Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla gente della sua terra dall’imprenditore di Santeramo Pasquale Natuzzi.
Cari cittadini, come Presidente della più grande azienda del nostro territorio, in vista del nuovo anno, avverto il dovere di informarvi personalmente su tutto quello che abbiamo fatto e stiamo facendo per venire fuori dalle difficoltà e tornare a guardare al futuro con maggiore fiducia e ottimismo. Prima di parlarvi del presente e del futuro, un brevissimo cenno al passato. La nostra azienda è cresciuta per quasi un trentennio sull’onda della cosiddetta “democratizzazione” del divano in pelle. Grazie a questa idea, rendere il divano in pelle accessibile a tutti, siamo diventati leader nel mondo e abbiamo contribuito a diffondere nel territorio benessere, ricchezza e cultura d’impresa. Agli inizi degli anni 2000, con l’avvio della globalizzazione, lo scenario del nostro settore è radicalmente cambiato. Nuovi concorrenti, localizzati nei paesi emergenti, hanno iniziato a vendere prodotti del tutto simili ai nostri a prezzi stracciati. Questi concorrenti potevano contare sulla vicinanza ai mercati, su una enorme disponibilità di manodopera a basso costo, su un sistema Paese estremamente competitivo (con servizi e infrastrutture in continua crescita) e su una grande disponibilità di materie prime a costi concorrenziali. Per non disperdere tutto quello che avevamo costruito in quarant’anni di sacrifici, dovevamo trasformarci e affrontare la sfida impostaci dalla globalizzazione. Due gli obiettivi: competere ad armi pari con i nostri concorrenti e difendere le produzioni italiane. Per centrare il primo obiettivo abbiamo dovuto realizzare all’estero parte delle nostre produzioni; per difendere il made in Italy e l’occupazione nel territorio abbiamo investito sulla marca Natuzzi, sull’apertura dei negozi in tutto il mondo, sulla pubblicità, sull’innovazione di prodotto e di processo delle nostre fabbriche italiane: 550 milioni di euro di investimenti, interamente autofinanziati grazie agli utili non distribuiti negli anni in cui il Gruppo guadagnava. Un lavoro enorme, ma i nostri sforzi non sono stati vani: oggi importanti ricerche rivelano che Natuzzi è la marca di arredamento più conosciuta nel mondo tra i consumatori di beni di lusso – che continuano ad apprezzarci e che non finiremo mai di ringraziare – ed è l’unico gruppo globale nel settore dell’arredamento, con fabbriche in Italia, Cina, Brasile e Romania, 11 uffici commerciali nel mondo, 1.100 punti vendita (fra negozi e gallerie). Siamo riusciti a trasformarci nel corso della più grande crisi economica mondiale, durante la quale le aziende del settore legno-arredo in Italia dal 2007 al 2013 hanno visto calare il proprio giro d’affari del 40%. Certo, la crisi ha impattato anche sul Gruppo Natuzzi, sia in termini di fatturato che di risultati. Ciò malgrado, l’azienda ha fatto di tutto in questi anni per non venir meno al suo impegno sul territorio. A febbraio del 2014 abbiamo varato il nostro Piano Industriale, con il duplice obiettivo di tornare a crescere (proprio grazie alla notorietà di marca conseguita in questi anni) e rendere competitive le produzioni italiane (grazie agli investimenti fatti sull’innovazione di prodotto e dei processi produttivi). A dieci mesi dal varo, il nostro Piano comincia a dare i primi segnali positivi. Il lungo cammino intrapreso quattordici anni fa ci sta portando verso quei risultati che tutti noi auspichiamo, ma l’ultimo miglio è durissimo e non possiamo percorrerlo da soli. Abbiamo bisogno di sentire attorno a noi la vicinanza del territorio, la fiducia delle banche, la responsabilità dei politici e dei sindacati, l’affetto della nostra gente. Con questo appello e con questo auspicio porgo a nome del mio Gruppo i migliori auguri di buon Natale e di un 2015 all’insegna della coesione e del riscatto.
Santeramo in Colle, 22 dicembre 2014