalla fine di settembre la quota complessiva di dipendenti in attesa di rinnovo del contratto è pari al 59%, spiegando che il tempo di attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 33 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 18,1 mesi per quelli del settore privato. Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo sono 40 – di cui 15 appartenenti alla p.a. – relativi a 7,6 milioni di dipendenti (2,9 milioni nel pubblico impiego). Tutto ciò mentre nella Legge di Stabilità si ripropone ancora una volta il blocco per il 2015 per i lavoratori del pubblico impiego, con esclusione, guarda caso, delle figure che “hanno più bisogno”, cioè magistrati, alta dirigenza, prefetti etc. Vorremmo che il governo ci spiegasse questo atteggiamento “classista” e a quale livello di caduta dei consumi vuole arrivare per ridare potere di acquisto ai lavoratori.
La prima risposta dei lavoratori pubblici sarà la manifestazione unitaria dell’8 novembre proprio per rivendicare il diritto alla contrattazione, ma sarà solo la prima di una lunga lotta che porterà allo sciopero generale”.