Con tantissimi giovani (non solo lucani) in fila negli uffici delle Agenzie interinali per un posto alla Sata di Melfi non sottovalutiamo che per il 2015 il quadro del rapporto dei giovani con il mondo del lavoro non sarà positivo. E’ il Rapporto Giovani 2014 promosso dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica ad aiutarci a comprendere le dinamiche. Il perdurare della crisi economica e la carenza di efficacia delle politiche passate ha generato una forte sfiducia nel futuro: oltre il 70% ritiene di avere poca o per nulla fiducia che l’Italia nei prossimi tre anni (2015-2018) riuscirà a tornare a crescere sul livello degli altri paesi sviluppati.
A sottolinearlo è il segretario regionale della DC-Libertas Basilicata Giuseppe Potenza riferendo che secondo quanto emerso, i giovani vedono le proprie capacità e intraprendenze indissolubilmente frenate dai limiti del “sistema Paese” e dalle carenze della politica finora incapace di rimettere le nuove generazioni al centro della crescita. Inoltre, i giovani italiani sono sempre più disillusi rispetto alla possibilità di trovare lavoro in Italia e sempre più disponibili a guardare fuori confine. Oltre l’85% degli intervistati (19-32 anni) è convinto, infatti, che in Italia siano scarse o limitate le opportunità lavorative legate alle proprie competenze professionali.
Sempre nel rapporto si legge come la principale causa della disoccupazione sia attribuita dal 37,3% dei giovani ai limiti dell’offerta del mercato del lavoro, considerata sia ridotta come quantità sia bassa come qualità, a cui va aggiunta una mancanza d’investimenti in ricerca e sviluppo. Il 20,9% ritiene che si debbano migliorare meccanismi di reclutamento, legati a regole troppo rigide e lontani dalla meritocrazia. Nel contesto attuale il 70% dei giovani vede il domani pieno di rischi ed incognite. Disoccupazione e impieghi precari spingono sempre di più i giovani ad essere concreti e pragmatici. E’ così che il 75,7 % (80% dei giovani al Sud) rinuncia a programmare il proprio futuro per affrontare le difficoltà del presente. Se nel 2012 il lavoro era ancora considerato più un luogo di autorealizzazione che un mezzo per procurarsi reddito, ora, la situazione è completamente capovolta. L’obiettivo primario è quello di trovare un’occupazione retribuita rinviando nel medio-lungo periodo la propria realizzazione personale. IL 70% pensa sarebbe più giusto arrivare a percepire a 35 anni tra i 1000 e i 2000 euro mensili, ma oltre la metà dei rispondenti teme che non riuscirà ad andar oltre i 1500.
Ma – avverte il segretario DC – attenzione perché le difficoltà a trovare un lavoro hanno intaccato nei giovani non solo la fiducia nelle istituzioni, in quanto hanno anche ridotto il senso di appartenenza sociale, portando i giovani a rifugiarsi nella rete parentale più ristretta al punto che solo il 35% circa ritiene che la maggior parte delle persone sia degna di fiducia. Un alto grado di fiducia viene riposto unicamente nei famigliari e negli amici: l’80% dei giovani si ritiene infatti soddisfatto dei propri rapporti.
Dunque riflettiamo sulle conclusioni del Rapporto dell’Istituto Tonioli. La disillusione, la frustrazione, ma anche la tenacia, una volontà sempre rinnovata di autodeterminazione, la duttilità sono le caratteristiche che animano i giovani d’oggi e, nonostante la consapevolezza di essere spesso sottoutilizzati e sottopagati, nonostante ritengano che la politica attuale sia insufficiente e poco illuminata, combattono per trovare la propria strada, pur sapendo che nella complessità della vita di oggi, il periodo di transizione prima di un approdo soddisfacente sarà lungo e faticoso. Rimangono ben saldi i rapporti affettivi con la famiglia e con la sfera degli amici, confermando un mondo di valori che neppure le delusioni e l’incertezza del vivere possono incrinare. Giovani con le idee chiare, che sanno guardare al di là dei limiti di un lavoro in Italia, con la disponibilità di chi persegue la propria autonomia economica come un bene irrinunciabile. Si direbbe una sana gioventù, pragmatica, capace di rinunce, con un forte senso di adattamento e con una visione realistica delle incognite e delle difficoltà. A frenare le potenzialità di futuro che può esprimere l’Italia, tuttavia, è la perdurante percezione di irriformabilità del sistema e il distacco verso la classe politica e verso i corpi intermedi della società civile ed economica.