BENEDETTO (PRES. COMMISSIONE LUCANI ALL’ESTERO): VECCHIE E NUOVE STORIE DI EMIGRAZIONE, PRORITA’ ALLO “SBLOCCA LAVORO”
Nicola Benedetto, presidente della Commissione Lucani all’estero in una nota esprime le sue valutazioni dopo aver preso parte ad una serie di incontri a Wolfsburg, la capitale tedesca della Wolswagen, con il lavoratori italiani emigrati in Germania. Di seguito la nota integrale.
“Tornando da Wolfsburg, la capitale tedesca della Wolswagen, dove in qualità di Presidente della Commissione Lucani all’Estero ho partecipato ad incontri ed iniziative con i nostri lavoratori emigrati, la storia appresa dai giornali della scoperta in provincia di Varese di 12 operai di Francavilla in Sinni che “vivevano come schiavi”, mi provoca un doppio sentimento: amarezza e rabbia per la condizione di vita e lavoro di questi nostri corregionali e convinzione che il problema centrale per il nostro Paese e la nostra Regione non è lo Sblocca Italia e quindi come renderlo più o meno vicino alle nostre esigenze innanzitutto di tutela del territorio dalle trivelle ma lo “sblocca lavoro” nel senso di garantire lavoro e arginare l’emigrazione. Ho ancora in mente l’immagine a Wolsfburg dell’ “Emigrante” la scultura che, nel piazzale della stazione ferroviaria della città della Bassa Sassonia, ricorda l’arrivo negli anni sessanta dei lavoratori italiani, che hanno contribuito notevolmente al successo dalla Volkswagen. Per i traguardi di mercato internazionale del marchio dell’auto tedesca il lavoro degli italiani è stato decisivo: sono arrivati in migliaia con le valigie di cartone, vivevano nelle baracche (proprio come è accaduto ai cittadini di Francavilla ai confini con il Canton Ticino) e grazie alla loro forza di volontà sono riusciti a essere parte integrante della città. E all’interno della Volkswagen, molti nostri connazionali sono riusciti a ricoprire incarichi di prestigio. La nostra iniziativa in Germania è stata ancora più significativa perchè ha consentito a dieci giovani lucani neo diplomati di avviare uno stage presso la fabbrica automobilistica a riprova che oggi esportiamo cervelli e professionalità. Sulla vicenda dei 12 operai di Francavilla che si intreccia alla storia vecchia e nuova di tantissimi nostri emigrati pesa la responsabilità della classe dirigente del Paese e della nostra regione a dare risposte alla forte domanda di occupazione che è l’emergenza prioritaria da affrontare mettendo da parte interessi di partito o di altra natura”.