Arturo Giglio, segretario C.S. Turistici Thalia: “Da borsa turismo archeologico di Paestum nuova mission per Matera”.
Dalla diciassettesima Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum (fino al 2 novembre) ancora una conferma di come in Basilicata la specifica filiera degli archeo-turisti sia ancora indietro e come il potenziale di offerta – su tutti, i Parchi di Venosa, Grumento Nova, Metaponto e Policoro – produce ancora “troppo limitati” benefici. Intanto i dati aggiornati della ricerca condotta dall’istituto SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno), in collaborazione con il Banco di Napoli, presentata a Paestum: nel 2013 è stata la Campania, con 7 milioni e mezzo di visitatori, a far registrare tra le regioni del Sud la migliore performance nel settore del turismo legato ai beni culturali (quinto posto assoluto nella classifica italiana). Al secondo posto, la Sicilia (4,9 milioni). Molto distante è la Basilicata.
L’elemento più confortante per il turismo culturale “made in Basilicata” è venuto nella cerimonia di apertura della Borsa dai riconoscimenti che si sono “sprecati” per Matera Capitale Europea 2019, additata da amministratori locali, dirigenti e funzionari del Mibac, operatori di settore come “esempio virtuoso” e “speranza” per tutto il Sud dove sono localizzati 145 siti fra musei, monumenti e aree archeologiche – pari al 34% del patrimonio culturale nazionale – e ben 15 siti inseriti nella lista Unesco dei beni patrimonio dell’Umanità. A Matera in tanti hanno affidato la “mission” di intercettare quel target di 85% di turisti internazionali che per amore dell’archeologia, dell’arte, del paesaggio non scende oltre Roma. Una “mission” da portare avanti con programmi e pacchetti di visite innanzitutto ai Parchi di Metapontum e Policoro. I circuiti sono, dunque, la tipologia più dinamica in grado anche di generare una considerevole quota di introiti che risulta essere pari al 44% del totale. Il successo dei circuiti conferma l’importanza di un’offerta integrata non solo tra le attrazioni in sé ma anche con il territorio e gli altri servizi di ospitalità. Un’altra indicazione che viene da Paestum di cui far tesoro: per recuperare terreno bisogna puntare sulla politica delle tre ‘D’: digitale, design e diversificazione. Inoltre servono promozione, destagionalizzazione, commercializzazione e segmentazione dell’offerta. Tutti fattori determinanti per costruire il successo di Matera-Parchi Archeologici e che richiedono una condizione: meno convegni e parole e più fatti.
L’intera filiera culturale italiana – è stato sottolineato alla Bmta – vale 214 miliardi di euro. Ne deriva un impatto importante in termini di Pil (15,3% del valore aggiunto Italia), di occupati, che raggiungono 1,4 milioni (5,8% occupati Italia), e di export: 41,6 miliardi (10,7% del totale Italia). L’indagine statistica svolta sui comuni a vocazione culturale ha permesso di individuare, nel Mezzogiorno, 712 comuni con almeno un “attrattore culturale”: si tratta del 25% dei comuni meridionali. Per meglio comprendere i margini di sviluppo del circuito virtuoso turismo-cultura la ricerca fa una comparazione tra le diverse tipologie di turismo in relazione alla propensione alla spesa. Il turista culturale che soggiorna in Italia è più propenso a spendere 52 euro al giorno per l’alloggio, in media, e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viaggia per ragioni non culturali. Per il Mezzogiorno, il turismo culturale resta il più potente moltiplicatore di valore aggiunto. Se in Italia, infatti, per ogni presenza aggiuntiva il turismo culturale genera 105,4 euro di Pil e presenta un valore pari ad oltre il 38% in più del dato del balneare (76,3 €), al Sud l’effetto moltiplicativo è ancora più elevato perché è pari a circa il 55% in più (a 58,1 euro di pil generato nel balneare meridionale ne corrispondono 90,4 di pil generato nel culturale).