Dal 10 al 13 novembre a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, per la prima volta in Basilicata, si terrà l’undicesimo Coordinamento Nazionale di Opera Romana Pellegrinaggi sul tema “Pellegrinaggio: tempo e luogo di riconciliazione”. L’evento sarà presentato domani, sabato 8 novembre, alle 15.30, presso la sala conferenze della Camera di Commercio di Matera, nel corso di una conferenza stampa che, inoltre, introdurrà ai giornalisti il tema del seminario “Abramo, il cammino della fede, o Ulisse, il viaggio della conoscenza. Itinerari tra turismo e pellegrinaggio”, in programma sempre domani, alle ore 17.00. Monsignor Liberio Andreatta, vicepresidente e amministratore delegato di ORP, spiega il perché della scelta di Matera come location del Coordinamento e racconta il suo legame con la Città dei Sassi.
Cosa lega ORP alla Basilicata al punto da volervi ambientare il Coordinamento Nazionale 2014?
In primis l’empatia! È innegabile che con l’APT e la Regione Basilicata ci siamo trovati da subito d’accordo nell’intendere il valore di un progetto volto a favorire una crescita reciproca in modo sano e corretto. In secondo luogo come Opera Romana Pellegrinaggi non possiamo non accompagnare questa splendida regione nel grande sforzo di valorizzarne l’enorme patrimonio spirituale che emerge dalla sua ricchezza culturale e artistica. In particolar modo siamo lieti di vivere il nostro Coordinamento a Matera, designata da pochissimo Capitale Europea della Cultura 2019.
Questo risultato conferma che Matera non è una location come un’altra, con i Sassi, tra l’altro, Patrimonio dell’Umanità dal ’93. Questo, al di là dei temi, conferirà al Coordinamento una suggestione differente?
Inciderà profondamente sulle riflessioni di queste giornate. Per chi, come noi, si impegna ad accompagnare i pellegrini lungo le strade del mondo e a riconoscere la presenza di Dio nelle pieghe della storia e dell’arte in cui ci imbattiamo, l’impatto con un paesaggio tanto affascinante, forgiato da spiritualità millenarie, così simile alla fisicità della Terra Santa, non può che esserci d’aiuto nella riflessione e nella preghiera. Questo territorio ha raccolto il sapere e la fede dei monaci bizantini, prima, e di quelli benedettini, poi, divenendo terreno fertile per l’incontro fra Oriente e Occidente e in generale per culture differenti.
Tempo fa, in occasione di un suo viaggio in Basilicata, di Matera lei ha dichiarato “È una città che non si capisce se non si è vista”. Oggi come la definisce?
Luogo d’incontro e di accoglienza, di ascolto e di elaborazione di nuove esperienze, terra dove Dio e l’uomo dialogano da secoli. Matera è questo e altro ancora, è ciò che ognuno di noi vive nel suo animo dopo il contatto con questa città.
Come legge la similitudine tra Matera e la Cappadocia, al punto da far parlare di “Matera Cappadocia d’Italia?
Le chiese rupestri sono testimonianza del cammino dell’uomo in dialogo con Dio, un cammino che attraversa i secoli. Esse coprono un arco temporale che dai primi secoli del Medioevo arriva quasi fino ai giorni nostri, testimonianza del fatto che questa cultura della religiosità è cresciuta e si è sviluppata con la storia delle popolazioni locali.
La collaborazione messa in piedi da qualche anno tra Orp e Regione Basilicata sta portando a casa importanti risultati: l’itinerario Basilicata nel Catalogo 2014, il Coordinamento Nazionale a Matera. Quali altri traguardi ci si può attendere da questo viaggio comune?
Il primo e unico traguardo a cui dobbiamo mirare è il pellegrino, colui che è spinto dalla tensione verso l’Infinito, una tensione che lo induce a uscire dalla sua quotidianità per mettersi in cammino e andare alla radice della sua esperienza di fede, alla fonte spirituale a cui attingere per rinnovare, nella fede, la sua vita.
Se dovesse stilare una classifica delle espressioni più suggestive della Basilicata Sacra, anche al di fuori di Matera, cosa privilegerebbe o consiglierebbe?
La devozione mariana, che in Basilicata è forte e radicata nei suoi abitanti, capaci di portare a spalla statue per chilometri lungo le pendici di un monte. Penso ai pellegrinaggi della Madonna del Sirino o della Madonna del Pollino.
C’è qualcosa che la Basilicata potrebbe migliorare per valorizzare il suo patrimonio sacro?
A mio avviso deve proseguire con la medesima determinazione adottata finora. Il Sacro in questa regione è un sentimento che pervade profondamente la società e la cultura, e le numerose testimonianze artistiche che nei secoli si sono qui stratificate confermano questo speciale connubio così fecondo per l’animo umano. La Basilicata è storia sacra: non rendervi testimonianza significherebbe venir meno alla propria identità.