Pio Abisi per conto dell’Associazione Ambiente e Legalità torna ad occuparsi dell’inceneritore Fenice di Melfi. Di seguito la nota integrale.
Basta fare un ricorso al Tar contro la Regione Basilicata e si ha la certezza di aver ragione.
L’organo di giustizia amministrativa non entra, ormai, neppure più nel merito delle opposizioni si ferma agli iter procedurali e la Regione è soccombente, è un tiro alla quaglia. E’ successo con l’eolico di Matera , con il blocco del forno rotante di Fenice, con l’opposizione al cavidotto di Teknosolar. Escluso per il ricorso presentato da Fenice circa il blocco del forno rotante dell’inceneritore gli altri ricorsi erano irrilevanti ma dimostrano il pressappochismo con il quale opera la Regione Basilicata. Soffermiamoci sul solare termodinamico e lo stillicidio causato. Si fa una conferenza dei servizi nell’ottobre del 2013 e si assistono a “simpatici” cambi di casacca circa le posizioni; una di queste è quella significativa dell’EIPLI, l’inutile e costoso ente che doveva essere sciolto oltre 30 anni fa La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici diviene un punto di sicuro ancoraggio l’unico ente che ha la forza di dire le cose come realmente stanno . L’impianto, anche con le sue effimere mitigazioni è uno sconcio nella piana del Bradano ed afferma, la Soprintendenza:di questo tipo di paesaggio è necessario preservare gelosamente l’apertura, la continuità, la maestosità senza pensare di dover riempire il “Vuoto”. Un vuoto che ormai regna sovrano in questa nostra Lucania malgrado le frasi ed i servizi giornalistici che esaltano la bellezza di siti incontaminati pur in presenza delle quotidiane aggressioni. Vi è stato poi l’attacco, nell’ambito della procedura Teknosolar, al Torrente Marascione con un tecnico-mercenario- accorso prontamente anche questo è stato confutato da luminari di levatura almeno nazionale e dagli stessi uffici regionali, Quelli che erano i premessi per l’emungimento di acqua pubblica e di allacciamento al metanodotto sono stati ritirati perchè mancavano le dovute motivazioni a che fossero concessi: sono tutte cose che andranno esaminate in uno con la eventuale autorizzazione a realizzare l’impianto. Oggi, finalmente, è partito l’appalto per dare corpo allo schema irriguo che interesserà 7 mila ettari ad un costo di 45 Meuro ed in questi spazi vi dovrebbe trovare spazio anche il solare termodinamico con i suoi 226 ha. Quello schema irriguo valorizzerà le colture della valle del Bradano e quei terreni avranno un inestimabile valore agricolo con la produzione di colture pregiate. La vocazione agricola e la volontà popolare vanno rispettate. Si metta un punto fermo e si bocci definitivamente il progetto di Teknosolar, ci siamo ormai organizzati e l’opposizione alla devastazione di 226 ettari sarà strenua malgrado la latitanza non casuale della Regione.
Senza voler divagare diremo che lo stato confusionale è sovrano in Regione ed anche le deviazioni ambientali .
L’impianto di produzione di CSS da realizzare in territorio a forte vocazione agricola a Senise ne è un esempio, sicuramente la centrale elettrica a servizio servirà a camuffare un inceneritore: altro che inceneritori zero. I lucani non debbono essere presi in giro con le tutele ambientali dichiarate sulla carta e nella pratica quotidianamente offese. Le Fondazioni che oggi vanno di moda e i tavoli della trasparenza che sempre più spesso si perdono nella memoria: vedasi il tavolo della trasparenza su Fenice, sono palliativi non credibili si facciano, perciò, i fatti.
Pio Abisi – Associazione Ambiente e Legalità