“Ambiente e Popoli, la stessa sorte. Petrolio, presagio di morte”, è questo il tema della manifestazione promossa dal Movimento 5 stelle che si svolgerà domenica prossima a Scanzano Jonico. Otto sono le regioni unite contro lo “Sblocca Italia” per dire “Giù le mani da terra e mare”, si tratta di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. In Basilicata la mobilitazione partirà dal piazzale dell’Hotel Miceneo di Scanzano Jonico, alle ore 10.00, e vedrà la partecipazione dei “portavoce” lucani del Movimento, i parlamentari Liuzzi e Petrocelli, i consiglieri regionali Perrino e Leggieri e altri rappresentanti delle amministrazioni comunali oltre a diverse associazioni e liberi cittadini, ognuno con la propria identità.
“Dopo l’approvazione dello ‘Sblocca Italia’ si aprono scenari preoccupanti per il futuro della nostra regione. Occorre arginare questa deriva e scendere in piazza per dire no a una deregolamentazione inaccettabile”. Così il consigliere regionale Gianni Perrino che ha spiegato, questa mattina, in una conferenza stampa svoltasi nella sede del Consiglio regionale della Basilicata, le motivazioni alla base della mobilitazione generale promossa dal Movimento 5 stelle. “Noi siamo minoranza sia a livello parlamentare che regionale e non riusciamo ad incidere nelle istituzioni in maniera sostanziale. La nostra arma è quella della consapevolezza, in questi anni abbiamo sviluppato una coscienza collettiva che ci porta a dire: ‘Non è questo il futuro che vogliamo per la nostra terra’. Negli ultimi 15 anni il petrolio non ha portato alcun beneficio al nostro territorio, né economico né sociale e culturale se non qualche posto di lavoro che alimenta una filiera non meritocratica. La liberalizzazione delle trivelle se non verrà fermata distruggerà definitivamente la Basilicata e vaste aree dell’Italia. La strada imboccata dal Governo è un vicolo cieco e non un’autostrada verso il futuro”. Perrino ha poi fatto riferimento alle dichiarazioni del Presidente della Regione, Marcello Pittella circa i risultati raggiunti dai parlamentari lucani in merito al miglioramento del decreto Sblocca Italia. “Cinquanta milioni sbloccati dal patto di stabilità – ha detto – sono solo un contentino. Il vero problema è l’espropriazione del territorio della propria sovranità. Noi – ha concluso Perrino – non vogliamo mercanteggiare sulle royalties ma vogliamo riprenderci la sovranità territoriale tenendo conto dell’opinione dei cittadini”.
“Lo Stato si è appropriato di un diritto che non è suo, andando in deroga alla Costituzione”. Lo ha ribadito Francesco Suriano, organizzatore dell’evento il quale ha fatto riferimento anche ai circa ventinovemila chilometri quadrati di aree interessate dalle attività di ricerca in mare. “Attività – ha detto – che vanno a mettere a rischio il bacino del Mediterraneo”. “La Basilicata – ha aggiunto – ha una vocazione agricola e turistica che sono le punte di diamante dell’economia lucana. Tutti coloro che hanno a cuore la nostra terra, i suoi meravigliosi paesaggi, la sua storia, non possono rimanere inermi. Occorre unirsi e far sentire la voce delle comunità locali che hanno interesse a tutelare l’agricoltura, il turismo, l’ambiente e la salute”.
Sono intervenuti telefonicamente alla conferenza stampa anche Gianluca Cirelli del Wwf di Policoro e Stefania Mele dell’associazione Mom (Mamme materane all’opera), i quali hanno espresso le proprie motivazioni rispetto alla decisione di aderire alla manifestazione.
Petrolio: i vescovi lucani auspicano “che ogni attività che interessa e interesserà il nostro territorio risulti compatibile con lo sviluppo autoctono della regione”.
I vescovi esprimono “vicinanza a quanti manifesteranno il prossimo 8 novembre” contro lo “sblocca trivelle”, unitamente “all’auspicio che ogni attività che interessa e interesserà il nostro territorio risulti compatibile con lo sviluppo autoctono della regione, con la valorizzazione delle sue tante valenze umane, ambientali ed economiche”. E’ quanto scrive in un comunicato il portavoce della Conferenza episcopale di Basilicata (Ceb), don Mauro Gallo, il quale aggiunge: “In linea con quanto espresso di recente dalle organizzazioni del laicato cattolico, i vescovi concordano con la necessità di un’autentica svolta nella gestione del patrimonio naturale lucano, ispirata a politiche di sviluppo compatibili e rispettose della cultura e della situazione socioeconomica dei nostri territori”.
“Si avverte sempre più – proseguono i vescovi – la necessità di guardare alla nostra terra con uno sguardo quasi francescano. Quando infatti l’uomo mette tra parentesi la relazione con Dio, anche la natura si svuota del suo significato profondo, riducendosi a un oggetto che inevitabilmente viene sfruttato e irrimediabilmente depauperato.
I credenti – concludono – hanno oggi il grande compito di collaborare al diffondersi di una rinnovata ed equilibrata cultura ecologica”.
Capogruppo del gruppo misto del Comune di Matera Giovanni Angelino: “Apprezzamento per il documento dei Vescovi lucani contro il decreto “Sblocca trivelle”.
La conversione in legge del Decreto “Sblocca Italia” consente di fatto alle compagnie petrolifere di poter avviare le procedure tecniche per l’estrazione del petrolio dal sottosuolo lucano. In proposito credo che sia doveroso esprimere apprezzamento per il documento sottoscritto dai Vescovi lucani e diffuso alla stampa dal portavoce della Conferenza episcopale di Basilicata (Ceb), don Mauro Gallo. Il documento, che fa seguito a quello inviato nei giorni scorsi dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise, riapre il dibattito politico su una delle questioni che vede la Basilicata al centro di grandi interessi economici e che inevitabilmente coinvolge tutta la comunità lucana e non solo i territori direttamente interessati dalle estrazioni petrolifere. I vescovi in una nota esprimono “vicinanza a quanti manifesteranno domenica 9 novembre contro quello che viene definito il decreto “Sblocca trivelle” e auspicano che ogni attività che interessa e interesserà il nostro territorio risulti compatibile con lo sviluppo autoctono della regione, con la valorizzazione delle sue tante valenze umane, ambientali ed economiche”. Una nota da non sottovalutare, anzi che dovrebbe essere seriamente presa in considerazione da tutti coloro che sono coinvolti in questa vicenda, a partire dai nostri rappresentanti politici a livello nazionale e locale. E in attesa di seguire con interesse le manifestazioni previste a Potenza e Scanzano mi auguro che la nota sottoscritta dai Vescovi lucani possa contribuire in modo determinante a scuotere le coscienze e a portare nella giusta direzione i risultati che saranno provocati dall’approvazione dell’ormai noto articolo 38 del Decreto Sblocca Italia.
Giovanni Angelino, Consigliere comunale e Capogruppo del gruppo misto del Comune di Matera
Movimento 5 Stelle Matera: “Cosa aspetta l’Amministrazione Comunale a opporsi al Decreto SbloccaTrivelle?”
Con il c.d. Decreto Sblocca Italia, ovvero #sbloccaTrivelle, di fatto è stato concesso il via libera alle estrazioni petrolifere sull’intera terra lucana, comprese le coste marine. L’estrazione dell’ambito oro nero spacciato da sempre come risorsa, dati alla mano, non ha mai portato alcun beneficio ai lucani, trasformando la regione Basilicata in un territorio deturpato con la più alta concentrazione di malattie tumorali d’Italia.
Gli attivisti del Movimento Cinque Stelle di Matera hanno già da tempo depositato presso il comune di Matera una mozione indirizzata al sindaco Salvatore Adduce, al presidente del consiglio comunale e a tutti i membri della giunta, attraverso la quale si richiede di impegnare il governatore Marcello Pittella, a impugnare davanti alla Corte Costituzionale il Decreto Legge Sblocca Italia – #sbloccaTrivelle, palesemente incostituzionale in quanto scavalca gli enti locali e toglie alle Regioni di fatto il ruolo di controllo e difesa dei propri territori.
Un tempo la Basilicata era una regione incontaminata, con paesaggi mozzafiato e bellezze naturali e culturali che potevano, solo col turismo, offrire opportunità reali di sviluppo per i residenti. Quelle risorse sarebbero dovute diventare i nostri giacimenti. Da oltre vent’anni, in terra lucana i politici che ci hanno governato, hanno invece permesso di tutto. Approfittando della bassa densità di popolazione, la Basilicata è diventata meta di discariche e scorie nucleari. Quando però è comparso anche il petrolio, gli interessi sono diventati molti importanti, tanto da scavalcare lo stesso governo regionale.
Con questo decreto, che presto sarà convertito in legge, avremo una Basilicata in cui le multinazionali del petrolio la faranno da padrone e potranno trivellare la Regione senza alcun freno, godendo di procedure accelerate e semplificate perché gestite direttamente e centralmente dal Ministero.
Rimane il rammarico per una città Capitale Culturale Europea, come è stata designata Matera, di sentirsi una bellezza imbavagliata e ora più che mai accerchiata da più che probabili pozzi petroliferi.
In merito al Dossier di Candidatura per Matera 2019, in tempi non sospetti, la portavoce del M5S alla Camera, Mirella Liuzzi, ha lamentato un atteggiamento di chiusura e una mancanza di condivisione, assente invece in altre città candidate, come Lecce o Ravenna, dove ogni forza politica è stata coinvolta e invitata in consiglio comunale.
Un’amministrazione comunale che non si oppone in modo netto e chiaro a questo Decreto incostituzionale, diventa inequivocabilmente complice del Governo nel consegnare la Regione ai petrolieri, abbandonando definitivamente le sorti del nostro territorio.
Michele Olivieri (Verdi Lucani) su Decreto Sblocca Italia
I Verdi Lucani dicono NO al decreto attuativo sblocca Italia,in quanto favorirà più facilmente le estrazioni petrolifere di idrocarburi nell’intera nostra Regione sia in terra ferma che in mare. La legge avvantaggerà solo le multinazionali a discapito di un intero territorio.
Siamo stanchi che la nostra terra venga sfruttata perché non ha un grosso potere contrattuale a Roma.
Siamo una Regione piccola e poco popolata ed è per questo che ci sfruttano sino all’ultimo, ma oramai una Regione che ha la Capitale Europea della Cultura non può più permettersi questi atteggiamenti vessatori da parte del Governo Centrale.
Siamo stanchi di essere la “discarica” d’Italia, ed è per questo che Matera Si Muove, invita tutti i materani a partecipare alla manifestazione che si terrà domani Contro il Decreto Sblocca Italia.
Solo uniti e compatti possiamo farci sentire, visto che ci stanno uccidendo giorno dopo giorno.
La Basilicata deve essere una risorsa e non una Regione da dissanguare. Convertito in legge il Decreto Sblocca Italia, Circolo La Scaletta: “In difesa della nostra terra”Quando i cittadini uniscono le loro forze e fanno sentire la loro voce
in difesa del proprio territorio si può certamente dire che la
democrazia esalta le sue qualità.E’, infatti, in questo ambito che le voci assumono la necessaria
autorevolezza e possono trasformarsi in istanze forti verso la gestione
della cosa pubblica.Il territorio va difeso, la propria terra va amata e difesa sempre.
Perché ciò sia reso possibile è necessario innanzi tutto stimolare,
inseguire, promuovere regole certe non soggette ad essere eluse o
aggirate da interpretazioni di comodo ovvero cambiate ed imposte
dall’alto. Le regole ( le leggi dello Stato e delle Regioni, i
regolamenti, i piani regolatori, ecc.) devono garantire lo svolgersi
ordinato delle azioni dei vari soggetti operanti sul territorio e devono
tendere alla realizzazione del bene comune. Questa difficile opera di
regolamentazione e di controllo può essere certamente meglio realizzata
dai soggetti più vicini al territorio come le Regioni ed i Comuni. Siamo
quindi solidali con quanti si battono per la difesa della Regione
Basilicata auspicando che tutte le attività turistiche, agricole ed
industriali siano regolamentate ai fini dello sviluppo nel rispetto
dell’ambiente e della salute dei cittadini.Circolo La Scaletta Matera
Conversione in legge del decreto Sblocca Italia, Confapi Matera: “Per la Basilicata un panino avvelenato”.
Se qualcuno immaginava di poter barattare impunemente il titolo di Matera capitale europea della cultura per il 2019 con la liberalizzazione delle trivellazioni del territorio lucano, senza che la società civile si ribellasse, si sbagliava di grosso.
Per due motivi. Primo perché Matera probabilmente avrebbe vinto ugualmente. Secondo perché appare stridente il contrasto tra le scelte di una politica ondivaga che, da un lato sceglie di investire sulla cultura, il turismo e l’ambiente e su di un modello di sviluppo economico giustamente basato sulle piccole e medie imprese (comprese quelle che lavorano attualmente nelle attività estrattive), dall’altro svende il proprio territorio per ricadute economiche insignificanti, deturpanti dell’ambiente, dannose per la salute, praticamente un panino avvelenato in una regione affamata di ben altre attenzioni.
Del resto, il segno di come la politica abbia lavorato male in questa vicenda è dato anche dalla decisione del Comune di Taranto di opporsi al progetto per il trasporto del petrolio estratto in Basilicata.
Dopo la conversione in legge del decreto Sblocca Italia, Confapi Matera conferma il suo giudizio, cioè che si sia trattato di una vittoria di Pirro che esautora la Basilicata da ogni decisione sulle estrazioni petrolifere.
Le manifestazioni di sabato a Potenza e di domenica a Scanzano, il documento firmato da 71 associazioni culturali e socio-sanitarie e la presa di posizione dei vescovi lucani, la dicono lunga sulla mobilitazione della società civile, della gente, dei piccoli imprenditori.
Questi ultimi non si oppongono alle estrazioni petrolifere tout court, ma rivendicano di poter operare in un ambiente sano e soprattutto chiedono uno sviluppo equilibrato ed ecocompatibile, con una diversificazione delle attività che eviti l’errore fatto in passato con la monocultura del salotto. Con la differenza che esperti ex dirigenti dell’Eni hanno chiaramente dimostrato l’esiguità delle ricadute economiche ed occupazionali di una trivellazione selvaggia e non oculata.
Confapi Matera chiede che la Regione impugni la legge davanti alla Corte Costituzionale, per un’evidente illegittimità costituzionale di una norma che modifica la Costituzione con legge ordinaria, attribuendo allo Stato i poteri autorizzativi delle Regioni.
È fin troppo facile prevedere, infatti, che dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio le trivellazioni saranno praticamente fuori controllo. E in questo senso l’accelerazione e la semplificazione delle procedure in questa materia si scontrano con una complessità generalizzata, in tutti gli altri campi, della burocrazia. Con il paradosso di semplificare proprio laddove la delicatezza della materia imporrebbe una maggiore cautela.
Confapi Matera auspica che anche i consigli provinciali e comunali lucani si pronuncino contro questa legge, e che il Comitato di Matera 2019 si esprima a tutela della cultura e dell’ambiente.
Infine, anche gli altri aspetti della legge paiono fallaci. Il tetto massimo alle estrazioni petrolifere di 154mila barili giornalieri è un mero ordine del giorno che impegna il Governo senza tuttavia obbligarlo. Le royalties sottratte dal Patto di Stabilità sono soltanto quelle che matureranno sulle future estrazioni.
Convertito in legge il Decreto Sblocca Italia, nota Mediterraneo No Triv
Il Decreto Sblocca Italia ha ricevuto la fiducia in Senato. Le considerazioni sul voto di fiducia sono sicuramente negative ma quello che è opportuno approfondire sono le conseguenze per il territorio.
Con l’art 35 il Governo parla di misure urgenti per gli impianti di recupero di energia e di trattamento dei rifiuti.
In effetti, i termovalorizzatori per il trattamento di rifiuti urbani e speciali sono classificati come opere strategiche di preminente interesse nazionale da ubicare, sul territorio, con decreto del Presidente del Consiglio e su proposta del Ministro dell’Ambiente.
Stessa accelerazione è prevista per i gasdotti, i terminali di riclassificazione e gli stoccaggi di gas naturale considerati tutti come opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti.
Per questi impianti si prevede un’agevolazione nell’iter amministrativo delle autorizzazioni con la modifica dell’art. 52 del DPR 327/2001 che stabilisce che se i soggetti titolari o gestori di beni demaniali non inviano osservazioni contro, le opere s’intendono comunque assentite definitivamente e approvate con il decreto di autorizzazione alla costruzione.
Si configura così l’applicazione del principio del silenzio-assenso che rende ancor più agevole lo svolgimento dell’iter amministrativo delle società che potranno beneficiare della difficoltà tecnica dei soggetti titolari o gestori di beni demaniali, di poter elaborare, nell’esiguo periodo prescritto dal legislatore, deduzioni tecnicamente efficaci per difendere il territorio.
Inoltre, con l’articolo art. 38 il Governo ha introdotto, per le istanze di ricerca d’idrocarburi, il titolo concessorio unico.
Il vincolo preordinato all’esproprio da applicare sui terreni già durante la fase di ricerca di petrolio o gas può comprimere per un periodo inaccettabile, il diritto di proprietà dei cittadini.
Nessuna possibilità di determinazione effettiva e concreta da parte dei comuni e delle Regioni è prevista durante tutte le fasi dell’iter amministrativo di autorizzazione senza considerare che qualora le opere di ricerca d’idrocarburi comportino variazione degli strumenti urbanistici, il rilascio dell’autorizzazione ha effetto di variante urbanistica
Per quanto concerne le trivelle in mare, si prende in considerazione l’effetto della subsidenza solo se questa ha la grazia di manifestarsi concretamente a termine del periodo di validità dell’autorizzazione di ricerca del petrolio in mare.
Non dimentichiamo che il Governo ha scelto la decretazione d’urgenza per consentire un intensivo sfruttamento del territorio.
Tuttavia, in passato il Governo ha incassato già una bocciatura per incostituzionalità quando ha cercato di bypassare le autonomie locali.
In effetti, in merito al decreto legge 9 febbraio 2012 n.5-Disposizioni urgenti in materia di semplificazione di sviluppo, la Corte Costituzionale con la sentenza n. 39 del 15 marzo 2013 ha dichiarato che l’assunzione di un atto unilaterale del Governo non è possibile con sacrificio della sfera costituzionalmente attribuita alla Regione.
Non dimentichiamo che l’art. 17 della Costituzione non è stato riformato ed è ancora pienamente efficace e in vigore.
Inoltre, la Consulta ha precisato che il rilievo nazionale degli interessi menzionati nella norma censurata non è da solo sufficiente a rendere legittimo il superamento dei limiti della potestà legislativa dello Stato e delle Regioni fissate dal riparto costituzionale delle competenze.
La Costituzione non consente che una situazione di necessità possa legittimare lo Stato a esercitare funzioni legislative in modo da sospendere le garanzie costituzionali di autonomia degli enti previste dall’art. 117 della Costituzione.
Considerando l’importanza di un così autorevole precedente della Consulta, e a fronte dei gravi rischi ambientali e della volontà popolare, chiaramente contro lo sfruttamento intensivo del territorio da parte delle lobby del petrolio, le Regioni più direttamente colpite come Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Abruzzo, hanno il dovere di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge di conversione del decreto Sblocca Italia.
Non c’è molto tempo per difendere la salute e l’ambiente. Ogni indugio, al riguardo, è inammissibile.
Mediterraneo No triv
Convertito in legge il Decreto Sblocca Italia, nota congiunta di Rossana Mignoli, Coordinamento Gioventù Nazionale Basilicata e Giovanni Setaro, Coordinamento provinciale Potenza Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale Basilicata.
Il #nerosubianco dei Lucani è sporco di petrolio!
Nasce la campagna Social contro lo “Sblocca italia” di Fratelli d’Italia/An: sporcarsi il volto di nero, scattarsi una foto ad occhi chiusi. Un messaggio chiaro : questo è il vero #nerosubianco de Lucani.
#nerosubianco è stata il tormentone della campagna di comunicazione utilizzata da Marcello Pittella per presentare lo “Sblocca Italia”, noi utilizzeremo lo stesso hashtag creando così una contro-comunicazione e dando il reale significato di quello che sarà per i Lucani lo “Sbocca Italia”.
Quando ha spiegato le sue intenzioni sulla questione petrolio Marcello Pittella non ha avuto dubbi ad esprimere la sua contrarietà ad altre trivelle e, in diverse conferenze stampa, ha ribadito che era tutto “nerosubianco”.
Si, tutto scritto a prova che lui avrebbe realmente tutelato i Lucani. Pagine e pagine di scritti, che sono rimasti solo intenti, pagine che passavano dalla tutela dell’ambiente, alla salute sino addirittura a parlare di lavoro e formazione. Un mare di inchiostro sprecato visto che, con la legge “Sblocca Italia”, Pittella ci ha venduti a Renzi .
Il nero su bianco dei propositi di Pittella per noi è un volto sporco ad occhi chiusi.
Un nero inchiostro divenuto petrolio che invece di dare ricchezza toglie lavoro, salute e dignità.
Un volto sporco come la nostra Terra che avete deturpato e violentato e gli occhi chiusi perché così, davvero, non si vede il futuro. Dal “nerosubianco” di Pittella al nostro “#nerosubianco” ci vuole un attimo …. e 30 danari.
Conversione in legge del Decreto Sblocca Italia, CIA:: “Prima di tutto tutelare le attività agricole e il paesaggio rurale.
Lo “Sblocca Italia” per gli aspetti riferiti al consumo del suolo che da noi significa innanzitutto nuove ricerche petrolifere, come testimonia il Progetto dell’Aleanna Resources che intende trivellare aree a forte vocazione agricola e di prodotti di qualità nell’Alto Bradano, ci sollecita a rilanciare il nostro impegno a tutela delle attività agricole e del paesaggio rurale. E’ quanto sostiene il presidente regionale della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori Antonio Nisi che aggiunge: il paesaggio rurale è una componente essenziale dell’identità della nostra regione e dell’intero Paese e appare particolarmente importante, perché pone l’accento sul nesso tra l’azione necessaria per superare i fattori di crisi e contrastare i rischi di decadimento dell’attività produttiva agricola (in particolare il fenomeno dell’abbandono di vaste aree collinari e montane dove l’azione dell’agricoltore è fondamentale per manutenere il territorio, conservare la fertilità dei suoli e dare stabilità ai versanti per evitare casi di dissesto idrogeologico) e un rinnovato impegno a puntare sulle potenzialità offerte dal nostro patrimonio storico di civiltà e bellezza per lo sviluppo diffuso di un turismo di qualità altamente competitivo.
Viene fuori, quindi, un moderno concetto di paesaggio rurale, che diventa il risultato dell’integrazione nello spazio e nel tempo di fattori economici, sociali e ambientali, valorizzando il suo ruolo di “risorsa” complessa, di cui gli agricoltori sono i principali artefici e i custodi, ma che appartiene a tutto il Paese, dal punto di vista culturale, turistico, identitario, presentandosi ancora eccezionalmente ricco e diversificato.
Nel merito, diventa fondamentale oggi lavorare a buone strategie per il paesaggio al fine di costruire reali Piani Strategici Territoriali siano essi paesaggistici o di sviluppo rurale.
Per Nisi il paesaggio agrario è una risorsa che, puntando sui sapori, le emozioni e le bellezze naturalistiche, può segnare una svolta nell’economia rurale. L’agricoltura e le sue diversità, che così diffusamente nel nostro Paese caratterizzano prodotti e sistemi produttivi, territori e paesaggio agrario, va in ogni caso conosciuta di più, va tutelata con azioni e politiche appropriate, va pienamente inserita nel contesto dello sviluppo del Paese. Gli agricoltori sono i protagonisti dell’agricoltura. Con la loro organizzazione aziendale e sociale danno vita al territorio rurale rendendolo unico. Molte le opportunità che si offrono e importanti le occasioni da cogliere. Per questa ragione abbiamo sottoscritto la “Carta di Matera” per dare stabilità ad un positivo rapporto fra Amministrazioni locali ed agricoltori valorizzando le funzioni, le peculiarità e le opportunità di servizio che questi offrono. Occorre soprattutto – continua il presidente della Cia – porre un freno ad un uso dissennato e confuso del suolo agrario soprattutto determinato dalle azioni non programmate delle opere di urbanizzazione, in particolare per centri commerciali e capannoni industriali. Occorre preservare l’agricoltura, il peculiare ed inconfondibile paesaggio agrario, oggi più che mai identificabile con il bene ambientale di tutto il Paese. Inoltre occorre porre attenzione alla capacità di gestione dei terreni demaniali, a vario titolo in possesso degli Enti Locali, ma anche quelli a proprietà collettiva o gestiti in uso collettivo, affinchè con ciò si contribuisca ad una più adeguata gestione del territorio, dello spazio rurale ed al miglioramento del reddito delle imprese agricole.
Conversione in legge del Decreto Sblocca Italia, Popolari per l’Italia della Provincia di Matera: “NO alle trivellazioni, SI allo sviluppo Verde”.
I Popolari per l’Italia della Provincia di Matera per voce del proprio Segretario Provinciale Fortunato Martoccia esprimono con gran forza il loro NO alle Trivellazioni in Basilicata.
Da sempre la nostra regione è vissuta sulle proprie ricchezze ambientali avendo nella tradizione agroalimentare il proprio punto di forza. Proviamo ad immaginare come il territorio reagirebbe all’aumento delle trivellazioni, quali ulteriori danni porterebbero alle colture.
Le precedenti amministrazioni regionali nel trattare le royalties con le potenze petrolifere hanno svenduto il territorio barattando la loro primo genitura ovvero la propria terra e tradizione con un piatto di lenticchie rappresentate in quel 7% pattuito destinato alla cittadinanza lucana.
Il percorso che l’attuale governo sta intraprendendo con il decreto “Sblocca Italia” porterà all’accentuarsi del fenomeno di impoverimento della Regione, un impoverimento di menti ed imprenditori (specie del settore agro-alimentare) seguito dall’ impoverimento della qualità della vita. Non dimentichiamo , ed è questo il punto più drammatico, che la nostra è tra le regioni italiane con più morti tumorali e da qui la necessità della stesura di un registro dei tumori, indispensabile per individuarne motivi e studiarne soluzioni.
Siamo nel 2014 ed è tempo di girare pagina e pensare ad investire soldi, menti e sensibilità nelle forme di energie rinnovabili e verdi. Siamo o no il Mezzogiorno d’Italia, dove il sole ha sempre illuminato il nostro cammino?