Il materano Francesco Cascino, consulente di progetti di arte contemporanea, ha scritto una lettera aperta indirizzata a Babbo Natale. La riportiamo integralmente
Caro Babbo Natale…
Ti scrivo perché dicono sia tempo di bilanci.
Per quanto io viva da sempre senza troppi perimetri temporali, definendo lo spazio con le informazioni che arrivano dalla vita e dagli artisti, dalle esperienze e dagli amici, dalla gioia e dalla sofferenza, o almeno ci provo, tutti dicono che ogni tanto bisogna fare bilanci.
Da quelli più saggi e bravi di me, fino alle persone semplici, dai potenti, fino a chi non vive nei piani alti della società, sono tutti convinti che i numeri vengano prima di tutto e di tutti.
Io e te sappiamo bene che non è così: le masse vivono insieme perché hanno paura della solitudine. Frequentano spiagge affollate ma non si rivolgono la parola. Per cui molti assumono atteggiamenti sociali e prassi consolidate per non sentirsi soli, ma in realtà chi ha cambiato il mondo, chi ha vissuto fino in fondo, chi ha aperto strade inesplorate, è sempre stato lasciato solo o isolato da corrotti e corruttori, conservatori e pavidi, dittatori e imbonitori, finti leader di cui nessun uomo libero e lucido sente il bisogno. Chi ha rotto gli schemi è sempre stato anticonformista, ribelle senza essere antisociale; un testardo in ascolto, produttore di sogni realizzabili.
Magari io avessi questo coraggio, Babbo Natale. Magari. Tu che scendi dai camini tutto sporco di fuliggine e grasso di renna per portare la gioia del regalo, invece di credere alla favola del tuo vestito bianco e rosso inventato dalla Coca Cola, perché non mi porti un po’ di coraggio?
Il coraggio di usare la mente, gli occhi, i sensi.
Il coraggio di vivere senza troppi numeri, per esempio, ricordandosi che i numeri certi e certificati di Lehman Brothers hanno portato (ad oggi…) 7 anni di crisi e disgrazie mondiali, per esempio. Il coraggio di vivere di conoscenza, istinto e ragione insieme. Il coraggio di vivere nutrendosi di sapienza, arte e simboli di senso, come si sono nutrite tutte le grandi imprese degli uomini dalla notte dei tempi, per esempio. Il coraggio di sognare nuove risposte ai nuovi bisogni dell’uomo, come solo gli artisti sanno fare da millenni, il coraggio di proporre nuova realtà oltre le immagini della pubblicità, oltre l’aria delle piume della moda, oltre lo star system imperante, oltre la comunicazione costruita delle icone, prefabbricata per indurre sogni e bisogni.
Insomma un regalo intelligente.
Un regalo di sostanza, una luce nella stanza, una voce permanente che cambia ogni giorno e si intona con il tempo, il mondo, le diversità. Centri di gravità impermanenti e identitari che non si fanno imprigionare in nessun dogma e da nessuna scuola, liberi di navigare la vita attraverso l’espressione della vita stessa, inseguendo il vento invece che narrazioni fascinose e statiche che regalano certezze impossibili. Un po’ come fanno le immagini di senso degli artisti intelligenti, insomma, che alimentano il senso critico e dialogano con ognuno di noi in modo diverso e personale, senza promesse.
Ecco, un regalo così sarebbe perfetto. Una mappa senza strade obbligate, fatta di simboli atavici e chiavi universali che si aprono solo se le si usa con curiosità, da soli o in compagnia, nudi o vestiti, aperti a ogni tempesta.
E poi continua così tutto l’anno.
Perché questa storia che a Natale siamo tutti più buoni ci ha veramente stufato, non se ne può più. Come si fa, dico io, a credere alla favola della bontà quando tu per primo dispensi regali diversi. La bontà è cosa basica, uno dovrebbe averla tutti i giorni. Diversa è l’umanità, la complessità degli uomini, l’intelligenza emotiva, fonte primaria di ogni evoluzione, rivoluzione e conquista concreta.
L’intelligenza emotiva ha mosso Olivetti verso la creazione della prima azienda italiana, per esempio, prima che sarti e meccanici non riportassero le fabbriche all’età delle piantagioni di cotone. L’intelligenza emotiva ha fatto dell’IRI la prima azienda del mondo finché la bassa politica non ci ha messo le mani. L’intelligenza emotiva, quella che cambia idea ogni giorno e prende informazioni dall’arte, è la vera identità italiana.
E non aspetta regali.
Auguri Babbo Natale, e togliti quel vestito di tradizione pubblicitaria occidentale, tu che sai come orientarti.
Se la pubblicità può decidere come ti vesti, allora gli artisti e tutti noi che siamo liberi possiamo inventarci qualunque cosa sul tuo conto.
Tuo,
Francesco