“Le profonde divisioni tra i sindaci registrate in occasione dell’elezione, attesa da troppo tempo, del presidente della Comunità del Parco Val d’Agri confermano, purtroppo, quanto sia distante la politica dai problemi reali del territorio”. E’ quanto sostiene Vittorio Prinzi, già consigliere provinciale e sindaco di Viggiano, per il quale “il comportamento degli amministratori locali è poco edificante rispetto all’esigenza che ho più volte espresso, inascoltato, di garantire la piena operatività della Comunità del Parco dell’Appenino Lucano, in modo da superare le scontate e formali collaborazioni istituzionali tra Ente Parco, Regione, Provincia (per le funzioni ancora in essere) e Comuni, per fare passi in avanti sul piano della gestione di programmi di azioni, progetti ed interventi capaci di far compiere un salto di qualità all’attività del Parco. Questo per restituire il giusto protagonismo al territorio attraverso il rilancio del ruolo della Comunità del Parco e fornire un luogo nel quale sinergie e strategie possano incontrare realmente una nuova leva di sviluppo”.
Per Prinzi “vanno sostenute le sollecitazioni perchè una parte dei fondi che provengono dalle royalties siano destinati ai Parchi nel cui territorio insistono i pozzi; gli enti Parchi diventino parte attiva della nuova stagione di programmazione; si metta mano alla Legge Regionale sulle aree protette; si istituisca un apposito ufficio dei Parchi nel dipartimento di competenza. A vent’anni dall’emanazione dei decreti istitutivi della legge quadro sulle aree protette, la 394/91, che sancirono la costituzione in Italia dei primi Parchi Nazionali, pur nella consapevolezza che quello della Val d’Agri-Appennino Lucano ha una vita molto più breve, – continua – si impone una riflessione per verificare cosa è stato fatto e cosa si deve ancora fare perché anche il Parco della Val d’Agri diventi strumento di sviluppo per l’economia locale come accade in altre realtà regionali dove da 20 anni sono in attività i Parchi. Nella stagione estiva appena finita non sono mancati segnali positivi ed incoraggianti di presenze turistiche, sicuramente il risultato del pacchetto di nuovi strumenti di comunicazione di cui il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano si è dotato per aprire il proprio ventaglio di offerte turistiche e promozionali. Sono convinto, in proposito – aggiunge – che si può fare ancora più coinvolgendo gli operatori turistici e promuovendo eventi ed iniziative per favorire la destagionalizzazione come per sopperire alla mancanza di neve necessaria di inverno al turismo bianco. E se il dibattito oggi è concentrato su come spendere bene le nuove e cospicue risorse che verranno dal petrolio per effetto dello “Sblocca Italia” non si possono sottovalutare le azioni da mettere in campo per la compensazione ambientale lungo quella sorta di zona “cuscinetto” che separa le attività di estrazione dall’area protetta. E’ dunque necessario – continua Prinzi – istituire un fondo permanente alimentato dalle royalties da far gestire all’Ente Parco e alla Comunità del Parco. I dati Svimez – conclude – confermano che la “Questione aree interne” è una parte non secondaria della “Questione meridionale”, come Rossi Doria aveva a suo tempo evidenziato, e che le zone più svantaggiate perché slegate da processi di sviluppo sono, al contempo, anche uno scrigno di biodiversità e beni culturali da salvaguardare e valorizzare”.