Il Comitato No Inceneritore a Matera organizza un autobus per il corteo regionale di giovedì 4 dicembre a Potenza per sostenere la protesta contro l’ignobile legge Sblocca Italia che devasterà la Basilicata con il raddoppio delle trivellazioni e la possibile costruzione di nuovi inceneritori.
Giovedì 4 dicembre il raduno è previsto alla stazione di Villalongo a Matera alle ore 8.30 e partenza ore 8.45. Arrivo a Potenza ore 10.00 e partecipazione al corteo. Rientro previsto con partenza alle ore 13.00. Contributo pulmann 8 euro cadauno. Per prenotazioni chiamare il 3470622542.
Nino Carella del Pd ha inviato una nota sulle manifestazioni di protesta che riguardano l’articolo 38 del Decreto Sblocca Italia.
La protesta spontanea contro il petrolio, nata sui social network e diffusasi poi nelle piazze, nelle scuole, nei consigli comunali di mezza Basilicata, è nata senza testa, e tale deve rimanere.
Il rischio, altrimenti, è che a qualcuno venga la tentazione di metterci il proprio cappello. Antico vizio della politica, invero non solo lucana, quella di cavalcare le piazze in agitazione per fini diversi, e discutibilmente collaterali.
Si assiste così, ad esempio, al tentativo da parte di diversi gruppi politici di affiancare alla sacrosanta protesta contro lo Sblocca Italia, la richiesta di far venir giù per questo l’intera giunta regionale. Legittimo: ma questa linea chi l’ha decisa?
E si assiste così, anche, alla vergognosa strumentalizzazione delle delibere di alcuni Comuni (tra i quali spicca Matera) che pur pronunciandosi criticamente contro la visione di un sviluppo basato solo sul petrolio, e in maniera acritica rispetto all’impatto ambientale e sulla salute dei cittadini fin qui registrato (e senza – figuriamoci – tenere in alcun conto i timori rispetto all’impatto che ulteriori maggiori estrazioni potrebbero far registrare), sono state ritenute non sufficientemente contro. E questo, chi lo ha deciso?
A parte il legittimo indiscutibile diritto di interpretare la realtà secondo il proprio soggettivo metro di giudizio, si deve denunciare con forza ogni tentativo di manipolazione della realtà, che ha il fine di arrivare a far dire alla pubblica opinione (operazione sempre agevole su temi così complessi, nei quali è comunicativamente più facile dividere i buoni dai cattivi, e additare un unico mostro) che il Comune di Matera è a favore del petrolio.
Ora, io capisco che tale operazione possa portare un qualche sollievo ai pruriti accumulati nel corso degli ultimi anni a chi ha fatto della lotta (questa sì senza se e senza ma) contro il Sindaco Adduce una ragione di vita, magari anche nella legittima aspettativa di sostituirlo.
Ma siamo sicuri che alla comune causa faccia bene il tentativo di non annoverare anche la Capitale della Cultura dalla parte del fronte del NO al Petrolio? Solo perché la delibera (ininfluente rispetto all’iter amministrativo dell’impugnativa, ma dal valore fortemente simbolico) sottintende la richiesta di impugnazione a possibili ed eventuali modifiche parlamentari dell’art. 38?
Che è poi la posizione del PD Regionale. E non si capisce davvero perché la posizione del PD Regionale (dove magari si è in maggioranza) debba andar bene, e la stessa debba invece andar male in Consiglio Comunale (dove invece si è in minoranza). Peraltro a guardar meglio il merito delle questioni, la decisione del PD Basilicata è un tantinello più vincolante di quella del Consiglio Comunale, nella classifica della gerarchia delle fonti (politiche, non giuridiche). Contrariamente a quanto si vorrebbe far credere, montando casi sproporzionati sui giornali e sui social network, e danneggiando in definitiva l’intero Movimento, per un pugno di consensi.
Quindi, se si voleva raggiungere un qualche risultato concreto e non a chiacchiere, l’arena di scontro era un’altra; ma lì, forse, difettavano le telecamere.
Per dirla in metafora, risulterebbe ad esempio debole la posizione di chi, in nome di una sbandierata anima animalista, protestasse con veemenza nelle piazze contro i ristoranti che servono carne, e non riesca invece poi a convincere la propria moglie a togliere il pollo dal menù.
E questa debolezza pervaderebbe l’intero Movimento.
E quindi grazie dell’impegno, ma non siamo la somma di debolezze; abbiamo invece bisogno di una sola e unica forza per dire chiaro che non un solo barile di petrolio deve essere estratto in più, prima che non vengano affrontati i numerosi problemi che già il livello attuale di estrazioni ha prodotto: impatto limitato sullo sviluppo, numerosi episodi di inquinamento segnalati, timori diffusi sulle conseguenze negative delle attività estrattive sulla salute.
Quindi giù le mani (e i cappelli) dal Movimento: lasciamo fuori dalla porta, per favore, le vostre noiosissime lotte per il potere.
Tutti in piazza, invece, e possibilmente senza bandiere, per offrire alla Basilicata una visione dello sviluppo coerente con le proprie risorse e potenzialità. Che non sono solo Petrolio.
E la città di Matera, com’è evidente, sarà al nostro fianco.
Nino Carella, Direzione PD Matera
SBLOCCA ITALIA: PRINZI, OCCASIONE PER “FARE IL TAGLIANDO”
Vittorio Prinzi, già consigliere provinciale e sindaco di Viggiano.
Condivido la presa di posizione del Presidente del Consiglio Regionale Lacorazza il quale, nel sostenere la necessità di impugnare l’art. 38 dello Sblocca Italia presso la Corte Costituzionale, spesso ribadisce che è questo il momento di “fare il tagliando” sulla questione petrolio, prima ancora di autorizzare altre estrazioni o di sottoscrivere altri accordi, a bocce ferme, come si suol dire, per le quantità fino ad oggi autorizzate. Facciamo un feedback e verifichiamo che cosa è avvenuto in questi quindici anni di esperienza col petrolio, a cominciare dagli effetti sulla salute e sull’ambiente e dal rispetto degli accordi sottoscritti nel 1998, che molti, alla luce del nuovo, vogliono ormai archiviare, per finire poi all’uso molto discrezionale e improduttivo delle royalties. E comincio proprio da qui: tutto questo flusso di danaro (si pensi solo all’importo complessivo incassato dalla Regione Basilicata dal 1998 al 2013 di 1.144.581.431,40 euro!) finora non ha consentito di introdurre elementi di cambiamento, di creare posti di lavoro, di frenare l’emigrazione dei giovani e lo spopolamento dei nostri paesi. Non abbiamo visto una sola opera significativa in Val d’Agri o in Basilicata realizzata con le royalties! Infatti, buona parte di esse è stata utilizzata per elargire contributi e fronteggiare emergenze nell’ambito della spesa corrente. Una Regione-bancomat, insomma! E’ pur vero che con il P.O. Val d’Agri la Regione ha messo a disposizione dei 35 comuni del comprensorio del petrolio 350 milioni di euro per creare lavoro, migliorare la qualità della vita… ma sono passati dieci anni dal suo avvio e poco o nulla di rilevante è stato fatto, privo, come è stato evidenziato dagli stessi attori locali, di una strategia significativa e di progetti promotori e facilitatori di sviluppo territoriale. E oggi si assiste giorno per giorno al fallimento di una sfida: trovare nel petrolio una marcia in più per lo sviluppo, contando su una risorsa che non si sarebbe sostituita, ma si sarebbe aggiunta a tutte le altre, e realizzare la compatibilità tra tutte le potenzialità del territorio, tendendo ad uno sviluppo integrato, con l’impiego delle risorse finanziarie derivanti dal petrolio stesso. Invece, a causa della mancanza di investimenti in altri settori produttivi (agricoltura, turismo, beni culturali, artigianato…), si va affermando sempre più una tendenza “monocolturale” incentrata esclusivamente sull’attività petrolifera, che “infiacchisce” tutte le altre attività e soprattutto la volontà dei giovani ad intraprenderle.
Si pensi, inoltre, che, a quindici anni dall’accordo col Governo, gli impegni non sono stati ancora onorati per la Saurina, in costruzione da 40 anni, per la Tito-Brienza, necessaria per collegare la Val d’Agri al capoluogo di regione, ed infine per il completamento dell’aviosuperficie di Grumento. Al netto di tutti i possibili ostacoli burocratici, il dato di fatto è che quelle opere, indispensabili allo sviluppo dell’area, sono rimaste sulla carta. Inoltre, anche gran parte del protocollo d’intesa con l’ENI è da realizzare, soprattutto in quegli articoli che vanno oltre la logica del risarcimento e della compensazione ambientale e manifestano l’intenzione di incidere nel tessuto culturale, sociale ed economico del territorio interessato dalle attività estrattive. Si veda lo stato dell’arte sull’Osservatorio Ambientale, con sede a Marsiconuovo, ancora inoperoso in una realtà quotidianamente a rischio, sulla Fondazione Mattei, di cui ancora ci si interroga sul ruolo, data l’inconsistenza del suo operato, sulla Società Energetica Lucana insieme alla questione dell’uso delle enormi quantità di gas metano reso disponibile da accordi con ENI, sugli aiuti alle attività produttive attraverso una rete d’imprese, di cui l’ENI avrebbe dovuto essere capofila.
E poi c’è la questione più importante: la tutela della salute. E’ poco richiedere all’ENI, soprattutto per il Centro Olio e dopo gli episodi di “sfiaccolamento” ad alto rischio, l’impiego di tecnologie le più avanzate possibili per garantire la sicurezza. Ancora non è dato sapere se esiste una correlazione tra attività petrolifera e patologie tumorali in Val d’Agri. Sono in corso da qualche anno studi, di cui sarebbe doveroso attendere gli esiti; e mi riferisco in particolare allo screening per il registro tumori, curato dalla Regione Basilicata insieme all’Istituto di Sanità, e alla V.I.S. (valutazione impatto sanitario) condotta e finanziata solidalmente dai Comuni di Viggiano e Grumento Nova. E’ in discussione sulla vicenda petrolio la credibilità stessa della Regione, delle istituzioni locali e di un’intera classe politica e dirigente. Tra quelli che protestano non ci sono i soliti ambientalisti rompiscatole o quelli che nel petrolio non hanno mai creduto, ma anche tanti delusi da uno sviluppo sperato e mancato per inettitudine di chi ci ha governato e ci governa, incapace di ottenere il rispetto degli accordi, di programmare l’uso delle risorse e di finirla una buona volta con la politica del…friggi e mangia, alla spasmodica ricerca del consenso!