“I governatori di Sicilia e Basilicata, Crocetta e Pittella, non svendano le regioni che amministrano ai petrolieri. Il tempo sta per scadere: impugnino come hanno già fatto i governatori di Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto la legge 166/2014 di conversione del decreto 133/2014, impropriamente detta Sblocca Italia, e non immolino la tutela dell’ambiente in nome di ‘poche e maledette’ royalties”.
Lo dichiarano Annalisa Corrado e Fabio Granata, rispettivamente portavoce e coordinatore nazionale di Green Italia, in merito alla campagna di mobilitazione #Sbloccafuturo #Bloccaildecreto lanciata dalle maggiori associazioni ambientaliste italiane.
“Oggi Green Italia – continuano Granata e Corrado – è in piazza a Palermo con ANCI Sicilia, sindaci siciliani, ambientalisti e comitati per dire no al folle progetto di trivellare il Canale di Sicilia, e continuerà ad essere al fianco di tutti coloro che, con decisione e cognizione di causa dicono no a folli progetti petroliferi, pericolosi ed economicamente inutili per le regioni interessate. La propaganda fossile parla di 40mila nuovi posti di lavoro con il programma di trivellazioni, il che è una frottola perché basti pensare che in tutta l’Arabia Saudita, per citare un paese che ha una produzione immensamente maggiore dell’Italia, gli impiegati dell’industria petrolifera sono 50mila. Senza contare il fatto che i posti di lavoro creati sarebbero a tempo, mentre investimenti seri in valorizzazione del patrimonio ed energie rinnovabili diffuse e decentrate costruirebbero un indotto stabile e duraturo”.
“Non c’è nessun tesoro petrolifero nei mari e nel sottosuolo del nostro Paese, che detiene invece l’enorme ricchezza di un patrimonio artistico e naturale unico al mondo, che va tutelato dagli appetiti speculativi di un’insana commistione di affari e politica” – concludono Corrado e Granata.
PAGANO (CD): ART. 38, CORRIDOIO DIPLOMATICO RIDOTTO A VICOLO CIECO
“L’atteggiamento assunto da sei Regioni – Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto – che hanno deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale entro il 10 gennaio la legge 166/2014 di conversione del decreto 133/2014 (Sblocca Italia) non credo consenta alla nostra Regione altri margini di cosiddetta mediazione”. E’ quanto afferma Francesco Pagano componente della direzione regionale di Centro Democratico e consigliere comunale a Brienza. “Il cosiddetto corridoio diplomatico perseguito dal Governatore Pittella – aggiunge – si è ristretto ad un vicolo cieco che quindi non porta alcun risultato. Come ha sostenuto il nostro capogruppo in Consiglio Regionale Nicola Benedetto è nostro dovere principale mettere in campo tutte le azioni di autotutela degli interessi dei nostri territori, in primis l’impugnativa dell’art.38”. Nell’evidenziare che sono già numerosi i consigli comunali del Marmo-Melandro e di tante altre aree della provincia di Potenza che si sono espressi in questo senso, Pagano aggiunge che “anche la comunità burgentina sta pagando le conseguenze di impegni e promesse mai mantenuti sia in termini di infrastrutture viarie e civili che tardano a realizzarsi che di occupazione. Non ce l’ho certamente con i miei coetanei siciliani che hanno la fortuna di lavorare in Val d’Agri per le imprese appaltatrici Eni ma da esponente istituzionale e politico raccolgo tutti i giorni la solita domanda da parte di tanti giovani: perché noi lucani non possiamo lavorare? E’ dunque innegabile che l’attività di estrazione, produzione e lavorazione presso il Centro Oli Eni di Viggiano, non ha prodotto nessuno degli obiettivi che la Regione, nel 1998, con il primo Protocollo di intesa con l’Eni, aveva immaginato. Non ha creato ricchezza per il territorio e tanto meno posti di lavoro – se non in numero limitato e a tempo determinato – ed invece ha avuto e continua ad avere effetti fortemente negativi sulle attività agricole e produttive dei comprensori petroliferi, sull’immagine turistica dell’intera Basilicata, sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Pertanto non può non allarmarci la situazione facilmente prevedibile che si scatenerebbe con l’attuazione dell’art.38 dello Sblocca Italia così come è stato approvato da Governo e Parlamento”.