“Il Ministro alla Salute Lorenzin ha scaricato direttamente sulle Regioni la responsabilità di dare seguito al Patto per la Salute sostenendo che il 2014 è stato l’anno della programmazione e che ora tocca alle Regioni dare seguito al Patto. Da parte nostra non possiamo che ribadire quello che abbiamo affermato nell’assemblea regionale di Matera: non si riduca ad una questione finanziaria, vale a dire di minori trasferimenti statali, anche perchè la proposta di rimodulazione delle fasce di reddito per il pagamento al SSR (con l’introduzione della fascia di reddito di oltre 75mila euro sulla quale far ricadere una maggiore spesa dei ticket) è da tempo sui tavoli della Regione. Piuttosto il Patto per la Salute e quindi il 2015 devono essere l’ occasione per una svolta nell’integrazione pubblico-privato”. E’ quanto sostiene Antonio Flovilla, presidente di Anisap Basilicata – aderente a FederAnisap, un universo dell’eccellenza sanitaria con 11mila strutture, 24mila dipendenti, un volume di oltre 500mila prestazioni erogate nel 2013 – per rilanciare la candidatura delle strutture private accreditate ad integrarsi sul territorio con le credenziali – qualità, flessibilità, specializzazione, posti di lavoro – acquisite sul campo, diventando protagonisti del cambiamento. Se questa consapevolezza raggiunge i politici-amministratori cogliendo il Patto per la Salute come opportunità per una svolta – dice Flovilla – si può realmente cambiare. E ripartiamo dalle parole del Ministro Lorenzin : “bisogna ripensare a un nuovo rapporto tra pubblico e privato, perché abbiamo bisogno di questa sinergia dove lo Stato non perde la propria leadership, che poi è al servizio del paziente in un sistema universalistico, e far entrare dentro anche nuove energie non è un peccato, non è un tabù, è la scommessa per rendere il nostro futuro attuale”. La nostra strategia – spiega il presidente di Anisap – si basa su una prospettiva di integrazione e collaborazione (mai di sostituzione), dal momento che la flessibilità e la snellezza organizzative e gestionali del settore consentono di ridurre i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie, nel rispetto delle esigenze di efficienza delle risposte, appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici, controllo, coordinamento e razionalizzazione delle risorse, miglioramento degli standard di qualità dei servizi. Quanto all’innegabile questione finanziaria, essa va affrontata in tutti i suoi aspetti perchè con la Legge di Stabilità appena votata in Parlamento cambiano i criteri di riparto del fondo sanitario che dovranno tener conto anche del raggiungimento di determinati standard di qualità ed è prevista l’intesa in Stato Regioni entro il 30 aprile 2015. E allora siamo proprio sicuri che limitando l’intervento sulla sanità ai soli tagli a sprechi e inefficienze (che nessuno nega) accumulati dal servizio pubblico, non si possano recuperare gran parte dei soldi da risparmiare ?
C’è inoltre un comma significativo inserito nella Legge di Stabilità: il
Comma 556 “Eventuali risparmi nella gestione del Servizio sanitario nazionale effettuati dalle regioni rimangono nelle disponibilità delle regioni stesse per finalità sanitarie”.
Non dobbiamo dimenticare che il fondamentale principio ispiratore del nostro sistema sanitario è quello della centralità del cittadino. A tale proposito – ed è la tesi che sosteniamo da sempre – un miglioramento della qualità e delle performance della sanità, oltre che della sua sostenibilità, può essere prodotto attraverso una azione di rafforzamento della cosiddetta medicina del territorio, dalla medicina di base, alla assistenza domiciliare, alla prevenzione, alla riabilitazione. Un sistema in cui il paziente è al centro e in cui si trova un connubio tra sostenibilità ed efficienza, tra il costo e la qualità della prestazione.Altra occasione per cambiare è l’imminente giro di nomine nella sanità lucana per affermare nei fatti i principi di managerialità e professionalità senza ricorrere a nomine di parte politica. Sempre nella Legge di Stabilità viene stabilito che l’accertamento da parte della Regione del mancato conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali costituisce per il direttore generale grave inadempimento contrattuale e comporta la decadenza automatica dello stesso e che sempre la verifica del conseguimento, da parte dei direttori generali, degli obiettivi di salute e assistenziali, costituisce adempimento ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del Ssn, ed è effettuata nell’ambito del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea.
Il nostro sistema sanitario – conclude Flovilla – si trova ad affrontare due importanti sfide: l’innovazione e la sostenibilità finanziaria e strutturale del sistema. Solo una visione ampia che superi i confini della sanità può considerare correttamente i benefici del settore della sanità e della salute dei cittadini anche in altri ambiti (economico, produttivo e sociale).