Lunedì 1° dicembre 2014 dalle ore 15 alle ore 16 a Roma nella sala del Senato di S.Maria in Aquiro in piazza Capranica è in programma un incontro e una conferenza stampa con Maipiù, il movimento nazionale promosso dai comitati degli alluvionati.
Dopo che nella giornata di domenica 30 novembre i rappresentanti di comitati e realtà di base nati fra i cittadini colpiti dalle alluvioni e disastri idrogeologici si saranno trovati a Roma per organizzare la propria rete, definire l’agenda delle iniziative ed assumere la piattaforma unitaria con le richieste, il Primo dicembre saranno nella Sala del Senato di S. Maria in Aquiro (Piazza Capranica) per consegnare ai parlamentari le proposte e l’appello a dare risposte.
La conferenza stampa, che seguirà la consegna del documento con la piattaforma e dei materiali ai parlamentari, intitolata “CONTRO LE ALLUVIONI? NOI ROMPIAMO GLI ARGINI”, convocata dal Senatore Francesco Campanella che ha accolto una sollecitazione del movimento, sarà occasione per presentare il movimento, le sue proposte e le sue grandi preoccupazioni per l’assenza di risposte durata troppo tempo nel Paese ma, anche, per la indeterminatezza del futuro che attende le comunità colpite.
Gianni Fabbris e Nicola Luberto, fra i promotori dell’incontro e rispettivamente rappresentanti del comitato dei cittadini alluvionati di Puglia/Basilicata e del Parmense, rispetto agli annunci di importanti finanziamenti per i prossimi anni da parte del Governo, commentano: “Dopo decenni di assoluta sottovalutazione, certamente c’è un problema di risorse da impegnare nella messa in sicurezza e nella prevenzione ma, per evitare che gli investimenti di denaro pubblico si trasformino in una ennesimo via libera per una nuova stagione dell’appaltificio nazionale, c’è, soprattutto, un problema del quadro normativo e di un serio riordino delle politiche di gestione e di tutela dei territori a rischio. Come si concilia la necessità dell’inversione dei devastanti processi di cementificazione e di impermeabilizzazione dei suoli che si sono determinati nei decenni scorsi (che tanta parte hanno avuto insieme all’incuria ed all’abbandono rurale nell’aumento degli effetti devastanti dei fenomeni alluvionali e delle frane) con le norme previste dallo “Sblocca Italia” che, nei fatti, bypassa i controlli e le procedure senza sostituirle con altre garanzie?”. Osservano ancora: “Se poi parliamo di finanziamenti, una cosa deve essere chiara fin dall’inizio: servono soldi non solo per sistemare argini e riordinare il territorio ma anche per soccorrere le comunità colpite che aspettano da troppo tempo di essere aiutate a superare le enormi difficoltà economiche in cui sono precipitate per l’inefficacia o l’assenza di indennizzi e misure di sostegno. Sia chiaro fin d’ora che, per noi, per ogni Euro stanziato per la messa in sicurezza del territorio, serve un Euro per il soccorso alle comunità colpite.”.
Questo e altri temi verranno affrontati nell’incontro di lunedi che sarà occasione per incontrare la delegazione di rappresentanti di comitati degli alluvionati e di realtà di tutta Italia che si occupano di tutela delle comunità colpite da dissesto idrogeologico che, per l’occasione, porteranno un dono simbolico alle classi dirigenti ed all’opinione pubblica.
Questa la lista degli oggetti che compongono il cadeau che sarà simbolicamente donato:
– un badile ed un paio di stivali (omaggio dalla Liguria e dal Veneto), ormai il kit di sopravvivenza di dotazione per chi vive nelle aree a rischio idrogeoligico
– una confezione di fango fresco da Parma ed una zolla secca dalla Sardegna, simboli della condizione in cui sono state lasciate fin qui le comunità alluvionate
– il documento con le proposte avanzate dai comitati degli alluvionati elaborato dalle realtà di tutta Italia, frutto della conoscenza diretta dei problemi e delle aspettative positive dei cittadini
– due sacchetti di sabbia (in arrivo dal confine fra Puglia e Basilicata e dalla Sicilia), normalmente usati per provare a contenere l’acqua che invade le case e le vite ma che potrebbe non bastare a contenere l’indignazione di chi da troppo tempo attende risposte e non può più attendere.