L’Italia non ha importato carni di maiale fresche, refrigerate, congelate e neanche salami o frattaglie dalla Cina che si conferma essere il Paese con maggiori rischi per la sicurezza alimentare. E’ quanto emerge da un analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’ultimo anno, in riferimento all’ultimo scandalo alimentare in Cina che ha portato ad oltre 110 arresti per a vendita di carne di maiale contaminata proveniente da animali morti per malattia. La spinta verso la crescita dell’economia cinese ha determinato conseguenze sul piano della sicurezza alimentare ed ambientale i cui effetti – sostiene la Coldiretti – si fanno sentire. Lo scandalo della carne di maiale che segue di qualche anno quello della presenza di melamina nel latte che ha portato morti per avvelenamento e paura nei diversi continenti, è la conseguenza di una politica di contenimento esasperato dei costi, legittimati sull’altare di un libero mercato senza regole. Le importazioni di prodotti agricoli ed alimentari cinesi in Italia sono stimate in oltre mezzo miliardo di euro nel 2014 e riguardano tra l’altro – precisa la Coldiretti – concentrato di pomodoro, miele, riso ed aglio. Secondo i dati del sistema di allerta comunitario, il gigante asiatico – conclude la Coldiretti – si classifica al primo posto nella commercializzazione di cibi a rischio per la salute con ben 446 allerte pari al 14 per cento del totale.
“Il cittadino consumatore chiede oggi prodotti alimentari di qualità, permettendo alle aziende agricole di confrontarsi sul mercato con eccellenze quasi sempre legate alle tradizioni, attraverso un’agricoltura ecocompatibile sia per ciò che concerne le produzioni vegetali che per quelle del comparto zootecnico” ha affermato il Presidente Regionale della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto.
“Ma il consumatore manifesta esigenze sempre più marcate anche in termini di sicurezza alimentare e di cultura enogastronomica, identificando il prodotto con la sua storia; le produzioni di carni di qualità, soprattutto, portano a derivati di pregio riconosciuti ed apprezzati. Ci inorgoglisce il fatto che in Italia i livelli di controllo sono tra i più severi, così come i parametri utilizzati nelle classificazioni della sicurezza alimentare”.