Sulla riorganizzazione della rete elettrica dell’Enel riceviamo e pubbichiamo una nota del portavoce M5S al Senato della Repubblica, Vito Petrocelli.
L’Enel riorganizza la rete elettrica e prevede il superamento di Matera e delle unità operative di Policoro, Baragiano, Viggiano e Senise. È la quarta ristrutturazione in 18 anni, col risultato di passare dai 1400 posti di lavoro del 1996, ai 200 previsti da quest’ultimo colpo basso ai già irrisori indici di occupazione dei lucani.
Inuna regione nella quale l’economia è soffocata dalla decisione politica di investire NON nella piccola e media industria, ma SOLO nella grande einquinante industria (la Basilicata è per questo al terzultimo posto nazionale per occupazione), arrivano con impressionante regolarità anche le dismissioni dei grandi enti nazionali, dall’energia, alle ferrovie e alle telecomunicazioni, ad acuire povertà, disoccupazione, emigrazione e isolamento della Basilicata. Nonostante lo Stato sia spesso dietro a queste grandi società di servizi, con le SpA pubblico/privato (ovviamente, per socializzare i debiti e privatizzare i profitti).
LaBasilicata è già ai vertici delle graduatorie negative della nazione e più si spopola di servizi, infrastrutture e occupati e più viene messa nellacondizione di bisogno, di ricatto occupazionale e di desertificazione sociale ed economica. Col rischio di diventare poi appetibile come discarica di sostanze tossiche e nocive del malaffare sui rifiuti.
L’Enelè una compartecipata dello Stato, ma la golden share pubblica viene esercitata come una qualsiasi impresa finanziaria privata, incurante dei disagi sociali che certe scelte determinano. Si manda via il personale e si chiudono le sedi, mentre bisognerebbe investire nella ristrutturazione, ad esempio, della rete di distribuzione elettrica, proprio per gestire l’energia rinnovabile oggi prodotta in Italia, al fine di rendere i costi competitivi, favorire le famiglie, le imprese e, di riflesso, l’occupazione.
Il40% dell’energia prodotta in Italia oggi è rinnovabile: se viene consumata tutta dagli utenti al mattino, è bene, altrimenti la “buttano a mare”, perché in Italia non c’è possibilità di stoccarla né di ripartirla. Prima di buttarla a mare, però, attraverso il Gestore pubblico, Gse, questa energia viene pagata 3,4 centesimi per kwh ai produttori di grandi parchi eolici e fotovoltaici (che già incassano lauti incentivi milionari), senza che lo Stato abbia predisposto un qualsiasi ritorno pubblico di questi costi. Come ad esempio, l’abbattimento della bolletta energetica di scuole, comuni e ospedali che sono in quota a famiglie e imprese. Le quali, col 7% in più della propria bolletta elettrica (Cip 6), sono i finanziatori del rinnovabile in Italia e, con i continui e ingiustificati aumenti delle tariffe energetiche, sono anche i finanziatori delle società del fossile.
Sull’ennesimofurto di infrastrutture e di posti di lavoro perpetrato ai danni dei lucani, i sindacati regionali non trovano di meglio che appellarsi con una lettera a Pittella e ai sindaci. Invece di indire proteste, scioperi e contestazioni, scrivono a colui il quale siede illegittimamente sulla poltrona regionale, nel silenzio di sindacati e forze politiche.
Megliofarebbero, Pittella e i sindacati, a chiudere i rubinetti del petrolio, a opporsi alla centrale a biomassa del Mercure dell’Enel, a interrompere ogni permesso a centrali elettriche fossili e finte rinnovabili oggi in corso in Basilicata, e a chiedere i danni per i disservizi nella discontinua erogazione di energia elettrica: poi vediamo se l’Enel o chicchessia chiudono altre unità operative in Basilicata.
Vito Petrocelli – Portavoce M5S al Senato dellaRepubblica e segretario Commissione Industria