Per Rete Imprese Italia Potenza (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti), costituita solo nel mese di febbraio dello scorso anno, il 2014 è stato un anno molto intenso innanzitutto per sostenere la piccola e media impresa nella fase più acuta di crisi e il 2015 sarà l’anno della “ripartenza” del ruolo di rappresentanza, tutela, proposta e di progetti. Lo sottolinea una nota dell’organismo di rappresentanza unitaria delle cinque principali organizzazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese e dell’impresa diffusa. In attesa del passaggio di testimone (l’ultimo presidente è Antonio Miele di Confartigianato che nel corso del 2014 è subentrato a Prospero Cassino di Confesercenti) si riflette sull’attività svolta e sui compiti che attendono i gruppi dirigenti delle cinque organizzazioni di categoria. A livello nazionale, Daniele Vaccarino, Presidente nazionale della Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, è stato designato dal primo gennaio 2015 il Presidente di R.E TE. Imprese Italia. Lo ha deciso l’Assemblea dell’associazione unitaria delle cinque organizzazioni, anticipando di sei mesi il turno di presidenza della Cna rispetto alla consueta rotazione che avrebbe dovuto prevedere la presidenza attribuita a Confcommercio, che ha rinunciato a causa della propria imminente scadenza congressuale nazionale. Dunque – si sottolinea nella nota – impegnative sfide attendono le imprese del Potentino e dell’intera regione nell’ anno appena iniziato con un’attesa particolare per la Finanziaria Regionale. Il Governatore Pittella nella conferenza stampa di fine anno ha ricordato alcune azioni messe in campo tra cui i 3 milioni di euro per l’integrazione dei fondi rischi confidi che rappresentano per le pmi una delle priorità con i noti problemi del credito. Le aspettative sono rivolte all’art. 31 del collegato al ddl della Giunta di bilancio e che riguarda la competitività delle piccole e medie imprese con l’impegno ribadito a “sostenere la promozione dell’imprenditorialità facilitando la creazione di nuove aziende, anche attraverso incubatori di imprese; lo sviluppo e la realizzazione di nuovi modelli per le PMI, in particolare per l’internazionalizzazione; la creazione e l’ampliamento di capacità avanzate per lo sviluppo di prodotti e servizi; la capacità delle PMI di crescere sui mercati regionali, nazionali e internazionali e di prendere parte ai processi di innovazione”.
Per questa ragione – si legge nella nota – la scelta che ha visto le cinque Associazioni unirsi a difesa delle aziende rappresentate assume, oggi, una valenza ancora maggiore innanzitutto per rafforzarne il peso nelle scelte che la Regione deve compiere elevando la qualità e l’efficacia della concertazione sociale. Nella situazione attuale nessuno potrebbe bastare a se stesso e perdere l’autorevolezza acquisita in soli dieci mesi sarebbe un imperdonabile passo indietro. Tra le ipotesi in discussione c’è quella dell’estensione della mission per cui è stata fondata ovvero la rappresentanza “sindacale” di artigiani e commercianti senza limitarsi alle grandi materie come il fisco, le regole del lavoro e il credito.
Nessuno si nasconde che l’agenda delle associazioni di rappresentanza di artigiani e commercianti ha altre pesantissime emergenze, tutte centrate sulla capacità o meno di saper reagire al sesto anno della Grande Crisi. Artigianato e commercio al dettaglio – spesso intimamente uniti dal concetto di bottega (dove lo spazio della produzione si fonde con quello della vendita) – sono il cuore dell’ecosistema produttivo locale e nello specifico urbano. Per loro il territorio e la città sono i luoghi di produzione e loro devono essere i principali destinatari di molte delle innovazioni promesse dalle Smart City.
Per questo motivo le PMI artigiane e le microimprese del commercio e dei servizi si candidano a rappresentare l’ultimo miglio delle città intelligenti, il reticolo di competenze e soluzioni, tanto innovative quanto concrete, in grado di implementare rapidamente e con efficacia ogni nuova visione di governance e di servizi alle comunità urbane, garantendo al contempo diffusione capillare e contatto con i cittadini. Le trasformazioni dell’economia richiedono infine uno sforzo in direzione delle cosiddette filiere le grandi protagoniste di un possibile rilancio e attorno ad esse ci sarebbe tanto da costruire e persino da inventare.