Il 2014 è stato l’anno di chiusura di una mostra del tutto speciale ed “unica” nel mondo dell’arte della Città dei Sassi, un evento che ha partecipato attivamente alla candidatura di Matera quale “Capitale Europea della Cultura 2019” – di cui ha avuto il patrocinio. Stiamo parlando di “Capannoni nel capannone”, la mostra personale dell’artista Mimmo Centonze promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici della Basilicata e curata da Marta Ragozzino.
Unica sotto vari punti di vista, a cominciare dalla straordinaria durata dell’esposizione. Sono stati infatti ben nove i mesi di apertura al pubblico (dal 18 ottobre 2013 fino al 6 luglio 2014), una cifra davvero ragguardevole considerando la durata media di una mostra, di circa un mese per una mostra in una galleria d’arte fino ad arrivare ai circa sei mesi di una rassegna di grandissimo rilevo come la Biennale di Venezia, alla quale Centonze ha già partecipato esponendo nel Padiglione Italia di Venezia nell’edizione del 2011 curata da Vittorio Sgarbi.
Per la prima volta nella storia della Città di Matera, inoltre, è stata realizzata una rilevante esposizione monografica suddivisa in due eccezionali e contrapposte sedi espositive, tra l’altro mai prima d’ora abbinate. La prima sezione della mostra è stata visitabile in una sala del Museo di Palazzo Lanfranchi e ha raccolto una selezione dei primissimi lavori del 2008, di piccole e medie dimensioni: raffinati dipinti di interni industriali bagnati da una luce seicentesca dal sapore quasi fiammingo, caratterizzati da una rappresentazione realistica impostata su delicati toni di grigio. Una mostra intima, ‘da camera’, in confronto a quella di impostazione più grandiosa e ‘sinfonica’ presentata nella seconda sede della mostra, il Laboratorio di Restauro, l’imponente capannone di restauro della Soprintendenza progettato dall’architetto Vincenzo Baldoni inaugurato come spazio espositivo proprio in occasione della mostra su Centonze, ubicato nella zona industriale della città proprio a pochi passi dallo studio dell’artista nel quale hanno preso vita i dipinti sui capannoni. Da qui il tema della mostra, “Capannoni nel capannone”. In questa sede, una sorta di cattedrale post-industriale a tre navate dove i capannoni dipinti dall’artista sono stati finalmente ‘restituiti’ al luogo ideale dove sono nati, sono stati presentati i grandi teleri dedicati al tema dei capannoni, opere di grandi dimensioni e dalla forte intensità emotiva, di impatto drammatico e dalla stesura inquieta e densa di tensione, che disorientano e attraggono il visitatore come la luce sul fondo di una caverna.
Un mostra unica anche per le eccezionali proporzioni degli spazi espositivi, per l’originalissimo allestimento e per il numero di opere esposte, provenienti da collezioni italiane pubbliche e private. Un grande entusiasmo ha colto di sorpresa il pubblico presente all’inaugurazione della mostra di Mimmo Centonze quando, al taglio del nastro, ha potuto finalmente apprezzare il sorprendente allestimento delle grandi opere esposte nel grandioso spazio del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza, che accoglie perfettamente le opere dell’artista. Un immenso capannone di 1000 metri quadri, una sorta di cattedrale post-industriale a tre navate, nel quale i capannoni di Centonze sono stati calati dal soffitto come delle grandi quinte teatrali che sembravano scendere e risalire per mezzo di funi di acciaio ancorate al pavimento. L’allestimento delle circa 60 opere (delle più di 70 opere in totale considerando quelle esposte nell’altra sede della mostra, in una sala del Museo di Palazzo Lanfranchi) è stato posto su più binari visivi e ha fatto sì che il visitatore della mostra sia stato rapito da un affascinante rincorrersi del fronte e del retro delle opere, sospese nello spazio del capannone in un disarmante e sincero svelarsi dei supporti sui quali sono state dipinte: tela, cartone, tavola e ferro.
Mimmo Centonze ha dichiarato: “Sono il primo ad essere rimasto stupefatto da questa mostra. Non credevo si realizzasse davvero in quanto, a tre settimane dall’inaugurazione, il grande capannone del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza sembrava proprio uno dei miei capannoni: pieno di oggetti abbandonati, fotocopiatrici rotte e vecchi armadi dissestati. Ma poi il miracolo. Il Soprintendente Marta Ragozzino, insieme all’efficientissima squadra di lavoro della Soprintendenza, mette in moto un potente meccanismo inarrestabile che infine riesce a compiere il tutto. Lo dico sinceramente: sono sbalordito. E sono andato anche oltre, per ovvie ragioni inevitabilmente legate alla mia città, le esperienze fatte finora: questa idea di esporre i miei dipinti sui capannoni in un capannone reale, a pochi passi di distanza dal mio studio dove sono nate queste opere, è stata un’esperienza unica e forse irripetibile”.
In occasione della fine dell’anno 2014 pubblichiamo, qui di seguito, il video integrale di “Capanne, capannine e capannoni”, l’affascinante spettacolo inedito scritto e interpretato dallo scatenatissimo scrittore e giornalista di Rai 1 Guido Barlozzetti realizzato in occasione della mostra “Capannoni nel Capannone” e rappresentato in prima assoluta il 17 aprile 2014 durante l’apertura dell’esposizione.