Riceviamo e pubblichiamo la nota di Vito Petrocelli, portavoce M5S al Senato della Repubblica: “Commissione industria ed energia: Renzi e la legge di stabilità per l’Eni”
Il governo del Pd è sempre più il governo della lotta ai poveri e non alla povertà: è esigente sui cittadini ed è latitante verso la grande industria energivora.
Nelddl 1698, Legge di Stabilità, è stato presentato un emendamento del M5S (prima firma Vito Petrocelli), completamente distorto dal Governo nel suo intento di recupero di fiscalità, per non disturbare l’Eni e la lobby del petrolio. Per cui, da un recupero di tassazione possibile di più di 1 miliardo di euro all’anno, canone calcolato con i parametri dell’emendamento M5S, si è passati alla ridicola cifra di 1 milione di euro in più, calcolato con l’aggiornamento attuato dal Governo. Esattamente, si passa da un gettito annuale di1.647.668,75 a un importo annuo di 2.625.485 euro.
IlMovimento 5 Stelle chiedeva l’adeguamento dei canoni di prospezione sismica, ricerca petrolifera e concessioni di coltivazione mineraria al fine di reperire consistenti entrate fiscali, adeguandoli alla normativa della Norvegia, nono produttore al mondo di petrolio con circa 7 miliardi di barili di riserva (poco più di 1 miliardo sono invece le nostre riserve secondo l’Aspo).
Lanormativa italiana, prima della richiesta del M5S, prevedeva per la prospezione sismica irrisori importi di 3,65 euro per chilometro quadrato, di 7,30 euro per il permesso di ricerca, 14,61 e 29,21 per il permesso di ricerca in prima e in seconda proroga, 58,42 euro per il ventennale permesso di concessione di coltivazione e 87,63 euro per la concessione in proroga decennale. Dopo la presentazione dell’emendamento del Movimento, il Governo ha adeguato in maniera sempre irrisoria i canoni che sono passati, rispettivamente, a 5 euro a kmq la prospezione sismica, a 20 euro il primo e secondo permesso di ricerca e a 100 euro le concessioni di coltivazione sia di prima istanza che in proroga decennale.
Laproposta del M5S consisteva invece in un recupero fiscale tra i 109 milioni di euro e i 540 milioni di euro all’anno per i soli permessi di prospezione (2 mila euro a kmq) e di ricerca (3 mila euro), tra i 270 milioni e i 540 milioni per la ricerca in prima e seconda proroga (5 mila e 10 mila euro a kmq), fino ad arrivare ad oltre un miliardo di euro all’anno per i permessi dicoltivazione in prima istanza (20 mila euro a kmq) e in proroga (25 mila euro). L’emendamento, tra l’altro, aggiungeva anche tasse per la produzione di CO2 (50 euro la tonnellata) e di NOX (2 mila euro la tonnellata).
Iltutto è stato calcolato secondo il Rapporto annuale della direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche (DGRME), al 312 dicembre 2013, per il quale risultano vigenti sul territorio italiano 115 permessi di ricerca (di cui 94 in terraferma, e 21 in mare) e 200 concessioni di coltivazione (di cui 134 in terraferma e 66 in mare), con una estensione delle aree impegnate dall’attività estrattiva in terraferma pari a 38.259 kmq e di quelle interessate dall’attività di ricerca pari a 16.292,85 kmq. Mentre, nel corso dell’anno 2013, l’attività di perforazione ha interessato 22 postazioni, per un totale di 46.365 metri perforati.