“Grazie all’impegno dei parlamentari lucani e del presidente della Regione Pittella, il testo del decreto sblocca Italia è stato indubbiamente migliorato. Per la Basilicata ci sono più risorse e un maggiore spazio di intervento rispetto a quanto era previsto nel testo iniziale del provvedimento. Ma all’art. 38 sulle procedure autorizzative in materia energetica, nonostante gli sforzi fatti, non ci sono modifiche tali da ripristinare il principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni. Ora si tratta quindi di essere conseguenti, traducendo l’ordine del giorno approvato a settembre dal Consiglio regionale in una formale impugnativa davanti alla Corte costituzionale”. E’ quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza davanti alla platea del congresso regionale di Lagacoop, in corso di svolgimento oggi a Potenza.
“Si tratta di chiedere alla Consulta – ha aggiunto Lacorazza – di pronunciarsi sul delicato tema delle prerogative delle Regioni. Del resto solo qualche giorno fa abbiamo impugnato l’articolo 36 dello stesso decreto e deciso di resistere nel giudizio che è stato sollevato dal Governo davanti alla Consulta nei confronti della nostra norma che escludeva le royalties (tutte) dai vincoli del patto di stabilità interno; quindi, a maggior ragione, dobbiamo impugnare l’articolo 38, che prevede di fatto l’anticipazione di una riforma Costituzionale che sottrae definitivamente alle Regioni, agli enti locali ed ai territori ogni potere in materia di autorizzazione delle attività petrolifere, unificando impropriamente le attività di ricerca e di coltivazione nel titolo concessorio unico. Questa è la mia opinione, che offro al dibattito del mondo politico, economico e della società. Credo sia utile e giusto confrontarsi senza pregiudizi, seguire e ascoltare tutte le voci che si esprimeranno come ha giustamente detto lo stesso presidente Pittella”.
“Ho scelto di esprimere la mia opinione qui, oggi – ha detto Lacorazza rivolgendosi alla platea del congresso di Legacoop – nel luogo dove si esprime un pezzo importante del mondo economico lucano, che conosce il valore sociale dell’impresa e lotta ogni giorno per difendere il proprio lavoro, perché impugnare l’art. 38 non è altra cosa dalla battaglia per l’efficienza, il cambiamento e innovazione, le cose che voi spesso reclamate alla politica. Perché l’innovazione non si fa rendendo i deboli sempre più deboli e i forti sempre più forti. Alle imprese cooperative che giustamente si lamentano per le lungaggini dei procedimenti amministrativi, per l’opacità di certi comportamenti della politica e della pubblica amministrazione, per i tanti, troppi lacci e lacciuoli che rendono difficile e a volte impossibile anche soltanto fare il proprio lavoro, vorrei dire che togliere ogni potere alle Regioni e agli enti locali, a chi cioè fra tanti limiti è comunque l’istituzione più prossima alla vita reale dei cittadini e delle imprese, non è una buona cosa. La sfida è definire ‘chi fa cosa’, come si partecipa e con quali tempi certi ad una decisione, stabilire fabbisogni e costi standard, fare le giuste perequazioni per garantire diritti a tutti”.
“Qui non è in atto una discussione astratta pro o contro il petrolio – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale -, perché il petrolio c’è, serve al Paese, si estrae da più di vent’anni ed ha un impatto forte sul territorio, in termini di ambiente e salute in primo luogo, oltre che per l’economia della regione. Ma sottrarre questa attività ad ogni forma di controllo e di programmazione da parte del territorio potrebbe generare problemi anche al sistema delle imprese. E tra l’altro, su un tema delicato come quello energetico, il controllo democratico delle risorse diventa essenziale anche per il mondo economico del territorio, che in un sistema decisionale completamente centralizzato finirebbe per soffrire ancora di più, per essere esposto al pericolo di dover andare ‘con il cappello in mano’ alla ricerca di qualche briciola”.
“Quando la Ministra Guidi è venuta in Basilicata – ha detto ancora Lacorazza -, al tavolo di confronto istituzionale erano sedute anche le rappresentanze del mondo del lavoro e delle imprese, comprese alcune persone presenti oggi in questa sala. Ciò è stato possibile perché stavamo affrontando una materia che in base alla vigente Costituzione è ‘concorrente’. Non so se con la centralizzazione dei poteri prevista dalla riforma del Titolo V e anticipata dallo sblocca Italia questo sarà ancora possibile. Non credo, sinceramente, che i termini del coinvolgimento, anche delle parti datoriali, saranno gli stessi. E allora mi chiedo: si può sbloccare l’Italia, e la Basilicata, senza i Comuni, senza la Regione, senza i territori, senza le imprese? Credo proprio di no, e spero sia ancora possibile una discussione su questi temi. Per me c’è anche il dovere della coerenza, che mi auguro non venga considerato un limite nella politica di oggi”.
“Non ho mai espresso un pregiudizio sul Memorandum del 2011, che di fatto avrebbe portato l’attività estrattiva ad una produzione di circa 180 mila barili al giorno. Ma ho sempre sostenuto che prima di nuovi accordi o intese si sarebbe dovuto fare un ‘tagliando’, cioè – ha aggiunto ancora il presidente del Consiglio regionale -una analisi ed una verifica di cosa aveva funzionato, cosa meno e cosa per nulla; ma soprattutto occorre definire i limiti alla produzione e al consumo del suolo. Oggi, senza catastrofismi e senza autodifese, sul tema ambiente salute e lavoro il tagliando va fatto. Questo è il cuore della questione. Anche per questo se ci sono dubbi di costituzionalità noi dobbiamo stare dalla parte del territorio e insieme agli amministratori locali, ai cittadini, alle associazioni, in alcuni casi anche con posizioni diverse, confrontiamoci per aprire davvero una nuova stagione, ascoltando anche il monito della Conferenza episcopale”.
“Nel frattempo – ha concluso Lacorazza – tocca anche a noi Regione fare la nostra parte: rafforzare il sistema di monitoraggio e controllo alle attività estrattiva, rafforzare piani di sicurezza e di protezione civile, realizzare un polo nel campo della medicina ambientale, aggiornare il registro tumori, attuare la legge 23/99 e approvare, in tempi ragionevoli, il piano paesistico regionale, rafforzare il dipartimento e gli uffici regionali che sempre più devono e dovranno garantire risposte immediata ed efficaci in coerenza di atti di pianificazione e programmazione che sono in capo alla politica”.