“L’ipotesi di rivedere le esenzioni dei Ticket sanitari è scellerata e inopportuna, in quanto si vorrebbe far pagare chi negli ultimi anni non ha avuto benefici fiscali: i pensionati e i disoccupati”. E’ quanto sostiene il segretario regionale dei Pensionati Uil Vincenzo Tortorelli riferendo i risultati dello studio nazionale della Uil secondo i quali nel 2013 “l’incasso” delle ASL per i Ticket sanitari in Basilicata è stato di 14,2 milioni di euro con una media di 25 euro ad utente lucano, a fronte di una media di 24 euro medi l’anno (con punte di 44 euro medi in Val D’Aosta; 38 euro in Friuli Venezia Giulia; 36 euro in Toscana; 35 euro nelle Marche; 34 euro in Veneto ed Emilia Romagna).
“La proposta di togliere l’attuale esenzione dal pagamento dei ticket sanitari al compimento dei 65 anni e prevederla solo per anziani con pensioni sociali, patologie gravi, per chi è disoccupato o per le famiglie numerose – aggiunge – ci preoccupa. In tema dei ticket la nostra posizione è da tempo chiara: eliminare il super ticket sulla ricetta, una vera e propria ‘tassa’; introdurre un sistema di progressività di compartecipazione in base alla capacità reddituale del singolo, tenendo conto contestualmente del reale potere di acquisto e del tasso di inflazione, fino al livello massimo di ticket; non penalizzare le persone più fragili a partire da malati cronici, salvaguardando le esenzioni totali per reddito, per età e per patologie cronica e rara.
Per quanto riguarda il reddito – prosegue Tortorelli – esiste già un tetto per le persone anziane.
L’esenzione dai ticket per gli over65 infatti oggi è prevista solo per chi ha un reddito familiare lordo inferiore a 36mila euro. Gli anziani ‘benestanti’ il ticket già lo pagano. Peraltro il nuovo Isee appena entrato in vigore è iniquo perché considera fonti di reddito tutte le prestazioni assistenziali come ad esempio le indennità di invalidità civile ed accompagnamento, oltre che i contributi per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Vorremmo anche ricordare che centinaia di migliaia di cittadini, in gran parte anziani, oggi rinunciano alle cure e alla diagnosi precoce perché non hanno i soldi e perché i ticket sono troppo alti e che l’applicazione di ticket elevati sta spostando i cittadini dalla sanità pubblica a quella privata.
Le persone anziane in Italia in questi ultimi anni vengono criminalizzate con atteggiamenti che sfiorano la persecuzione patologica. Sono raffigurate come coloro che stanno ‘rubando’ le
pensioni, le prestazioni sanitarie, il welfare in generale. Si dimentica che sono cittadini che hanno lavorato, pagato le tasse e i contributi previdenziali Si dimentica che ancora oggi sono tra i
maggiori contribuenti italiani, benché i loro redditi siano modesti e per alcuni milioni di anziani assolutamente insufficienti, che pagano circa un terzo di tutto l’Irpef, che le tasse sulle pensioni in
Italia sono tra le più alte d’Europa. Si dimentica infine che sono un vero ammortizzatore sociale per le famiglie e che se non ci fossero i nonni moltissimi bambini non avrebbero un luogo in cui stare,
vista l’assoluta carenza di asili nidi e di servizi per l’infanzia nel nostro Paese”.
Secondo il segretario della Uilp “il primo problema da affrontare per recuperare risorse nella sanità è quello della mobilità passiva. Secondo i dati del Ministero della Salute al primo semestre 2014 tra le Regioni che hanno fatto registrare le più alte percentuali di mobilità passiva per le attività per acuti in regime ordinario subito dopo il Molise (23,3%), c’è la Basilicata (22,1%).