“C’è un solo strumento in grado di consentire di “ritrovare” i 2,5 milioni di royalties “scomparsi” come denuncia il coordinamento No Triv: l’installazione al Centro Oli di Viggiano e alla partenza dell’oleodotto Viggiano-Taranto, vale a dire prima che il greggio appena raffinato sia imbarcato nelle navi per raggiungere il porto di Istanbul dove i controlli sono impossibili, idonei strumenti di misurazione, determinanti per il calcolo esatto delle royalties a favore della Regione e delle accise a favore dello Stato”.
Lo afferma il presidente del Csail Filippo Massaro che aggiunge: “non bastano in proposito i rilievi della Corte dei Conti se poi non cambia nulla nel meccanismo Eni in veste di controllore-controllato”.
“La memoria purtroppo non aiuta tutti a ricordare l’inchiesta del 2010 ad opera della Procura di Milano con il rinvio a giudizio per dodici persone tra manager e dirigenti di Eni e Snam Rete Gas secondo l’accusa di ostacolo all’ attività degli organi di vigilanza alla violazione della legge sulle accise con il sospetto che i “contatori truccati” abbiano gonfiato le bollette dei cittadini e ridotto il gettito fiscale spettante allo Stato, di fatto, rilancia la battaglia del Csail sul controllo dell’estrazione effettiva di petrolio e gas dai pozzi della Val d’Agri privi, da sempre, di contatori. All’epoca auspicammo che l’indagine della magistratura milanese producesse l’effetto di un’attenzione particolare da parte della magistratura di Potenza tenuto conto che nel nostro caso i dati di produzione di idrocarburi sono di fonte diretta dell’Eni senza possibilità di controlli e verifiche se non periodici e formali da parte di un ufficio delegato dalMinistero allo Sviluppo Economico che ha sede a Napoli e si limita a una “lettura” di registri.Come ricostruito dalle indagini dei magistrati milanesi, tra il 2003 e il 2007, un flusso di quasi 20 miliardi di euro sarebbe stato sottratto all’ accertamento delle accise. Non riusciamo ad immaginare – sottolinea il Csail – che cosa possa succedere per le accise sul petrolio estratto in Val d’Agri oltre che per la determinazione delle royalties spettanti alla Regione Basilicata, ai Comuni valligiani, indi ai cittadini lucani
“La memoria purtroppo non aiuta tutti a ricordare l’inchiesta del 2010 ad opera della Procura di Milano con il rinvio a giudizio per dodici persone tra manager e dirigenti di Eni e Snam Rete Gas secondo l’accusa di ostacolo all’ attività degli organi di vigilanza alla violazione della legge sulle accise con il sospetto che i “contatori truccati” abbiano gonfiato le bollette dei cittadini e ridotto il gettito fiscale spettante allo Stato, di fatto, rilancia la battaglia del Csail sul controllo dell’estrazione effettiva di petrolio e gas dai pozzi della Val d’Agri privi, da sempre, di contatori. All’epoca auspicammo che l’indagine della magistratura milanese producesse l’effetto di un’attenzione particolare da parte della magistratura di Potenza tenuto conto che nel nostro caso i dati di produzione di idrocarburi sono di fonte diretta dell’Eni senza possibilità di controlli e verifiche se non periodici e formali da parte di un ufficio delegato dalMinistero allo Sviluppo Economico che ha sede a Napoli e si limita a una “lettura” di registri.Come ricostruito dalle indagini dei magistrati milanesi, tra il 2003 e il 2007, un flusso di quasi 20 miliardi di euro sarebbe stato sottratto all’ accertamento delle accise. Non riusciamo ad immaginare – sottolinea il Csail – che cosa possa succedere per le accise sul petrolio estratto in Val d’Agri oltre che per la determinazione delle royalties spettanti alla Regione Basilicata, ai Comuni valligiani, indi ai cittadini lucani
Al Governatore Pittella, impegnato ad ottenere da subito più royalties del petrolio lucano, rinnoviamo la richiesta di chiarire, una volta per tutte, il “giallo” del greggio che dal Centro Oli Agip di Viggiano attraverso l’oleodotto Viggiano-Taranto viene imbarcato nel porto di Taranto per raggiungere porti della Turchia da dove ritorna in Italia e, contestualmente, affrontare la questione del controllo effettivo della produzione, quella che abbiamo definito l’assenza di “contatori” attendibili per il calcolo dei barili estratti che è appunto legato al calcolo delle royalties dovute dall’Eni alla Regione e ai Comuni del territorio petrolifero.
Per ordine – spiega Filippo Massaro – L’ultimo report dell’ICE (Istituto per il Commercio con l’Estero) ci informa che al terzo trimestre 2013 il petrolio greggio esportato dalla Val d’Agri ammonta a 117 milioni 308 mila eurocon un incremento del 120,3% rispetto al terzo trimestre 2012. La provincia di Potenza è la prima in assoluto per l’export di greggio in Turchia. Dunque la via turca del petrolio lucano si consolida a dimostrazione che – continua Massaro – il petrolio è al centro di un affare energetico colossale.