A Natale la crisi taglia la spesa per regali e viaggi, ma “salva” la tavola delle feste. Merito anche del moltiplicarsi di promozioni e offerte speciali nelle catene della Gdo, con un prodotto su tre sullo scaffale “a sconto”, ma anche dell’aumento degli acquisti (+7%) nei mercatini allestiti dagli agricoltori, in particolare nelle zone rurali e periurbane, dove si può risparmiare fino al 30 per cento. E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Secondo le nostre stime, quest’anno solo l’11% degli italiani spenderà meno per cibo e bevande, mentre l’89 per cento lascerà praticamente invariato il budget sia per il cenone della vigilia che per i pranzi di Natale e Santo Stefano -spiega la Cia- con una spesa complessiva prevista di poco più di 3 miliardi di euro.
Anche se le scadenze fiscali pesano e il potere d’acquisto delle famiglie ha perso il 12% dall’inizio della crisi -sottolinea la Cia- almeno a Natale gli italiani non rinunceranno a panettone, spumante e piatti della tradizione, scegliendo piuttosto di risparmiare su regali e vacanze. Ben 30 milioni di italiani, infatti, non si sposteranno da casa durante queste festività, proprio per motivi economici, mentre il budget per i doni natalizi subirà un calo del 5 per cento sul 2013, con il 71 per cento degli italiani che opterà per regali utili, in un caso su tre declinati in chiave enogastronomica.
D’altro canto, la convivialità a tavola -ricorda la Cia- è assolutamente radicata nella cultura lucana. E trascorrere i giorni di Natale in casa, con famiglia e/o amici, è una tradizione consolidata per nove lucani su dieci. Gli acquisti, però, saranno molto più cauti degli anni scorsi, con prodotti e specialità legate al territorio e alle tipicità regionali. Niente spese folli né mode esterofile, quindi: salmone, ostriche, caviale e frutta esotica faranno capolino con moderazione nei menù delle feste. Mentre ancora una volta lo spumante trionferà sullo champagne, con il 91 per cento dei brindisi rigorosamente “tricolore”. Cambia anche la modalità di acquisto, più attenta e misurata. Oltre l’80 per cento delle famiglie oggi guarda al miglior rapporto qualità/prezzo ed è anche questo che premia i punti vendita più convenienti come le aziende agricole e agrituristiche e i mercatini natalizi, con un incremento della “spesa in campagna” del 7 per cento sullo stesso periodo del 2013 -osserva la Cia-. Sono tanti, infatti, gli italiani che in questo periodo si stanno recando nelle aziende agricole che fanno vendita diretta e nei mercatini allestiti dagli agricoltori, soprattutto nelle zone rurali e periurbane. Una scelta che premia non solo la qualità, la tipicità, la freschezza e la salubrità dei nostri prodotti agricoli, ma alleggerisce lo scontrino. Nelle aziende agricole, infatti, si acquista a prezzi molto più contenuti rispetto a quelli praticati da supermercati e centri commerciali. Il direttore della Confederazione di Potenza, Luciano Sileo, mette in guardia i consumatori lucani dalle offerte speciali, promozionali e di grandi sconti natalizi di discount e supermercati che si basano essenzialmente su produzioni extracomunitarie e straniere e purtroppo anche su prodotti «taroccati».
Non solo negli esercizi della grande distribuzione organizzata, ma persino dal mercatino di quartiere – aggiunge – è molto diffuso trovare al posto delle arance e dei mandarini del Metapontino, gli agrumi del Marocco e della Tunisia, al posto delle mele della Val d’Agri quelle di provenienza del Nord-Europa, invece dei peperoni di Senise ortaggi di ignara provenienza. Una strada per risparmiare senza rinunciare alla qualità – ricorda la Cia lucana – c’è attraverso «la spesa in campagna», progetto a cui aderiscono i titolari di una quarantina di aziende agrituristiche di cui 18 in provincia di Potenza e 12 in quella di Matera (l’elenco completo è consultabile al sito www.laspesaincampagna. net dove è possibile individuare la mappa e persino scaricare il software per la navigazione Gps per raggiungerle). Obiettivo centrale è quello di avvicinare il consumatore in modo consapevole ai prodotti della sua area territoriale e rurale creando un rapporto più stretto dei produttori con i cittadini. E, cosa non da poco, garantire un risparmio tra il 20 e il 30% per una spesa media di 100 euro.