“La maggioranza di centro sinistra ha approvato il Piano di dimensionamento scolastico 2015/2018 senza significative modifiche a quanto proposto dalle Province di Potenza e Matera, al fine di dare valore al certosino lavoro preparatorio dei Piani che hanno visto coinvolte nella discussione tutte le parti sociali attive del mondo della scuola e sono stati approvati all’unanimità da tutte le forze politiche presenti in entrambi i Consigli.
Il Piano 2015/2018 segna l’avvio di un necessario e vitale riordino della filiera della istruzione e della formazione che deve tenere nella giusta considerazione le esigenze e le vocazioni dei diversi territori della comunità regionale e coniuga in maniera sufficientemente equilibrata la richiesta del Governo nazionale di razionalizzare l’offerta territoriale con l’esigenza delle famiglie e degli operatori scolastici di una scuola sempre più moderna ed al passo con i tempi.
Per dare forza alla volontà di procedere con decisione sulla strada intrapresa, l’approvazione del Piano è stata accompagnata da un ordine del giorno, fortemente voluto dalla maggioranza e sostenuto anche dalle minoranze che hanno deciso di restare in aula seppure su posizione diversa, che impegna la giunta regionale a procedere entro giugno prossimo all’attuazione del piano territoriale per la riforma della filiera istruzione-formazione-lavoro (che include, tra l’altro, la formazione dei poli formativi e degli istituti tecnico-scientifici) ed entro luglio a definire nuove linee guida per la redazione del prossimo piano di dimensionamento che deve prevedere il definitivo superamento degli istituti omnicomprensivi e del sottodimensionamento delle autonomie scolastiche. Questi sono impegni precisi con una tempistica puntuale, che rispetteremo per costruire la nuova scuola lucana.
E’ questa la ragione di fondo per la quale abbiamo evitato di entrare a gamba tesa nel lavoro fatto dalle amministrazioni provinciali e che pertanto ha determinato motivi di forte dialettica in Consiglio regionale durante la discussione. Il centro sinistra ha dato ancora una volta prova di coesione e determinazione nel sostenere la posizione politica assunta. La decisione di una parte delle minoranze di abbandonare l’aula è invece segnale di debolezza, tanto più perché i loro rappresentanti nelle due assise provinciali avevano invece approvato i piani.
Comunque i presenti in Consiglio ieri sera hanno dato un bel segnale di innovazione. L’aver deciso infatti di individuare nell’Istituto Scientifico “Galileo Galilei” di Potenza e nel Liceo Classico “Egidio Romualdo Duni” di Matera le sedi per la sperimentazione di progetti nell’ambito del sistema Cambridge International General Certificate of Education, al fine del loro riconoscimento ministeriale come Licei Internazionali, va nella direzione tracciata dalla nuova fase di rafforzamento culturale e di incremento del capitale relazionale e connettivo dell’intera regione, che dopo la designazione di Matera a Capitale della Cultura 2019 deve vedere favorita una formazione proiettata in dimensione europea che faciliti l’accesso alle istituzioni comunitarie. Questa per noi è la buona scuola”.
DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO: NAPOLI (FI), L’OCCASIONE PERSA
“A parte i contenuti del piano regionale di dimensionamento scolastico che non ci hanno visto favorevoli, si è persa l’occasione per una attenta riflessione sul tema del rapporto tra nuovi modelli di esercizio delle funzioni amministrative (fabbisogni e costi standard) e la necessità attraverso gli stessi di garantire fondamentali diritti di cittadinanza come il diritto allo studio”. E’ quanto sottolinea il capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Michele Napoli. “Per alzare l’asticella del confronto politico – aggiunge – avremmo dovuto chiederci se e in quale misura meccanismi virtuosissimi di esercizio delle competenze pubbliche (il sistema dei costi standard connesso alle dinamiche federaliste), determinati da imprescindibili esigenze di revisione della spesa pubblica, possono determinare, se calati in un contesto costretto a convivere con i vincoli determinati dalla geografia e dalla demografia, limiti ad un fondamentale diritto sociale quale è il diritto allo studio. Un tema questo, presente da molti anni nella storia del Mezzogiorno e (molto più marcatamente) nella storia della nostra regione, che pretende grande senso di responsabilità quanto meno equivalente al rischio di ledere o limitare i diritti di quanti vivono in territori di per sé deboli”.
Per il capogruppo azzurro “la vicenda del “dimensionamento scolastico” è emblematica di quali e quanti effetti perversi possa produrre il sistema dei costi standard quando incrocia vincoli oggettivi legati alla demografia o alla geografia di un territorio. Le esigenze di riduzione della spesa pubblica e di evoluzione qualitativa della stessa, finalmente acquisite nel dibattito pubblico, non deve indurci ad una triste rassegnazione. Deve al contrario spronarci a sollevare esigenze di perequazione in favore dei territori più deboli e di quelli nei quali i quei vincoli appaiono più stringenti. Di qui – continua Napoli – la necessità di una decisa inversione di tendenza rispetto a fenomeni conclamati, che rappresentano una pietra tombale sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio”.
Secondo Napoli “ci sono indicatori che continuano ad essere sottovalutati tra i quali il fenomeno dell’abbandono scolastico “prematuro” (cioè dopo aver conseguito la terza media) che in Basilicata fa registrare una percentuale del 15%; il livello di istruzione meno elevato della Basilicata rispetto alla media nazionale; i dati ISTAT secondo i quali in Basilicata la percentuale di quanti sono in possesso di laurea o di diploma universitario è dell’11% (contro una media nazionale del 12,3% e del Centro Italia del 14,4%), mentre la percentuale di quanti possiedono una qualifica professionale è del 4,1%, contro una media nazionale di quasi il 6% e un dato del Nord-Est del 9,4%. Ancora in Basilicata la quota dei laureati in discipline scientifiche e tecnologiche, nella fascia di popolazione compresa tra 30 e 34 anni, è del 5,4% mentre la media nazionale è del 13,3%, quella del Sud al 9% e quella del Centro-Nord al 16,2%. Dati – commenta il capogruppo di Fi – sintomatici del senso di sfiducia dei giovani, non solo nelle probabilità di ripresa economica, ma anche nel valore di investire in se stessi. Il disorientamento dei giovani si supera spiegando loro che, oggi, la laurea nelle discipline di area scientifica garantisce loro maggiori possibilità di accesso al mondo del lavoro a differenza di quanto è in grado di garantire la laurea in discipline dell’area sociale o umanistica. Ma occorre anche adoperarsi per impedire la chiusura degli istituti tecnici, contribuendo anzi a riformarli per incrementarne l’offerta formativa e per garantire ai l’acquisizione di quelle competenze tecnico-scientifiche che il mondo del lavoro richiede. Ed occorre anche dire loro che la probabilità di restare disoccupati in presenza di un titolo di studio inferiore è esattamente doppia rispetto al possesso di un titolo di studio superiore. Di qui – conclude Napoli – la necessità di un cambio di paradigma per recepire lo spirito della politica di coesione europea”.