“Dalla Basilicata a Roma per dire a Renzi che è il peggior datore di lavoro di oltre 20 mila pubblici dipendenti lucani e per rivendicare servizi e riforma della P.A. che in Basilicata hanno un significato molto particolare, di garanzia per la qualità della vita dei cittadini e di efficienza rilanciando la sfida: efficienza, trasparenza, responsabilità e credibilità, in sintesi “autorevolezza delle Istituzioni”. Lo ha sostenuto Carmine Vaccaro, segretario regionale della Uil Basilicata che ha guidato la folta delegazione della Uil con i dirigenti delle organizzazioni di categoria di tutto il pubblico impiego, lavoratori, statali, dipendenti delle autonomie locali e di tutti i comparti dei servizi. E il punto di riferimento critico è la Legge di Stabilità, sottolineando che “la piazza di Roma suggerisce lo sciopero generale”. Nella Finanziaria 2015, chiediamo di mettere risorse per il finanziamento del rinnovo del contratto. Visti i tempi di approvazione, l’eventuale sciopero generale della categoria potrebbe tenersi entro la fine dell’anno. Ma per tornare ai problemi della P.A. Lucana – continua Vaccaro – noi crediamo che la staffetta generazionale che già da tempo avrebbe dovuto accompagnare il pensionamento di migliaia di pubblici dipendenti è una valida opportunità di occupazione giovanile.Ci vuole tanto a capire che, – prosegue Vaccaro – se negli ultimi quattro anni, a fronte di un sensibile calo dei dipendenti e della spesa per personale e redditi da lavoro, la spesa pubblica aumenta, fino a sfuggire a ogni controllo, il problema non è determinato dal rinnovo o meno del contratto di lavoro? Il governo Renzi vorrebbe incassare quei 16-17 miliardi di spending review, necessari per il prossimo anno, taglieggiando ancora una volta le retribuzioni dei pubblici dipendenti. Non si finga di dimenticare che le loro retribuzioni sono ferme al 1 gennaio 2009 e hanno determinato un sostanziale impoverimento del ceto medio di questo Paese. Se a questo si aggiungono le continue operazioni di distruzione della previdenza, con la riduzione degli assegni pensionistici più bassi, la cosa diventa grottesca. Anzi, gli effetti della riforma rischiano di incidere negativamente sull’erogazione dei servizi pubblici proprio perché vi sono misure penalizzanti -come, ad esempio, la mobilità coatta e il dimensionamento – nei confronti dei lavoratori che vi sono preposti. Ne deriveranno anche lo smantellamento della rete periferica pubblica, con il conseguente arretramento della presenza dello Stato sul territorio, e una nuova precarizzazione dei rapporti di lavoro. Se il Governo vuole salvare la Pubblica amministrazione, se si vogliono garantire ai cittadini e alle imprese servizi pubblici efficienti e funzionali alle loro esigenze, – conclude Vaccaro -occorre valorizzare il lavoro dei pubblici dipendenti, dal rinnovo dei loro contratti, con effetto dal 1°gennaio 2015. Senza contratto nessuna riforma potrà mai migliorare l’efficienza della Pubblica amministrazione”.